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Parigi è estremamente caotica e affollata, ma c'era da immaginarselo. Dopo un burrascoso arrivo, io e i tre malfattori ci siamo fermati in una rimessa di periferia per abbandonare il van. Poi abbiamo proseguito a piedi, dividendoci. Dan e Mark, dopo essersi incappucciati, hanno proseguito verso il centro della città, oltre la Senna. Io ed Hermes, invece, indossiamo dei cappellini neri con visiera e camminiamo verso il loro rifugio. Non mi ha rivolto una parola durante il viaggio, e non lo fa nemmeno ora. Cammina a pugni chiusi, testa bassa, ed io cerco di tenere il suo passo. Nel frattempo mi guardo intorno; case eleganti si affacciano sulla strada, donne ben vestite portano a spasso barboncini impellicciati e chihuahua scodinzolanti. Odori di cioccolato, pane e vaniglia, provengono dalle numerose pasticcerie e café del quartiere. Mi fermerei qui, adesso, magari a mangiare un croissant alla crema e a leggere un bel giornale. Invece sono costretta a seguire questo ricercato ribelle, che all'improvviso si ferma e mi annuncia che c'è un semaforo.

"Senti un po'... siete schedati anche qui in Francia?"

Hermes mi guarda male.

"Secondo te?"

Mi rendo conto che la mia è stata una domanda abbastanza stupida, visto che abbiamo avuto la necessità di indossare un copricapo. Ma faccio finta di nulla.

"Forse, sì."

Lui tira un calcio ad un sassolino sul marciapiede. Questo rotola sulle strisce pedonali. Il semaforo è ancora rosso.

"Ah, al diavolo! Vieni."

Hermes mi prende per mano e mi costringe ad attraversare. Alcuni motorini ci sfrecciano attorno.

"Tu sei matto! Non si attraversa con il rosso! Vuoi morire?!"

Lo rimbecco, ma lui mi tiene ancora stretta a se, io che mi lascio guidare, mentre alcune macchine suonano il clacson e ci schivano alla bell'e meglio. I passanti ci guardano disgustati. Poco dopo un camion non ci viene addosso per un soffio, ed è lì che io ed Hermes ci buttiamo letteralmente dall'altra parte della strada. Il camionista urla qualcosa dal finestrino, per poi superarci ad alta velocità. Mi trema una gamba, tanto è l'adrenalina.

"Stai bene?"

Ora siamo fermi. Abbiamo attraversato, non so come, ed il mio cuore batte all'impazzata. Lui mi guarda negli occhi preoccupato.

"Se avessi aspettato sarebbe stato meglio!"

Urlo, e lui ride.

"Ma è questo il bello della vita! Sapere che potrebbe finire... così."

Schiocca le dita con fare teatrale.

"Se non ti assumi dei rischi, qual è il gusto?"

Mi domanda, poi mi porge una mano. Ci rialziamo insieme.

"Parla per te!"

Ride di nuovo. Poi mi fa cenno di proseguire. Mi rendo conto che alcune persone hanno iniziato a fissarci.

"Menomale che avevi detto di non dare nell'occhio..."

Hermes sbuffa, per poi svoltare a destra. Ora siamo in una via meno trafficata.

"Non importa. Siamo quasi arrivati."

Raggiungiamo un quartiere a dir poco isolato e fatiscente. Le case qui cadono a pezzi, le strade sono deserte e la pioggia rende il tutto più tetro. Sembra di essere in un altro mondo; in un'altra Parigi, più oscura e antica. Tremo.

Per amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora