𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 1 (1)

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𝚄𝚗𝚊 𝚍𝚘𝚗𝚗𝚊 𝚙𝚎𝚛 𝚞𝚗𝚊 𝚍𝚘𝚗𝚗𝚊.

ɪʀɪɴᴀ

Parte 1

Luglio 2012
Località sconosciuta

Diego Serrano non si era dilungato troppo sul vero motivo che l'aveva spinto a rapirmi.

Attorno alle sue motivazioni girava soltanto la storia di un debito e nient'altro.

Quindi c'era ancora una storia che non si era scomodato a raccontarmi, una storia che era racchiusa in un tatuaggio che anche Edgar portava. Dopo avermi fatto capire che sarei stata costretta a pagarlo, probabilmente saldando un errore del passato di Edgar, si era dileguata dalla stanza, e mi aveva lasciata sola.

La paura aveva lasciato spazio ai dubbi e alla profonda delusione che creava una cortina di fumo nella mia testa.

C'erano molte le cose che, mi facevano venire l'amarezza in bocca. L'essere stata pugnalata alle spalle lasciava il segno. Lasciava ferite dolorose dentro di me. Come avrei superato quel senso di slealtà?

Mi guardai la caviglia incatenata e gli occhi mi bruciarono di lacrime imminenti non appena alzai la mano e non trovai la croce di mio padre.

Non bastava avere quel coltello conficcato nel petto, ero anche incatenata e messa su un pericoloso precipizio.

Chissà se Edgar aveva sempre saputo che un folle del suo passato avrebbe cercato di prendermi per colpa sua. Non ero certa di come avrei dovuto sentirmi in quel momento. Tutti i miei sentimenti erano stati calpestati. Era successo tutto a raffica senza lasciarmi il tempo di riflettere e di capirmi.

Allontanai quei pensieri dalla mente e cercai con tutta me stessa di tenere testa alla situazione.

Lui mi avrebbe ritrovata... quasi certamente, l'avrebbe fatto.

Passò del tempo.

Fuori da quella finestra la luce iniziò a farsi sempre più scarsa, diventando poco alla volta buio, lasciandomi in completa oscurità.

Soltanto l'aprirsi della porta portò luminosità lì.

Lo scimmione si avvicinò all'interruttore posto vicino alla porta e accese una debole lampadina penzolante al centro del soffitto.

Senza dire nulla, andò direttamente all'angolo della stanza e liberò la catena dalla tubatura. La raccolse attorno al polso e mi guardò. «Il signor Serrano la aspetta per cena.»

Non mi alzai.

Era davvero una cena o era il momento di compiere la carneficina?

«Non rendere le cose difficili, Irina.» mi esortò l'altro uomo dalla soglia della porta. «Cammina.»

Lo feci, mi alzai e seguii il passo di quel tipo con lo scimmione alle spalle.

Un lungo corridoio fuori di lì, con mura spoglie, ci portò fino a una discesa di scale. Strette e scricchiolanti, arrivavano in una stanza con più accessi. Da una parte un piccolo salotto con un'entrata ad arco, in fondo, sotto le scale un'altra porta, e altre due ancora nella parte opposta al salotto.

Lo scimmione aprì le due porte, rivelando un salotto più ampio con un camino in pietra in fondo e un soffitto pieno di affreschi all'apparenza molto invecchiati e autentici. Soltanto le villette europee potevano custodire quella bellezza intrappolata nel tempo...

Dove mi aveva portata?

Spagna? Francia? Italia?

Serrano era seduto a un lungo tavolo davanti al camino, intento a mangiare.

Devotion 3 // Omertà E Onore //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora