𝕼𝖚𝖆𝖙𝖙𝖗𝖔

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𝓩𝓪𝓵𝓮

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𝓩𝓪𝓵𝓮

Ce l'aveva scritto in faccia.

Se l'avessi fermata, l'avrei persa.

Fanculo.

Tiro un calcio alla parete accanto a me perché il vuoto che sento nel petto in questo momento minaccia di farmi impazzire.

Ho dovuto guardare Alhena andarsene da Hans, verso il tunnel che collega la faglia con l'esterno, senza poterla fermare.

L'istinto di inseguirla e riportarla da me mi fa scattare in direzione del corridoio. Arrivo solo a metà prima di fermarmi di nuovo e di darmi del coglione.

Non posso farlo. Non posso ignorare quello che vuole lei o non sarei meglio di loro.

Peccato che in questo momento non me ne freghi un cazzo di essere meglio delle persone che l'hanno ingabbiata per tutta la vita. In questo momento, io voglio solo distruggere questo maledetto continente fino al suo ultimo abitante pur di tenerla al sicuro.

Chiudo gli occhi, ci spingo sopra i pugni fino a quando non mi faccio male. Non so come resisterò sapendo che è là fuori.

Controllo la connessione, quel minuscolo puntino che freme all'altezza del cuore. La prima volta che l'ho sentito credevo di stare male, volevo solo strapparlo via. Alla fine è stata lei a prendersi tutto. Di sicuro si è presa il mio cuore e l'ha portato con sé, perché ho la sensazione che non sia rimasto niente nel mio corpo da quando l'ho vista sparire nel buio.

Guardo ancora il corridoio, consapevole di non poterla seguire. Niessa ha bisogno di me. O forse sono io ad aver bisogno di lei, perché ho la sensazione che della mia ingenua sorellina non sia rimasto più niente. Se l'è cavata da sola per sei lunghi anni. Non ha chiesto il mio aiuto, non è andata a cercare Vanjia. Cosa diamine ha fatto in tutto questo tempo?

Salgo i gradini a due a due per raggiungere il punto in cui le ombre mi dicono di aver trovato Niessa. Non sono sorpreso quando la trovo in un piccolo terrazzamento di roccia che guarda il cielo.

Il sole sta già albeggiando dietro di noi, qua alla faglia la notte è più breve. È come se il sole non riuscisse a staccarsi per troppo tempo dal suo riflesso nella roccia. È un legame indissolubile, lo stesso che ho sempre avuto io con mia sorella, prima che il potere si manifestasse. Ora però è come se fossimo due estranei.

Resto per un istante a fissare i suoi capelli biondi, che si muovono sospinti dal vento, senza sapere cosa dire.

Come si parla a una persona che ha giurato di odiarti?

Quando faccio un passo in avanti, lei sobbalza. «Non ti avevo sentito arrivare» dice, fissando le ombre che si addensano ai miei piedi. «Comodo girare con quelle».

Prendo posto accanto a lei. «Mi evitano incontri sgraditi».

«Come quelli con i vestiti?» mi provoca.

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