𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 21

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𝙿𝚎𝚛𝚍𝚘𝚗𝚘.

ɪʀɪɴᴀ

15 dicembre 2013
Cimitero Dell'arcangelo Gabriele,
New Orleans, Louisiana, USA.
Ore: 15:26

L'unico modo che avevo di porre fine alla fuga di zio Jo era quello di portarlo a casa di sua spontanea volontà, senza piantare le basi per una guerra che non avrebbe condotto da nessuna parte, se non alla morte di molti innocenti.

Dovevo quindi far in modo che il vecchio abbandonasse il suo rifugio sicuro accanto a Mateo Orotina. Dovevo fargli credere che, al contrario di quello che pensava, nella città dove era nato il successo dei Fagarò le famiglie e gli uomini fedeli all'organizzazione, erano pronti a sostenere un suo eventuale ritorno.

Affamato e avido com'era da una vita, non si sarebbe mai voltato dall'altra parte di fronte ad un'occasione simile, che gli metteva ai piedi tutto ciò che aveva sempre desiderato.

La prima cosa che feci accadere all'inizio di quel mese fu un finto attentato alla vita di mio fratello, che fu rivendicato dai così detti sostenitori di Joseph. Uomini che in realtà Edgar aveva pagato proficuamente per quel lavoro e per far girare le voci.

Fu da quel punto che tutto cominciò ad andare secondo i piani.

I conflitti interni e di tale portata, malgrado fossero soltanto una messinscena, non erano una bella pubblicità per gli affari e in molti, poco alla volta, cominciarono per davvero a credere che l'unica soluzione era consegnare la città a Joseph Fagarò.

«Mi spaventa la tua convinzione.» disse mio fratello. Il suo fiato caldo, incontrando il freddo, formò una nuvola di fumo davanti alla sua bocca. «Non è nato ieri il nostro caro zietto. Non abbioccherà facilmente a questa farsa.» sostenne serio, fissando come me le tre pietre grigie che se ne stavano ferme, inchiodate nel terreno, davanti a noi.

Eravamo in piedi sul sentiero del cimitero, davanti alle lapidi dei nostri genitori e quella di Igor. Una giornata grigia e uggiosa ci faceva compagnia e il vento invernale scostava le foglie secche sul terreno umido, portandole a muoversi in una continua danza che non le portava mai troppo lontane dalla terra.

In alto, sopra le nostre teste, sui rami spogli della vecchia quercia, una fila di corvi sembravano voler intonare un coro mentre assistevano alla nostra conversazione. La melodia aspra del loro canto aveva molto da ridire e qualcuno di loro scendeva in terra per mostrarsi, svolazzando tra le lapidi, svelti e rumorosi.

All'ennesima brezza gelida, Ivan infilò le mani nelle tasche del cappotto e si strinse nelle spalle.

Non era sereno.

Tutto quel fardello che avevo cominciato per attirare il vecchio nella città, non costituiva una vittoria certa.

Il rischio che qualche vecchio rivale della famiglia se ne approfittasse del caos non era stato escluso. Ma mio fratello dimenticava spesso che io non ero sola.

Dimenticava spesso che ero sposata con qualcuno che aveva tra le mani una città più pericolosa di New Orleans. Dimenticava spesso che Edgar Dutton non avrebbe mai permesso che la madre dei suoi figli fallisse.

«Non abboccherà subito, vuoi dire.» risposi pacata. Al contrario di lui, dare inizio a quella buffonata, non mi aveva resa inquieta. «La sua avidità lo porterà a farlo. La sua fame di potere, la sua sete di vendetta e la sua cecità, lo porterà a camminare su questo campo minato.» spiegai a Ivan.

«E gli altri? Di loro ti fidi? Che ne dici dei federali? Cosa ti fa pensare che tutti giocheranno la loro parte senza approfittare di questo tracollo che stai mettendo in piedi per mandarci a marcire in qualche carcere?» mi domandò a raffica.

Devotion 3 // Omertà E Onore //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora