🥀Untouchable🥀
«Non fidarti mai di me, Lehna».
Una principessa ribelle.
Un prigioniero talmente potente da uccidere chiunque lo sfiori.
Una promessa infranta così tanti anni prima da non temerne più le conseguenze.
Fino ad ora.
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Settima lezione Mai fidarsi del tuo nemico
«La ragazza della cerimonia è tua sorella?».
La mia voce gracchia nell'immobilità sinistra dell'ala.
So che non ha senso ripetere le sue parole, ma sono... sono scioccata. Avevo sempre dato per scontato che il loro rapporto fosse meno personale. Una vecchia conoscenza ritornata dal passato, magari, ma... la sorella?
L'oratore fa un veloce cenno d'assenso con il mento, ma non si ripete.
Per qualche ragione non ne sono sorpresa.
«La porta che stai cercando è questa» prosegue, spingendo una maniglia. Il legno, però, sembra bloccato perché non si muove. L'oratore inspira nervoso e poi, prima che possa rendermi conto delle sue intenzioni, tira una spallata alla porta. Trasalisco al primo impatto, i cardini gemono ma la porta non si apre. È con il secondo colpo che lo fa.
Una nuvola di polvere si abbatte su di noi, strizzo gli occhi e cerco di concentrarmi su ciò che vedo. O meglio, che non vedo: il buio in quella stanza è a tratti soffocante. Adesso che Bailey se n'è andata non abbiamo più le sue luci magiche.
Anche l'oratore deve pensarci perché lo sento imprecare sottovoce.
«Che c'è? Non sai fare le magie minori?» lo punzecchio.
«Non ne ho mai avuto bisogno». La sua voce dura precede l'occhiataccia che mi riserva. «Per fortuna non mi serve la magia per fare questo...».
Lo osservo addentrarsi nella stanza, ma perdo di vista la sua figura nell'istante in cui il buio lo circonda. Passano un paio di secondi, poi il rumore di vetri rotti mi fa sobbalzare.
La luce delle due lune arriva all'improvviso e colpisce l'oratore che si massaggia la mano.
Ha spaccato la finestra che dà sul fiume.
«La smetti di rompere tutto?» lo rimprovero.
Un mezzo sorriso spunta sul suo viso perfetto. «Ti sto distruggendo l'eredità per caso?».
Come se me ne fregasse qualcosa di quel castello che comunque rimarrà solo a Jonas!
Lo ignoro e inizio a osservare la stanza. Ci sono delle coperte ammucchiate in un angolo e specchi rotti su tutto il pavimento.
«Sta' attenta» mi dice burbero, quando ne calpesto uno.
Faccio segno di sì con il mento e lo osservo mentre si abbassa per osservare quel giaciglio disordinato. «È stata qui» mormora a voce sufficientemente alta affinché possa sentirlo.
Non gli chiedo come lo sa, mi basta avvicinarmi per capirlo. Tra le dita marchiate di nero, un braccialetto d'argento riluce sotto la luce lunare. «È suo?» domando, avvicinandomi.