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Tw: Violenza, omicidio.

Ho già in mente dove andare e cosa fare. Ho preparato una borsa con tutto l'occorrente, ovvero il minimo indispensabile. Non mi dispiace lasciare questa casa, un appartamentino al terzo piano di un palazzo a Notting Hill. Per quanto sia lussuoso, i ricordi che vi sono, ora come ora, sono scomodi, e sicuramente il mio indirizzo di residenza sarà già sotto le mani delle autorità. Per questo voglio raggiungere l'Irlanda. Voglio raggiungere l'Irlanda, affittare una baita in piena campagna e ripartire. Magari dedicarmi all'equitazione, alla pesca, alle escursioni. Sono sempre stata un'amante della natura e del bello, perciò non vedo nulla di male a divenire un'estranea e a pensare al mio benessere. Così, senza alcun tipo di rammarico, abbandono le chiavi della vecchia casa dentro un cassonetto dei rifiuti e mi avvio lungo la strada, zaino in spalla e testa alta. Non c'è nessuno in giro. È ancora presto. Iniziano a scorgersi i primi colori dell'alba, e mentre cammino, senza fretta, posso ascoltare il canto di qualche tortora e l'odore dell'erba leggermente bagnata. È un paradiso. Sto bene. Mi sento bene. Per la prima volta, posso dire di stare bene. Il che è un paradosso, visto che sono letteralmente in fuga. Lo stomaco però continua a brontolarmi, nonostante abbia trangugiato una barretta proteica prima di andare. Decido che mi fermerò presso qualche pub fuori città, magari anche per riposare. Ma so già che devo distanziarmi da Londra almeno di cinque chilometri. Da fare tutti a piedi. Mi faccio forza, proseguendo verso una meta ignota.

Dopo qualche ora ho superato già i confini. Le gambe iniziano a fare male, qualche segno di cedimento si avverte, ma per ora non ci sono stati problemi. Gli unici passanti che mi hanno avvistato sono stati piccoli bottegai e negozianti, che pulivano l'ingresso delle loro attività. Qualcuno mi ha perfino salutato. Forse avranno pensato sia in pellegrinaggio. Un pensiero dolce, certo. Mi ricordo che quando ero piccola, con mio padre, camminavamo ore e ore in mezzo alla montagna. Gli ripetevo sempre quanto fossi stanca, quanto avessi bisogno di cibo o acqua. Ma lui, sempre con il sorriso, mi ripeteva "Selena, mia dolce Selena! La vita è una scalata da fare tutta a pieni polmoni!". Poi papà ci ha abbandonato per altre aspirazioni, e non è più tornato. La scalata me la sono fatta da sola.

Continuo a camminare, ma questa volta arranco. Inizia a farmi male la schiena, il peso dello zaino forse è troppo. Ma non potevo abbandonare proprio tutto. Non ce l'avrei fatta. Così, all'incirca dopo un paio di chilometri, mi fermo davanti all'insegna di un mini market. È l'unico negozio dell'isolato, a quanto pare, anche se a pochi passi c'è un distributore di benzina. Con la coda dell'occhio noto un camper fermo all'angolo. È a dir poco mal messo: ha una gomma quasi sgonfia, la targa è quasi invisibile ed uno specchietto retrovisore è completamente rotto. La zona non mi piace, ma il mio stomaco si lamenta e mi sento la bocca secca. Ho finito l'unica bottiglia di acqua che avevo, e poi è quasi giorno. Non credo succederà nulla se entro, compro qualcosa e vado via. È anche un modo per fermarmi un attimo. Magari c'è un punto ristoro nel retro. O forse dei bagni. Un po' improbabile, ma mi avvio verso la struttura. Mi sento osservata, nonostante sia sola. È una sensazione bruttissima. Mi sento in pericolo, eppure non c'è nessun altro accanto a me. Il mio istinto mi dice di non entrare nel negozio. Qualcosa di spiacevole sta per accadere. Ma lo faccio lo stesso. Apro la porta, e ad accogliermi c'è un indiano.

"Buongiorno!"

Saluta, con fare accogliente. Io non rispondo, iniziando a guardarmi intorno. Mi dirigo verso gli scaffali delle bevande. Sono indecisa tra una bottiglia d'acqua ed un energy drink. Avrei i soldi anche per entrambi, in realtà. Li infilo nel carrello. Mentre mi avvicino al reparto snack e dolci, la porta del negozio si apre.

"Ramir! Amico!"

L'ingresso si richiude con un tonfo. Il commesso balza in piedi. Sento la chiusura scattare, le saracinesche abbassarsi all'improvviso. Qualcuno ci sta chiudendo dentro al locale. Con il cuore in gola, mi acquatto contro lo scaffale. Siedo in silenzio, cercando di non fare rumore. Sono nascosta, ma posso sentire bene.

Per amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora