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È sera. Io e Mark ce ne siamo stati per ore in silenzio, ad osservare dalle finestre il calare del sole. Non so più cosa pensare. Non so che intenzioni hanno. Non so nemmeno se mi lasceranno viva! Attendo che i tre tornino dal piano di sotto. Attendo il mio verdetto. Sentiamo dei passi pesanti. Dan sta risalendo, e al seguito vedo Meg. Hermes non c'è. La bionda mi fa un cenno.

"Tu, viso d'angelo..."

"Mi chiamo Selena!"

Sbotto. I due uomini ridono. Lei alza gli occhi al cielo.

"Hermes è di sotto che ti aspetta. Vuole parlarti."

Mi faccio largo sotto lo sguardo del trio indispettito, e mi dirigo verso quello che pare essere un sotterraneo. C'è una luce soffusa, un tavolo di metallo e tante carte alle pareti. Sembrano delle mappe. Mappe di Parigi.

"Selena, prego."

Hermes mi fa cenno di sedermi davanti al tavolo. Lo scruto sospetta mentre mi accomodo.

"Cos'è, avete deciso la mia sorte? Verrò fatta fuori?"

Lui ride. Mi dà sui nervi quando fa così.

"Al contrario. Ti avevamo promesso che saresti stata parte di noi."

Inizia a camminare attorno al tavolo, lentamente, come uno squalo che studia la sua preda.

"Ma per farlo, ti servirà tanto allenamento... Devi irrobustirti. Devi correre. Devi essere capace."

"Lo sono già!"

"Non è abbastanza! La forza che hai va canalizzata, la rabbia che senti è da sfruttare a nostro favore... Hai tanta strada da fare, e sicuramente non possiamo lasciarti andare, non adesso. Hai già letto i giornali?"

Scuoto la testa. Lui tira fuori un giornale ripiegato con tanta cura dalla tasca, e lo srotola sotto i miei occhi. In prima pagina, una mia foto in bianco e nero. Sotto, il titolo a caratteri cubitali "Cameriera scomparsa: una correlazione con il ricercato Franse?".

"Madre mia..."

Mi lascio sfuggire. Hermes si schiarisce la voce. Poi legge. Seguo attentamente le sue parole.

"Ma ora passiamo alla cronaca. È curioso il caso della giovane donna Selena Scott, di origini londinesi, che lavorava presso il Pub centrale di Notting Hill. Dopo aver salvato la vita del criminale Hermes Franse, la ragazza sembra essersi volatilizzata nel nulla. Alcuni speculano su un rapimento della stessa da parte del ricercato. Altri sostengono che sia fuggita assieme a lui. Ma noi, del 'The Sun', abbiamo parlato direttamente con l'investigatore che si occupa del caso, il Signor. Smith. Smith racconta, in breve, che ha cercato dispersamente di contattare la giovane, senza però ottenere risposta.

-Le ho semplicemente mandato un messaggio al cellulare. Ero curioso di sapere perché avesse tentato di approcciare al criminale dopo averlo scortato in ospedale. E soprattutto, perché diavolo non ha chiamato le autorità!

Il fatto che non abbia risposto mi fa pensare. Fa pensare anche il fatto che, quando sono andato a casa sua con un mandato, abbia aperto la porta un tizio che si definisce il suo compagno. Un certo Carl..."

"Quello stronzo ha ancora la chiave!"

Hermes pare perplesso.

"Hai un compagno?"

"Avevo. Continua a leggere, per piacere."

Stranamente mi ascolta, e riprende la lettura.

"-Costui, mi dice, era preoccupato per Selena, visto che non rispondeva nemmeno alle sue, di chiamate, così era tornato a casa sua. Perplesso della sua assenza, mi è stato dato il permesso di ispezionare la casa, anche per chiarire meglio la situazione. Sotto certi aspetti, potrebbe trattarsi di una fuga. Ma non è risultato nulla che possa esserci utile.-

Abbiamo chiesto, poi, se la signorina Scott possa essere nei guai.

-Oh! Questa è una bella domanda... Se volete saperla tutta, il fatto che abbia evaso il nostro tentativo di contatto la dice lunga, così come la dice lunga lo strano legame con Franse. Ad ogni modo, che si tratti di fuga, rapimento o scomparsa, ne verremo a capo. Questo è certo.-

Cari lettori, l'agente Smith ci liquida in tutta fretta, ma a noi queste informazioni sono bastate. Sperando che Selena Scott torni a casa sana e salva, non vi resta altro che leggere le pagine successive..."

Hermes richiude il giornale. Io sono ammutolita.

"Bene. Danno la caccia sia a me che a te."

"Esatto."

È un incubo. Proprio quello che temevo. Mi alzo di scatto.

"Che facciamo? Che cosa posso fare io?! Sono solo una cameriera, io, io... Non avrei dovuto aiutarti quella sera! Dannazione! Merda! Merda!"

Inizio ad urlare di nuovo, nel panico più totale, mentre nella mia testa un vortice di pensieri prende il sopravvento. Lui non dice niente, si limita ad osservare il tutto, osserva la mia crisi improvvisa di pianto ed i miei lamenti costanti. Poi si stufa, e mi prende per il polso.

"Smettila. Adesso."

Sibila a denti stretti. Ci guardiamo. I suoi occhi sono così pungenti, la morsa così forte che per poco non mi blocca la circolazione. Però funziona. Non verso più lacrime.

"Te lo dico io cosa faremo... Intanto, hai bisogno di un'arma. Poi di un travestimento, o comunque di un cambio look. Devi diventare irriconoscibile. Se hai ancora lo zaino, deve sparire. I tuoi soldi li abbiamo noi, così come i documenti... anche quelli, poi, da incenerire. Resta sempre vicino a noi. Non muoverti per Parigi così, senza un valido motivo, ed esegui solo i nostri ordini. Ah, e da domani seguirai lezioni accelerate di lotta e sparo. Così è deciso."

Mi lascia andare.

"Tutto qui?"

"Non fare la spiritosa con me. Non è 'tutto qui'. È solo l'inizio."

Rabbrividisco.

"E le lezioni, di grazia, da chi sarebbero tenute?"

Lo vedo trafficare con un armadietto alle sue spalle. Poi mi getta una pistola. La prendo al volo, anche se è pesante e barcollo. Riprendo l'equilibrio.

"In parte da me. Ora vai."

Temo. Temo per quando sarà il momento di sparare. Temo per quando dovrò necessariamente entrare in azione. Così salgo le scale con lentezza, mentre Hermes rimane nel sotterraneo, a farfugliare chissà cosa tra se' e se'.

Per amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora