𝕿𝖗𝖊𝖓𝖙𝖔𝖙𝖙𝖔

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Zale

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Zale


C'è troppo silenzio.

Fisso il volto di Alhena imponendomi per l'ennesima volta di non lasciarla qui per tornare da quel pezzo di merda a finire il lavoro che ho lasciato a metà.

Voleva metterle le mani addosso. Quel maiale voleva violentare una ragazza e pensava di farla franca. Se ci penso ora, perdo la testa. Se penso che tutto questo poteva accadere a lei, rischio davvero di fare un cazzo di casino con il mio potere.

La terra trema sotto di noi e mi ritrovo a passare le mani tra i capelli per calmarmi.

Potrei aver appena ucciso un uomo a mani nude e l'unico pensiero che mi rimbomba in testa è di tornare indietro e verificare di esserci riuscito sul serio. Chiedere al mio potere di farsi da parte non è mai stato così difficile come in quel momento. Io volevo ucciderlo e il potere voleva radere al suolo ogni fottuto granello di terra su cui il suo inutile corpo era appoggiato.

La teneva per la gola. La teneva per la gola e la bloccava a terra mentre lei era così piccola e impotente contro di lui.

Devo tornare da lui. Devo controllare cosa ho fatto, perché devo assicurarmi che non esca da questa montagna vivo.

Alhena si muove tra le mie braccia e un paio di occhi gialli m'inchioda sul posto. Nell'istante in cui mi guarda, so che non la lascerei mai qua da sola dopo quello che è successo.

«Sei al sicuro». Glielo dico come prima cosa, perché dopo avermi visto prendere a pugni quel porco, non la biasimerei se avesse paura anche di me. Allento la presa per farle capire che può andarsene. Vorrei che non lo facesse, ma non la farei mai sentire in trappola. Non in questo momento.

Lei, però, non si alza, si limita a guardarmi con quegli occhi grandi e impauriti e io devo inspirare di nuovo per ricordarmi che non posso andare a prendere quel pezzo di merda perché devo stare con lei.

«Sei al sicuro, Lhena» ripeto. «Non ti succederà nulla, okay?».

I suoi muscoli si rilassano appena tra le mie braccia. Cazzo, è così piccola, così fragile nonostante sia la persona più forte che conosco, che l'idea di quello che poteva succederle mi fa perdere la testa.

Chiudo gli occhi. Inspira, Zale. Inspira e non fare un cazzo di casino.

«È... È morto?». Il suo sussurro roco mi fa trasalire.

La osservo per qualche istante senza sapere cosa rispondere. Non voglio spaventarla ancora di più, ma non so raccontarle bugie. «Credo di sì» ammetto, «ma non ne sono sicuro. Tu sei svenuta e io ho solo pensato a portarti via il prima possibile».

La vedo annuire piano, sembra poter scendere a patti con quell'idea. «Bene».

Il suo sussurro mi scalda qualcosa dentro. Non sembra terrorizzata. Non sembra odiarmi, per ora.

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