Diciottesimo Capitolo

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Apro gli occhi, sbattendo le palpebre più volte per un filo di luce accecante che mi scalda il viso. Lentamente, allungo le braccia davanti a me e, facendo forza con la schiena, mi metto a sedere sul materasso. Inizio a massaggiarmi il viso con le mani e sbadiglio.

Ho dormito come non facevo da tempo, un sonno scuro e profondo, senza incubi. Mi sento rinata e di nuovo in forze.

Sposto lo sguardo attorno a me e scorgo la finestra della stanza socchiusa; la luce proviene da essa.

Noto su un mobile in legno accanto al letto una sveglia digitale: mi sporgo in avanti e leggo l'ora. Sono a malapena le cinque. Dio, forse nemmeno i galli sono svegli a quest'ora.

Sbuffo, liberando le gambe dalla coperta del letto; i miei piedi toccano il pavimento freddo, provocandomi brividi per tutto il corpo.

Storto il naso in una smorfia e mi metto in piedi, sbadigliando ancora.

Esco dalla stanza alla ricerca del bagno. La casa è immersa in un silenzio surreale, ma almeno la luce del giorno riesce ad illuminare un poco l'ambiente.

Spalanco la porta del bagno per poi chiuderla dietro di me. Mi dirigo verso il lavandino e mi sciacquo la faccia con acqua fredda. Allungo una mano e recupero un asciugamano accanto al mobile. Ignoro lo specchio davanti a me ed esco dal bagno lentamente. Ci sarà qualcuno già sveglio? Inizio ad avere fame.

Raggiungo il soggiorno, e scorgo il divano totalmente occupato da Niall, steso a pancia in su e con la bocca aperta. Russa fragorosamente, e mi sforzo di trattenere una risata premendo una mano sulla bocca.

Liam? Forse è già sveglio.

Decido di andarlo a cercare dopo aver messo qualcosa sotto i denti, quindi entro in cucina.

Harry è in piedi in mezzo alla stanza: il bacino abbandonato contro il tavolo e lo sguardo rivolto alla finestra, chiusa ma senza alcuna tendina a nascondere il cielo chiaro.

I suoi capelli sono arruffati e confusi. Indossa una camicia a quadri rossa, le maniche arrotolate sui gomiti. Un paio di jeans neri gli fascia le gambe muscolose e sottili. Indossa solo un paio di calze bianche.

Deglutisco a fatica, scuotendo il capo per riprendermi e facendo due passi all'interno della stanza.

Non so bene cosa dovrei dirgli. Ieri sera le cose sono diventate strane. Dopo la mia imbarazzante confessione, mi ha velocemente dato la buona notte con un bacio sulla fronte ed è sparito dalla camera da letto.

Tossisco per schiarirmi la voce roca; lui non si volta.

"Ti ho sentito uscire dalla stanza da letto, andare in bagno e venire qui: non c'è bisogno che comunichi sempre la tua presenza facendo strani rumori. Ho un udito abbastanza sviluppato."

Beve un sorso di caffè dalla tazzina che stringe in una mano; io roteo gli occhi al cielo, abbandonandomi su una sedia.
Appoggio i gomiti sul tavolo davanti a me e nascondo il viso nelle mani.

"Simpatico come sempre. C'è ancora del caffè?"

Lui annuisce solamente, finendo la sua povera colazione e lasciando la tazzina nel lavabo.

"Mi passeresti una tazzina?"

Lui si volta verso di me e alza un sopracciglio.

"Ora sono il tuo cameriere?"

Sbuffo, roteando nuovamente gli occhi al cielo. Mi alzo e mi avvicino ai fornelli.

Lui però non esce dalla stanza, rimane a studiarmi mentre mi verso del caffè in un bicchiere di carta, non sapendo dove siano le altre tazzine.

Bloody Lips [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora