Ritrovarsi

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CAPITOLO 11

Scesero dalla carrozza nel piazzale di una bella locanda. Mr Fletcher decise di prendere due camere, affinché le signore potessero rinfrescarsi. Non che Milly ne comprendesse il motivo. Erano partiti all'alba e avevano viaggiato per circa quattro ore ma, se per lei erano volate, per la madre e la sorella erano parse interminabili.

Non capiva la necessità di lavarsi e cambiarsi, non erano mica venute a piedi? E perché dovevano riposare? Lei era eccitata, voleva vedere i luoghi in cui viveva Jason, altro che riposare.
Era il suo primo viaggio e i paesaggi che si erano alternati, durante il tragitto, avevano trasformato in realtà tutto ciò che lei aveva potuto solo immaginare, durante la lettura di testi o romanzi. Erano passati per i vicoli di Londra mentre albeggiava. Il cielo sembrava diviso a metà, tra il giorno che stava arrivando e la notte che se ne andava. Le abitazioni cambiavano colore col sorgere del sole! Era qualcosa che a Milly rammentava la magia. Lasciata la città, la natura era esplosa in tutta la sua magnificienza. Alberi di ogni forma e grandezza costeggiavano la via e nei prati, sterminati, animali pigri pasteggiavano. I profumi di erba e aria fresca, mescolati tra loro, le davano l'impressione di respirare in modo diverso, più lento e regolare. Allo stesso tempo, sentiva più rapidi i battiti del cuore. Nonostante fosse fine marzo, un fulgido sole rischiarava il cielo limpido. Molto insolito per il periodo prettamente piovoso. Forse, era un segno positivo.

Nella bettola, al centro della grande sala, c'era un enorme camino acceso. Panche e tavoli, in legno scuro, erano disposti a destra e a sinistra dell'entrata. L'interno era un po' buio e con un soffitto piuttosto basso, ma sembrava pulito e la fragranza di stufato e pane rendeva l'ambiente confortevole.
Il proprietario aveva rivolto molti complimenti al padre, assicurando di avergli riservato le camere migliori. Certo, la famiglia Fletcher esprimeva ricchezza in modo evidente: dagli abiti sfarzosi e accessori lussuosi, all'atteggiamento di superiorità. Ma, la cortesia del locandiere dimostrava una certa familiarità a trattare con persone benestanti. C'erano pochi clienti seduti, che impugnavano strani contenitori per bevande, che Milly non aveva mai visto, dai quali fuoriusciva una strana schiuma bianca. Il padre, seguendone lo sguardo curioso, la informò:
"Sono boccali di birra, una bevanda tipica delle locande."
"Non ne ho mai sentito parlare." sospirò Milly.

Quante cose non sapeva. E si credeva colta per aver passato anni a studiare! C'era un'altra forma di cultura, scoprì, che non veniva dalle pagine scritte, ma dalla vita vissuta.
"Vai a rinfrescarti con tua sorella, mentre chiedo informazioni per arrivare al campo dell'istituto" la istruì il padre.
Milly si guardò l'abito, le sembrava in ordine e pulito, l'aveva messo solo quella mattina!
Era uno dei suoi preferiti, dal taglio semplice, ma raffinato. La vita alta ne delineava le forme senza fasciarla. Cadeva morbido sui fianchi, donando eleganza e comodità, allo stesso tempo. Sospirò rassegnata, anni di obbedienza assoluta la portarono a seguire la madre e la sorella.

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Lucien non sarebbe venuto. Jason aveva ricevuto la lettera del cognato qualche giorno prima, nella quale gli comunicava che Joy era molto affaticata e lui non se la sentiva di lasciarla sola. Per quanto lo capisse, un po' lo feriva. Era abituato ad averlo vicino, mentre affrontava sfide impegnative. Sapeva che Lucien esagerava quando si trattava di Joy. Aveva avuto lo stesso comportamento durante la prima gravidanza. Viveva nel terrore di perderla. Si vergognò dei suoi pensieri egoistici, ma era il suo ultimo anno! Cliff lo sorprese alle spalle.
"Allora, capitano, siamo pronti a distruggerli?"
"Prontissimi, amico mio, raduna la squadra, stiamo per dimostrare al mondo chi sono i migliori!" asserì Jason, battendo il pugno all'amico.

Mentre si dirigevano al campo, si sentì chiamare.
"Archer?" Voltandosi, vide Mr Fletcher avanzare verso di lui. Uno strano groviglio si mescolò nel suo stomaco. Si scusò con i ragazzi e lo raggiunse. "George?" chiese incredulo.
Mr Fletcher gli diede una calorosa stretta di mano e una pacca sulla spalla.
"Sorpreso, ragazzo mio?"
"Più che sorpreso, signore."
"Lucien non è potuto venire perciò ho deciso di sostituirlo, spero non vi dispiaccia!"
"No, certo che no, sono solo stupito!"
Poi, prendendo coraggio, aggiunse imbarazzato:
"George, nessuno qui sa del titolo."
"Non è per il titolo che siamo venuti, ma per voi. Il vostro tutore mi ha spiegato tutto!"
Jason emise un sospiro di sollievo.
A Lucien, aveva raccontato che preferiva non essere oppresso dall'eredità ingombrante che gli era toccata, almeno a scuola. Un termine, usato da Mr Fletcher, gli risuonò nella mente:
"Avete detto SIAMO?"
"È esattamente quello che ho detto!" rise Mr Fletcher. Lo sguardo interrogativo del ragazzo lo spronò a spiegare:
"La mia famiglia è alla locanda. Vado a prenderla e faremo il tifo per voi." E facendo l'occhiolino, si allontanò.
Milly era lì! Era venuta a sostenerlo!
L'avrebbe visto giocare! Una gioia immensa gli esplose dentro. Avrebbe giocato per lei! Sorridendo felice, Jason raggiunse gli altri.

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