Dubbi

90 13 31
                                    

Durante il viaggio di ritorno, Milly non riusciva a pensare lucidamente.
Quel giorno, Jason si era comportato in modo troppo intimo per un amico. O forse no? Che ne sapeva lei dell'amicizia.
Solo quello che aveva letto, ma gli amici non si accarezzavano così, non si sussurravano all'orecchio, non cercavano di baciarsi. Ed era quasi sicura che gli amici non si guardassero in quel modo. Quella scintilla di speranza si accendeva e si spegneva nel suo cuore, regolarmente. Per quanto l'avrebbe sopportato?

              ~•~•~•~♡~•~•~•~

Dopo aver guardato la carrozza allontanarsi, Jason non era ancora pronto a rientrare. Passeggiò fino al campo da cricket, salì sulla collinetta e  sedette sull'erba. Strappando distrattamente fili verdi e freschi che profumavano di primavera e annunciavano la rinascita, ripensò a quanto accaduto durante la giornata. Dalla scoperta che Milly era lì, alla partita che aveva giocato per lei, alla sensazione incredibile mentre la stringeva, alla voglia sempre presente di baciarla, a quelle curve sotto le mani, alla carezza dolcissima che gli aveva dato, prima di partire! Alla gelosia, a lui estranea! Non aveva mai provato niente di così viscerale. Credeva di aver amato Prue e forse era stato così.
Prue! Non faceva più male, pensare a lei. In realtà, non aveva mai desiderato baciarla, non in maniera così potente. Non aveva mai sentito il bisogno di toccarsi, pensandola. Non aveva rifiutato Jane, quando si era offerta. Non si preoccupava della sua felicità. Non le scriveva e non le chiedeva di scrivergli. Forse, dopotutto, non ne era innamorato. Per lei, aveva provato sentimenti che impallidivano, rispetto a ciò che aveva nel cuore per Milly. E questo lo spaventava a morte. Se aveva sofferto, eccessivamente, per una ragazza di cui era solo infatuato, come si sarebbe sentito se, a tradirlo, fosse stata la donna che tanto bramava?
Ma Milly non gli avrebbe fatto del male. Non ne faceva alla sorella, che continuava a tormentarla!  Per esperienza, sapeva che non c'erano certezze nella vita, tranne la felicità che provava quando stavano insieme. L'aria fresca e il cielo rossastro lo riportarono al presente.
Capì che era giunto il momento di rientrare. Avrebbe dovuto affrontare i suoi amici, soprattutto Cliff. Doveva loro una spiegazione. Sperava che capissero.

Intuì che sarebbe stata più dura di quanto immaginasse quando, al  rientro, scoprì che erano tutti usciti a festeggiare. Decise di non raggiungerli. Avrebbe aspettato il giorno dopo, per i chiarimenti. Andò a dormire e sognò occhi da cerbiatto colmi d'amore.

Non riuscì a parlare con Cliff neanche il giorno seguente. L'amico lo evitava. Marcus e Oliver accettarono la sua spiegazione. Jason aveva raccontato loro di aver ereditato il titolo e le proprietà in rovina. Non aveva, però, accennato al fidanzamento forzato, perché voleva essere fidanzato con Milly. Anzi, non vedeva l'ora di essere suo marito. A Cliff avrebbe dato tempo. Erano amici da più di cinque anni, alla fine si sarebbero spiegati.

             ~•~•~•~♡~•~•~•~

Lasciandosi dietro un Peter sconcertato, Mr Fletcher entrò nello studio di Lucien senza troppe cerimonie.
"Come sta vostra moglie, amico mio?" chiese, accomodandosi sulla poltrona, dopo aver preso due bicchieri e la bottiglia di liquore.
"Volete accomodarvi, George, e magari gradite un bicchiere di brandy?" contestò, ironico, il padrone di casa.
"Dobbiamo festeggiare, Lucien, ho solo saltato i convenevoli."
"Mia moglie sta bene, grazie. Cosa, dovremmo festeggiare esattamente?"
"Ma la festa di fidanzamento dei nostri ragazzi, naturalmente!"  terminò divertito Mr Fletcher.
"Non sono già fidanzati?" Lucien finse di non capire.
"Certo che lo sono, sulla carta. Ora, dobbiamo dare una festa per ufficializzare la notizia." sentenziò George, come se stesse ripetendo l'ovvio,
"Che ne è stato della vostra affermazione: I documenti sono firmati quindi si sposeranno comunque?" Lucien ripetè, sarcasticamente, la frase con cui George gli aveva risposto, tempo addietro.
Mr Fletcher fece svolazzare una mano.
"È meglio che diamo noi la notizia, prima delle pubblicazioni. Daremo la festa a casa mia. Non troppi invitati, ma neanche troppo pochi. Nobili e industriali. Che mescolanza perfetta!"
così dicendo fece tintinnare il proprio bicchiere contro quello di Lucien.
"Sembra che il vostro viaggio a Eton sia andato bene!" convenne Lucien.
"Oh, è stato davvero un giorno memorabile. Il ragazzo è un campione nato, sa guidare i compagni e supportarli fino a raggiungere la vittoria. Un vero leader! Lui e la mia Milly si sono fatti gli occhi dolci per tutto il tempo! Hanno accettato che sia io a ristrutturare la loro casa, con la supervisione di mia figlia naturalmente."
"Alla fine, caro George, sembra che i vostri progetti stiano trionfando!"
"Sembra proprio così, Lucien. C'è un'ultima cosa da sistemare. Ho parlato con il rettore e mi ha confermato quanto avevo già intuito. Non solo il ragazzo è in grado di guidare un gruppo, ma è anche capace con i numeri e intuitivo nel risolvere problemi." concluse Mr Fletcher, assaporando il liquore, compiaciuto.
"Mi state dicendo cose che già conosco!" Lucien cominciava a capire dove l'uomo volesse arrivare.
"Suvvia, Lucien, so che mi avete compreso, vi ho ammirato subito, dal primo momento. Siete attento, intelligente, uno stratega. So perché avete voluto che i ragazzi si conoscessero e so che avete cercato di aprirmi gli occhi sulla mia Milly. Altresì, volevate che vedessi da me le capacità di Jason, perché eravate sicuro che le avrei apprezzate. Come sapete, ho due figlie femmine. Non ho parenti adatti a prendere, un giorno, il mio posto, ma potrei avere un genero capace, da istruire."
"In realtà, George, l'avete già!" così dicendo, Lucien rispose al brindisi di Mr Fletcher.

               ~•~•~•~♡~•~•~•~

Milly sedeva alla scrivania. Era domenica mattina e, avendo promesso a Jason di scrivergli ogni giorno, cercava le parole per iniziare la lettera. Non era sicura di cosa fosse successo tra loro. Troppe informazioni le frullavano ancora per la testa. Gli avrebbe scritto della bella partita e avrebbe aspettato la sua risposta. In base a quella, sperava di capire come sentirsi. Le sembrava di essere su di una barca, con onde altissime che la sballottavano su e giù. Strano, visto che non vi era mai salita. Eppure, nei libri, quando c'era una tempesta, la descrizione era quella e, in quel periodo, lei si sentiva proprio così.
Nonostante tutto si fece coraggio e cominciò:

Caro  Jason...

             ~•~•~•~♡~•~•~•~

Jason entrò nello studio del rettore per la distribuzione della corrispondenza. Anche Cliff era presente, ma non lo degnò di uno sguardo, prese la propria posta e se ne andò. Questo lo ferì. Avrebbe aspettato ancora qualche giorno, poi avrebbero parlato. Mr Hosborn gli consegnò una lettera e lo invitò a rimanere. Jason si avvicinò al dipinto appeso vicino all'uscio e, come sempre, si perse in quegli occhi che lo fissavano spauriti. Sorridendo, pensò di vedere Milly guardare il cerbiatto e ammettere di avere lo stesso sguardo.
Mr Hosborn congedò l'ultimo allievo e richiamò l'attenzione del ragazzo. Dopo aver lodato la vittoria di due giorni prima, gli chiese informazioni su Mr Fletcher.
"Si è presentato come un caro amico del vostro tutore. Era molto interessato ai vostri progressi e alle vostre abilità."
Jason non vedeva il motivo di mentire, ma non voleva neanche spiegare le dinamiche originarie che avevano portato alla loro conoscenza, perciò disse una parte di verità. 
"È il padre della mia fidanzata. Possiede diverse fabbriche. È un uomo d'affari molto stimato e ha un rapporto amichevole con Lucien."
Il rettore si limitò ad assentire con un cenno del capo e lo congedò.

Jason vide Cliff parlare con Oliver, in un angolo alla fine del corridoio. Era serio, sembrava preoccupato. Teneva tra le mani un foglio spiegato, probabilmente la missiva che aveva appena ricevuto. Poi entrambi si allontanarono. Si sentì stranamente geloso, Cliff aveva sempre condiviso i suoi pensieri con lui ma, ripensandoci, erano mesi che i loro dialoghi si limitavano a semplici chiacchiere. Jason aveva addirittura pensato che, pure lui, nascondesse qualcosa. Si erano tenuti i loro segreti. Sperò che quelli dell'amico non fossero troppo dolorosi. Si diresse verso il campo da cricket. C'era un bel sole e voleva leggere la lettera di Milly, in quello che ormai riteneva il loro luogo.

Salito sulla collinetta, si sdraiò sull'erba umida e aprì la busta.

Caro Jason,

ho passato una bella giornata, con voi. Il viaggio di ritorno è stato, come quello dell'andata, pieno di emozioni. So che sembrerà scontato, ma per me non lo è! I paesaggi mi toglievano il fiato. Quanti alberi e di quante forme! In primavera, il risveglio della natura ha qualcosa di magico. Certo, lo posso vedere nel parco di mio padre ma, dove non c'è la mano di un giardiniere, tutto sembra diverso. Non so come spiegarlo, ma la cura di madre natura è diversa da quella dell'uomo. Forse è più selvaggia, ma comunque armoniosa. Ho notato alberi intrecciati tra loro, come in un abbraccio e macchie di colori mescolati a caso, senza un ordine cromatico.
Uno spettacolare caos. Avete mai la sensazione di essere minuscolo, in confronto all'enormità di ciò che vi circonda? Per anni, ho dovuto confrontarmi solo con la grandezza della casa di mio padre e del giardino. Allora, non mi sentivo così piccola! Ma una volta fuori, guardandomi intorno, mi sono sentita piccolissima. Scusatemi, mi sono lasciata trasportare! Volevo solo condividere, con voi, una parte di quella bella giornata. Forse avrei dovuto limitarmi a farvi i complimenti per la vittoria, ma ve li avevo già fatti. Credo di essermi dilungata anche troppo. A presto.

Milly

Jason sorrise, era la lettera più lunga che gli avesse mai scritto. Non si era limitata a raccontare gli avvenimenti, come nelle altre, ma aveva condiviso le sue emozioni. Certo, non si era ancora aperta come sperava, ma era un inizio su cui lavorare. Il suo modo di vedere il mondo lo stupiva. Non si metteva mai al centro delle cose, ma le osservava da un angolo, con meraviglia. Anche nei grovigli ramificati riusciva a vedere qualcosa di bello: un abbraccio! Jason rise di gusto, pensando a quanto lavoro un giardiniere facesse per districare e regolare i rami. Se avesse saputo che quell'intreccio era poetico, si sarebbe risparmiato tempo e fatica. Ma la sua Milly era così. Sua. Jason ripeté quella parola ad alta voce. Sì, gli piaceva. La condivise ancora con il vento. 
"La mia Milly." Sospirando si alzò, per incamminarsi verso
l'istituto. Aveva una lettera da scrivere.

SOLO TUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora