CAPITOLO 6
"Davvero, Milly, non sei curiosa? Tra poche ore conoscerai il tuo nuovo fidanzato!" affermò, sghignazzando, Etta che sembrava divertirsi un mondo.
Da quando il padre le aveva informate di aver trovato l'erede, non aveva dato alla sorella un attimo di pace.
"Sarà sicuramente vecchio, o pazzo, o ritardato, per aver bisogno di un tutore. Scommetto che ha qualche difetto fisico. Magari, se sei fortunata, è addirittura cieco!"
Milly cercava di non darle ascolto. L'unica cosa su cui si concentrava, da un po', era la possibilità di allontanarsi da quella casa e dai suoi abitanti. Troppe volte aveva cercato, senza successo, di compiacerli. Troppe volte era stata sminuita e umiliata. Questa era la sua unica occasione di andarsene. A volte temeva di trovare di peggio, di cadere dalla padella nella brace, come diceva Olga, ma avrebbe fatto il possibile per risultare gradita. Non era bella o brillante, ma era istruita ed educata. Sapeva muoversi, suonare, ballare, versare il tè e conversare come una lady. Avrebbe recitato al meglio la sua parte.
Sì, poteva farcela.
"Non dirmi che non ti sei fatta un' idea sul tuo futuro marito?" insisteva la sorella.
"In verità, non l'ho fatto".
"Non ci credo! Stai mentendo per innervosirmi. Lo so che ti piace sentirti superiore con quell'aria da gran dama, ma non lo sei! Sei brutta e grassa, e se non fosse per la generosità di papà, resteresti sola!"
"Lo so, Etta, so tutto. Non passa giorno senza che qualcuno me lo rammenti!"
"Ti stupisce? Perché credi non ti sia mai stato permesso di uscire da questa casa?"
"Perché sono stata promessa a dieci anni e ho passato gli ultimi sette a studiare ogni santo giorno?"
"Non sei molto intelligente, sai! Mamma, papà e io non volevamo che qualcuno ti vedesse! Avrebbe potuto essere controproducente. Conoscendo il tuo aspetto, nessuno avrebbe accettato di sposarti, nonostante la tua dote o l'aiuto promesso da papà!"
Milly decise di non cadere nella trappola della sorella. Renderla triste e insicura, umiliandola, di solito funzionava, ma ormai niente la feriva più.
"Allora è un bene che sia rimasta in casa. Ora, se permetti, dovrei prepararmi."
Etta sbattè un piedino a terra, sbuffando. Non era andata come sperava. Da qualche tempo, Milly non sembrava più triste e abbattuta e questo la irritava. Poco male, avrebbe avuto un marito orrendo.
Il vestito, scelto dalla sorella, era ingombrante. Questo era il solo termine che Milly poteva usare per descriverlo. Rosa pastello con strati su strati di tessuto. Per fortuna si fasciava il petto, altrimenti sarebbe sembrata una mongolfiera. Così, invece, assomigliava a una campana. Quando Scarlett, la cameriera, si era ritirata, Milly aveva disfatto la complicata acconciatura ordinata da Etta e si era pettinata da sola, legando i capelli stretti in uno chignon basso. Quel piccolo gesto di ribellione l'aveva fatta sentire meglio. Non si sarebbe presentata con una piramide piena di fiori in testa. Avrebbe aspettato fino all'ultimo momento, prima di scendere, così non avrebbero avuto il tempo per acconciarla nuovamente.~•~•~♡~•~•~
Lucien e Jason arrivarono in carrozza all'indirizzo lasciato loro da Mr Drummon, il quale si era presentato il giorno prima, portando una missiva in cui Mr Fletcher chiedeva un incontro immediato.
Scesero in Mayfair e si avviarono verso un elegante palazzo in stile georgiano. Il maggiordomo, elegantissimo, li invitò a entrare. Prese cappotti e cappelli, quindi li accompagnò nello studio dove Mr Fletcher li avrebbe raggiunti al più presto.
"Hai mai visto niente del genere, Lucien? Io, no di certo" commentò Jason sbalordito.
Era stato ospite di amici nobili e ricchi, ma non aveva mai posato gli occhi su tanta opulenza.
"No, non credo di aver mai visto tanta ricchezza. Ho saputo che Mr Fletcher possiede parecchie fabbriche di conservazione. Se questo è il risultato, credo di aver fatto l'investimento giusto".
In quel momento un uomo basso e tarchiato entrò.
"Oh, bene, bene. Benvenuti signori, accomodatevi vi prego, gradite del brandy o forse del buon whisky scozzese? "
"Il brandy andrà bene. Mr Fletcher, suppongo?" chiese Lucien accettando il bicchiere.
"Scusatemi, sono un po'agitato. La situazione, capite, è complicata. Era già tutto deciso, poi all' improvviso... oh, ma sto farneticando. Si, sono George Fletcher e voi dovete essere Mr Kerr e il conte di Tremain." così dicendo strinse la mano prima all'uno poi all'altro. Si accomodarono sulle sontuose poltrone.
"Comprendiamo la vostra difficoltà, Mr Fletcher. Abbiamo saputo che conoscevate il precedente conte da anni e che era fidanzato con vostra figlia. Vi porgiamo le nostre più sentite condoglianze. Immaginiamo che la ragazza sia in lutto. Se temete pressioni, da parte nostra, perché il contratto venga rispettato, potete rilassarvi. Non obbligheremmo mai, la signorina, a sposare uno sconosciuto."
"MA IO SI!" sbottò l'uomo.
Vedendo le facce allibite dei suoi ospiti, cercò di spiegarsi. Agitando una mano con noncuranza, come a scacciare una mosca, affermò:
"Mia figlia non è in lutto, in realtà neanche lo conosceva, il conte! No, non è esatto, l'ha incontrato una volta, tre o quattro anni fa mi pare, non ricordo. Non ne era entusiasta, ma avrebbe fatto, e farà, ciò che IO le dico di fare."
Il discorso non aveva migliorato l'opinione che si erano fatti di lui.
"Siete il conte, adesso, perciò è vostro dovere tener fede agli accordi legati al titolo. È parte della vostra eredità!"
Si era rivolto direttamente a Jason, con un tono accusatorio.
"Non c'è la mia firma, in quel documento" sostenne il giovane.
Lucien intervenne:
"Perché non ci esponete, dunque, le vostre richieste, Mr Fletcher, così potremo cercare un compromesso adeguato per entrambi?"
Rabbonito, Mr Fletcher si rilassò, fissando il nuovo conte.
"Devo dire che non mi aspettavo un giovane di così bell'aspetto! Quasi mi dispiace dovervi vedere sposato con Milly. Forse, potrei cambiare il nome sul contratto e darvi in sposa il mio cherubino. Sareste una bellissima coppia. Buon Dio! Sembra che stasera, non riesca a smettere di vaneggiare!" Lucien e Jason si guardarono confusi.
In quel momento, il maggiordomo bussò, annunciando che la cena sarebbe stata servita a breve.
"Bene, forse è il caso di andare a tavola, con lo stomaco pieno si ragiona meglio."
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SOLO TU
ChickLitIL ROMANZO -Ci sono momenti nella vita, in cui tutto sembra già deciso e tu non puoi far altro che accettare l'inevitabile. Questo sembra il filo conduttore del destino dei due protagonisti. Eppure, a volte, ciò che non si vuole è esattamente quello...