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"La cocaïna, la cocaïna a pris ma famille
J'suis une clandestina, une clandestina à Miami".

- 🎶 Clandestina, Emma Peters

***

Hermes non scherzava quando diceva che avrei avuto bisogno di un cambio look. Il giorno dopo, infatti, mentre gli uomini del gruppo escono per dare inizio alle malefatte, io e Meg ci dirigiamo verso il centro estetico più vicino.

"Se ti parlano, non rispondere. Se ti chiedono chi sei, non rispondere..."

"Quindi dovrei stare muta per tutto il tempo?"

Meg sorride.

"Esatto!"

Scuoto la testa mentre io e la bionda attraversiamo la strada. Siamo ancora fuori dal centro, nei quartieri di periferia. La povertà qui si fa più presente, le case sono tutte ammassate l'una all'altra, e nuvole di fumo coprono l'intero isolato. Dei ragazzini giocano a pallone lungo la strada, mentre una macchina gli intima di spostarsi con il clacson.

"Dov'è che siamo, di preciso?"

Chiedo alla mia accompagnatrice. Lei alza gli occhi al cielo.

"Immagino che nessuno ti abbia spiegato nulla... come al solito, d'altronde. — Siamo a Saint Denis, uno dei quartieri periferici di Parigi. Qui la ricchezza non esiste. Qui c'è la fame; il lutto, il dolore... Vedi... osserva bene le case. Osserva i palazzi da ristrutturare, giovani marocchini e tunisini agli angoli dei marciapiedi... qui... qui c'è spaccio... che per noi, per loro, è fondamentalmente vita...

Siamo cresciuti a suon di droga e botte. A nessuno è mai importato niente di noi, nemmeno alla nostra famiglia... Così ci siamo rimboccati le maniche, ed abbiamo trovato un modo per sopravvivere."

Meg si interrompe mentre un ragazzo con i pantaloni calati e le cuffie nelle orecchie la saluta a gran voce. Lei contraccambia, alzando una mano.

"Cammina veloce, altrimenti si fermerà a parlare."

Io la seguo, aumentando il passo. Per essere poco più alta di me, cammina come una furia, ed in poco tempo sorpassiamo il ragazzo, che a quanto pare aveva proprio l'intenzione di fermarsi. La mia curiosità vorrebbe tanto sapere l'identikit del tizio, ma so che sarebbe sbagliato chiedere. Mi mordo la lingua. Meg continua.

"Qui ci conosciamo tutti, dal primo all'ultimo, e questo può essere un bene o un male. Quello, ad esempio, era un mio vecchio cliente. Comprava e poi rivendeva sostanze sul mio conto, e anche su quello di Hermes. Ma per quanto siamo uniti, certe volte è meglio non familiarizzare. Potrebbe esserci un'autorità, da qualche parte, pronta a sbatterti dentro. Le famose "retate", qui sono all'ordine del giorno...

Un po' ho pena per te, sai? Non hai idea di dove ti sei cacciata... A noi ci hanno obbligato... Ma tu? Tu che cosa ci fai qui?"

Meg è una chiacchierona, tanto che faccio fatica a comprendere la domanda. Si sta rivolgendo a me. Proprio a me. Io, io che non so cosa dire e che ho ascoltato tutto con attenzione. Che ho osservato ogni movimento di queste strade, che ho tenuto d'occhio i passanti a dir poco sospetti, tutti con le mani nelle tasche e lo sguardo fisso nel vuoto. Mi sembra di essere in un film, perciò non rispondo, estraniata da tutto e tutti.

"Capisco. Non ti va di parlare. Va bene così."

"È solo che..."

"Non ti aspettavi la mia parlantina, eh? Beh, questo è il mio pregio. Parlo con tutti. So fare affari. Hermes lo dice sempre."

Hermes, Hermes... il suo nome mi rapisce. Mi lascia invaghita. Come un profumo tossico. Tossico, ma a cui è difficile resistere.

"Cosa sai dirmi su di lui?"

Alla fine me ne esco così, la curiosità più forte di me, la voglia di conoscere il mio aguzzino. Lei sghignazza.

"Ah, il fascino dell'uomo arabo! È così. È sempre stato così... anche io ci sono caduta la prima volta, sai? Ma ti consiglio di stargli alla larga. È pericoloso, Selena. Davvero pericoloso."

Non so se essere più impressionata dal fatto che si sia ricordata di come mi chiamo o dal suo avvertimento. Non mi do per vinta.

"È successo qualcosa tra di voi?"

Meg si ammutolisce. L'aria si fa gelida. Poi mi spinge con una mano mentre passiamo davanti ad un uomo che ci squadra da capo a piedi.

"Cammina. Non guardarlo."

Le ubbidisco. Poi, superato lo sconosciuto, continuiamo a camminare.

"Ci siamo quasi... il centro è lì, a pochi metri."

"Meg... io voglio sapere perché Hermes è pericoloso. Ti ha fatto qualcosa?"

"Attenta alla pozza..."

Meg evita la domanda per la seconda volta, allora io mi impunto e la prendo per un braccio.

"Ti prego... voglio sapere..."

Lei mi guarda, scioccata dal fatto che l'abbia presa con forza. Si scrolla la mia mano di dosso.

"Ha tradito la mia fiducia. Ti basta sapere questo."

"Ma... quando vi siete visti... vi siete abbracciati! Sembravate complici... Intimi! Mi sono sentita a disagio, anche. Sembrava che ci fosse..."

"Del tenero? Pff!"

Meg fa una specie di sbuffo, poi riprende a camminare velocemente. Mi tocca quasi correre per stare al passo.

"Senti, tu non sei mia amica. Sto soltanto facendo ciò che mi è stato chiesto di fare. Volevi informazioni sul posto, e te le ho date. Su Hermes ti basta sapere che è fuori di testa. — Le cose mie, i miei affari, non usciranno da questa bocca, fosse l'ultima cosa che faccio. Sono stata chiara?"

Annuisco. Finalmente raggiungiamo la meta, perché ci fermiamo davanti ad un enorme palazzo. Sui gradini dell'ingresso ci sono due ragazze che parlano tra di loro. Quando ci vedono si fermano, incuriosite.

"Sali al quinto piano, e chiedi di Tracy. Ti starà aspettando."

"E tu? Non vieni?"

Meg ride.

"Hai per caso bisogno della scorta? — Io vado a fare un giro, bella. Ci si vede tra un'ora."

Per amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora