Sentirsi

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Milly stava suonando il piano quando suo padre entrò, per questo non lo sentì.
Era concentrata su quel nuovo brano, che le ricordava la primavera. Note leggere come un venticello, altre acute come un cinguettio, poi quelle basse, come un temporale improvviso ma di breve durata e, infine, quelle trionfanti del ritorno del sole!

Un applauso la fece sobbalzare.
Mr Fletcher si avvicinò.
"È stato commovente!" pronunciò con voce rotta. Lo sguardo assente, pareva seguire pensieri lontani.
Sembrava imbarazzato.
"Non avevo mai sentito questo brano ma, mio Dio Milly, sei stata superba!" concluse, stringendole una spalla.

Milly osservò quella mano grande, che non l'aveva mai toccata. Era inconcepibile! Il padre, guardando quegli occhi spaventati, spostò la mano, posandola sulla testa della figlia, carezzandole timidamente i capelli. Tormento e rimpianto si susseguivano su quel volto, solitamente duro, che la scrutava dall'alto.

"Ho fatto così tanti errori! Potrai mai perdonarmi?" Milly era impietrita. Gli occhi lucidi del genitore erano un fenomeno raro, rivolto principalmente alla sorella. Si dispiacque della sua afflizione.
"Non c'è nulla da perdonare, padre." E Milly lo pensava davvero.

Era convinta che ci fossero cose che piacevano e altre che non rispecchiavano il proprio gusto.
Lei adorava i cani, ma non sopportava i levrieri. Così, si era persuasa che i propri genitori amavano Etta e tolleravano lei. Era semplicemente accettabile. In fondo, non le avevano mai fatto mancare nulla, tranne l'affetto o la stima.

Il padre si schiarì la voce.
"Sono venuto a cercarti perché dobbiamo parlare della festa di fidanzamento."
"La festa di fidanzamento di chi?" chiese ingenuamente.
"Ma la tua! Di chi altri?" la rimproverò Mr Fletcher, aggiungendo "Ne ho parlato con Lucien. Appena sapremo le date in cui Jason è libero da impegni, ne sceglieremo una. Nel frattempo, ci sono parecchie cose da organizzare. Tua madre è molto brava in queste faccende, perciò ti affido a lei."

Milly era preoccupata e agitata.
"Jason... lo sa?"
Il padre sorrise.
"Certamente, gliene ho parlato prima di partire da Eton. Gli ho anche assicurato che ti avrei informata io!"
"C-come... c-cosa.. che cosa... ha detto?"
Come sempre, l'agitazione la portava a balbettare.
Dopo un'ultima carezza sul capo, il padre le sorrise con complicità.
"Oh, ne era entusiasta".
La lasciò sola, più confusa che mai e piena di dubbi.

Milly non aveva chiuso occhio. Si era girata e rigirata tutta la notte. Troppi pensieri, troppa ansia. Si era addormentata all'alba, perciò, quando aprì gli occhi, capì che era già tardi.
Si stiracchiò, allungando le braccia sulla testa. Fu allora che sentì un verso disgustato.
"Mio Dio! Il tuo petto è enorme e ripugnante!"
Milly, mortificata, si coprì fino al collo.
"Etta, cosa ci fai in camera mia?"

Seduta sulla sedia della scrivania, ai piedi del letto, la sorella la fissava infastidita.
"Non sei scesa a colazione! Nostro padre mi ha chiesto dove fossi. Ho risposto che non lo sapevo. Allora mi ha ordinato di venire in camera tua, per accertarmi che stessi bene. Naturalmente, stavo per dirgli di mandare una cameriera, ma poi Willkins ha consegnato la posta e ce n'era anche per te. Mi sono offerta di portartela visto che, comunque, dovevo salire" concluse la sorella con uno sguardo angelico, aspettando un elogio alla sua gentilezza. Visto che non arrivò, storse le labbra. Poi, con voce suadente, iniziò:

"Mia cara Milly,

quella di sabato è stata una splendida giornata anche per me."

"Dammela, non hai il diritto di leggere la mia corrispondenza!" urlò Milly, volando giù dal letto e strappando la lettera dalle mani della sorella.
Etta, sbalordita da tanta agilità, la fissò.
"Credi di essere speciale per lui? Credi, davvero, che sia attratto da te?" rise in faccia alla sorella. "Ma guardati, sembri una lattaia con quel seno enorme! Sei volgare, per niente raffinata! Ti userà per sistemare le sue miserabili proprietà e i suoi numerosi debiti. Poi, ti butterà via e, se ti andrà bene, potrai fare la sgualdrina! Il tuo corpo rozzo sembra fatto per quello!"
Milly guardò il volto paonazzo di Etta. Rabbia, rancore e odio le piombarono addosso, come frecce avvelenate. Cosa poteva aver innescato una simile furia?
Ma la sorella non aveva ancora finito.
"Non credere a una sola parola, di quella lettera! Ti sta solo usando. Sta puntando a nostro padre! Ricordati, tu non vali niente!"
Uscì, sbattendo la porta.

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