𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 1 (2)

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𝚄𝚗𝚊 𝚍𝚘𝚗𝚗𝚊 𝚙𝚎𝚛 𝚞𝚗𝚊 𝚍𝚘𝚗𝚗𝚊.

ɪʀɪɴᴀ

Parte 2

Luglio 2012
Italia.

Con il respiro spezzato e il cuore appeso ad un filo sottilissimo di speranza di poter ancora combattere malgrado tutto, cercai di reggermi per qualche altro istante in più alle inferiate della recinsione. Tanto per non pentirmene in un secondo momento per non averlo fatto.

Una battaglia quella, che mi portò inevitabilmente al crollo. Fisicamente ero distrutta e la corsa che avevo fatto per arrivare fin lì mi aveva privata di tutte le forze e, ormai troppo debole per oppormi, scivolai miserabilmente a terra.

Le ginocchia mi si piegarono, la fame di libertà mi si sfracellava tra le mani e la voglia di gridare a squarciagola mi venne tolta, soffocata da una mano ruvida che ne schiacciò il palmo contro una metà del mio volto.

Ero certa di non essere stata seguita da nessuno, ne avrei sentito i passi, le grida, le minacce di fermarmi.

Chiunque mi avesse afferrata, non fiatò.

Cinse il mio corpo con un braccio in vita, attirandomi contro di sé fino a farmi intuire la sua potenziale corporatura e il contrasto pericoloso di forza che ci avrei trovato se avessi cercato di combatterlo.

Mi trascinò rapidamente in mezzo ai cespugli, dove l'assenza di luce era ancora più fonda. Gettai sguardi confusi in tutte le direzioni, dalle sagome scure degli alberi alla siepe che ci separava dal sentiero più vicino e dalla viletta scarsamente illuminata. L'unica fonte di luce che rendeva meno macabra la mia posizione, era il cielo sereno. Le spruzzate sparse di punti biancastri e una mezza luna abbracciata dai rami degli alberi.

Spaesata, udii le voci degli uomini che seguivano le mie tracce passare lungo il sentiero. Attraverso la siepe, scorsi il loro avvicinamento.

Il braccio avvolto attorno a me aumentò la stretta e il mio fiato divenne corto. Gli uomini si fecero sempre più vicini quando all'improvviso dei movimenti fulminei scossero l'altra siepe a qualche metro da lì e tre o quattro sagome nere li catturarono e li trascinarono via silenziosamente, facendosi inghiottire subito dall'oscurità come se non fossero mai stati lì.

«Sei stata bravissima, Irina, ci penso io al resto.» mormorò la voce al mio orecchio. Il fiato caldo delle sue parole e la sua voce profonda, spezzarono all'istante le mie paure. Tutta la tensione nel mio corpo si sciolse all'istante e se non fosse stato per il braccio che mi cingeva ancora in vita, sarei crollata a terra in un mare di lacrime.

Era Edgar.

Annuii mentre lui toglieva la mano dalla mia faccia. Non appena fui libera dalla sua stretta mi voltai e gli saltai addosso, buttando le braccia sulle sue spalle prima di nascondere il volto nell'incavo del suo collo. In silenzio fiumi di lacrime si fecero strada nel buio senza che io potessi anticiparle. Edgar mi abbracciò, sollevandomi da terra.

«Ero certa che avresti capito.» dissi con voce spezzata. «Dovevi capirlo.» piansi, «Dovevi.» ripetei provando ancora soltanto un leggero timore che non fosse vero. Che lui non era lì, che non avesse capito le mie parole.

Edgar non disse nulla, si abbassò facendomi toccare di nuovo la terra, sciolse le braccia e mi costrinse a lasciarlo andare. Non obiettai a niente di quello che fece a seguito. Era lì, mi aveva trovata, mi avrebbe riportata a casa, e tutto il resto, in quel preciso istante, non aveva importanza.

In pochi istanti gli intrusi sulla proprietà di Serrano furono intercettati perché i primi colpi di grilletto spezzarono il silenzio di quella notte.

Edgar rimase serio e rigido quando mi parve di incontrare i suoi occhi. «Elliot.» asserì con freddezza e l'ombra del fratello emerse dal buio in mezzo a quella siepe. «Rimani con lei.» gli ordinò.

Devotion 3 // Omertà E Onore //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora