Presto dovetti andare a casa di Tom, anche se ci ero rimasta male dal suo "non sono cazzi tuoi". Indossai dei jeans leggermente baggy, ci aggiunsi una cinta della Diesel, sopra indossai una maglia nera e una felpa, con la zip, nera dell'Adidas. Misi le mie Jordan nere e bianche, presi il mio zaino ed uscii di casa. Quando arrivai Tom era in giardino a fumare, mi fermai e appoggiai una mano sul fianco. Tom spostò lo sguardo su di me e lo fece scorrere su tutto il mio corpo senza scrupoli. <<Ciao>> dissi cercando di non guardarlo troppo e non rendere evidente il fatto che era esageratamente attraente il modo in cui fumava... ma soprattutto le sue mani. Lui mi rispose con un cenno del capo, camminai verso di lui e sospirai <<Vedo che sei di molte parole>> usai un tono sarcastico << Oggi che autore dobbiamo studiare?>> mi chiese come se non avessi proferito parola <<Jane Austen, una delle mie preferite, quindi sarà divertente>> <<Dio mio, ma come cazzo fa a piacerti letteratura?>> domandò mentre spegneva la sigaretta <<Non c'è un vero motivo... Mi piace sapere la loro visione del mondo e comprenderla... La loro vita, le opere, non so come spiegarlo>> risposi e ridacchiai <<Immagino che a casa tua avrai una libreria piena di libri di poeti inglesi...>> ipotizzò e io arrossii al pensiero che lui scoprisse i libri che leggevo, ed erano tutt'altro che Jane Austen o William Shakespeare. Dopo iniziammo finalmente a studiare Jane Austen e tirai fuori dal mio zaino un libro che mi ero portata <<Okay... Questo libro si chiama "Ragione e Sentimento" e l'ha scritto proprio lei...>> glielo porsi e lui lo prese <<Ma davvero? Trascorri il tuo tempo a leggere libri così noiosi?>> chiese sbuffando ma divertito allo stesso tempo <<E di cosa parla?>> domandò <<Parla del rapporto tra Jane Austen e sua sorella maggiore Cassandra... nel libro prendono il nome di Marianne ed Elinor, Marianne rappresenta l'emotività mentre Elinor la razionalità e questo libro tratta del contrasto tra queste due emozioni>> spiegai <<E tu cosa preferisci, mh? Razionalità o Emotività?>> <<Direi... razionalità ma io sono un misto tra le due>> risposi scrollando le spalle. Continuai a spiegargli l'autrice inglese e dopo Tom me la ripeté benissimo. <<Vedi? Qualche volta usi il cervello e ti impegni>> gli dissi <<Tu non lo usi proprio, Miller>> ribatté e si alzò. <<Mi sono rotto il cazzo di studiare, ho fame>> <<Okay, facciamo una pausa...>> lui annuì e si girò. Si sfilò il cappello e lo mise a posto, rimase con solo i suoi dreads legati in una crocchia disordinata e una bandana nera. Iniziò a camminare verso la porta <<Hai intenzione di stare lì a guardarmi come un ebete o pensi di venire giù?>> chiese e io distolsi lo sguardo. Mi alzai ed andammo al piano di sotto, lo vidi aprire il frigo e sbuffare <<Che palle, non c'è un cazzo>>, mi sporsi e diedi un occhiata al frigo, effettivamente non c'era un granché. Tom aprì qualche sportello senza trovare molto, ma improvvisamente un idea attraversò la mia mente, e se...<<Ho un idea>> annunciai, lui alzò un sopracciglio e annuì come ad intimarmi a parlare <<Possiamo cucinare noi qualcosa>> proposi <<Non ho un cazzo, cosa vuoi cucinare? E poi io non cucino insieme alle ragazze come una specie di coppietta felice, specialmente non con Victoria Miller>> alzai gli occhi al cielo <<Non lo dico perché mi eccita l'idea di cucinare con te, solo perché non voglio morire di fame>> ribattei, lui aprì bocca per contestare ma poi ci ripensò <<Va bene, ma sappi che accetto solo perché ho troppa fame per rifiutare>> si arrese e io sorrisi compiaciuta. <<Cosa possiamo cucinare?>> domandò Tom <<Non so... umm... fammi vedere>> aprii qualche mensola e il frigo e degli ingredienti base c'erano <<I pancakes>>dissi scrollando le spalle e poi spostai lo sguardo su Tom che annuì <<E io che ne so di come si fanno i pancakes scusa?>> <<Ci sono io, idiota>> risposi <<E chi me lo dice che il tuo non é un piano per mandare a fuoco casa mia?>> <<Sai,ora che l'hai detto ci faccio un pensierino...>> lui ridacchiò e per un attimo mi incantai a guardare la sua risata che sembrava genuina ed era ancora più stupendo...Victoria, basta. Mi abbassai per prendere la farina <<Sai che la visuale non é male, ho in bella vista il tuo...>>guardai male Tom e non gli lascai terminare la frase<<Ma la finisci con queste battute pervertite? Fanne un altra e ti rovescio la farina sui dreads, maniaco>> mi rialzai, poggiai la farina su un ripiano e lanciai un occhiata a Tom che stava con la schiena appoggiata al frigo come se si aspettasse che io fossi una sorta di cameriera e quindi gli avrei cucinato i pancakes mentre lui stava lì a non fare nulla <<Se non fai i pancakes con me non li faccio>> <<Ti ho detto che non li so fare, non li ho mai fatti>> sbuffai <<C'è sempre una prima volta per tutto, Tom>>. Bisticciammo un altro pò e poi si decise ad aiutarmi, prese la bilancia e mentre l'accendevo sentii qualcosa colpirmi i capelli, che avevo lavato quel pomeriggio stesso. Tom mi aveva appena tirato della farina sui capelli. Sui capelli. Lo fulminai con lo sguardo e poi presi una manciata di farina e gliela tirai dritta in faccia, Tom non la prese male, anzi, rise mentre afferrava un pugno di farina per tirarmela addosso. Presto iniziammo una vera e propria guerra di farina mentre ridevamo e in quel momento sembrava come se non ci fossimo mai odiati ma che fossimo amici... sentii qualcosa dentro di me che non sapevo definire ma era un senso di calore nel petto. Ad un certo punto mi fermai mentre ridevo e dissi: <<Basta! Sennò non ne avremo più per fare i pancakes!>> lui annuì e provò a togliersi un po' di farina dalla maglietta. Facemmo l'impasto in cinque minuti e poi iniziammo a cucinarli. Iniziai a cuocerli e poi guardai Tom <<Avanti, fallo tu>> gli intimai <<Scordatelo>> scosse la testa <<Si, invece>> <<No>> <<Si>> <<No>> <<Si! Punto e basta, fallo!>> <<Sei una rompicoglioni>> accennò un sorrisetto e mi scostai per lasciarlo fare. Mise un po' d'impasto sulla padella e quando arrivò il momento di rigirare il pancake lo fece volare via dalla padella <<Posso capire che livello di deficienza hai?? Devi solo girare un pancake!>> lo sgridai e mi guardò male. Ci riprovò e dopo un pancake bruciato e un altro finito a terra ci riuscì <<Visto? L'ho fatto>> disse orgoglioso di sé stesso <<Vuoi un applauso?>> <<Si>> gli diedi un pizzico sul braccio e lui imprecò mentre si massaggiava ma zona che avevo pizzicato. Poco dopo mangiammo i pancakes e Tom li divorò come se non mangiasse da giorni. Gli erano piaciuti ma non lo voleva ammettere perché prima quando gli avevo chiesto che gli fossero piaciuti mi aveva liquidato con un: "Mhmh..." mentre li mangiava velocemente, gustandoseli. Guardai l'orologio e vidi che erano le sei e un quarto, sospirai <<Tra poco devo andare a casa, non ce la facciamo a finire letteratura>> gli dissi <<Che peccato>> disse sarcasticamente <<Simpatico, come al solito>> mi alzai e riposi il mio piatto nel lavandino, poi sistemai la cucina e la pulii. Rimisi a posto anche il mio zaino e dopo provai a togliere un po' di farina da dosso ma nei capelli ne avevo tantissima. Quando ritornai al piano di sotto la serratura della porta di casa scattò e una donna dai capelli castani, lisci, occhi marroni un espressione seria sul viso entrò, immaginai che fosse la mamma di Tom e Bill. Quando mi notò corrugò le sopracciglia in confusione, poi guardò Tom e di nuovo me... mi sentii totalmente imbarazzata... <<Um... salve>> sorrisi e lei mi sorrise a sua volta in confusione <<Mamma... lei é Victoria, mi deve fare ripetizioni di letteratura>> spiegò Tom alla madre con tono pacato e l'espressione e lei annuì, capendo <<Ciao, Victoria... Io sono Simone>> disse lei, sorridendomi e faticando a parlare inglese <<Salve...>> <<Scusami, non sapevo che tu saresti venuta, sennò vi avrei lasciato qualcosa da mangiare... oddio mi dispiace...>> continuò <<Oh non si preoccupi, abbiamo mangiato, abbiamo cucinato dei pancakes prima>> risposi sorridendole. Lei camminò verso la cucina e la guardò confusa <<Li avete comprati? Perché la cucina é pulita>> <<Um... ho pulito prima, spero non sia un problema, é che non volevo lasciare la cucina sporca>> mi mordicchiai il labbro e Simone aveva un espressione così genuina e dolce che quasi mi sciolsi <<Ti ringrazio moltissimo, Victoria>>sorrisi e raccolsi il mio zaino <<É stato un piacere incontrarla, ma ora devo andare, arrivederci>> <<Sisi, ciao...>>Tom disse <<Ciao, Victoria, spero di poterti rivedere>> Simone mi salutò subito dopo suo figlio. Ritornai a casa ed ero ancora incazzata nera con la mia famiglia, quindi mi limitai a salutarli, ignorando la faccia confusa di mia madre quando ha visto che i miei capelli avevano delle tracce bianche date dalla farina e che ero sporca anche sui vestiti. Mi spogliai e mi infilai sotto la doccia. Dopo aver finito di farmi la doccia, asciugarmi i capelli e mettermi il pigiama crollai sul letto e nel giro di qualche secondo già dormivo, finalmente.
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Everything is better with you
FanfictionVictoria Miller ha 18 anni , é il 2008, e frequentava la scuola a San Diego finché un giorno suo padre le annunciò che lei e la sua famiglia si sarebbero dovuti trasferire in Germania a Magdeburgo dove incontrerà Tom Kaulitz che le stravolgerà la vi...