𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 11

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𝙶𝚒𝚘𝚌𝚑𝚒𝚊𝚖𝚘?

ɪʀɪɴᴀ

14 maggio 2013
Summerlin, Las Vegas
Nevada, USA
Ore: 11:16

Soffiava un'aria calda e secca quel mattino. Una costante brezza vagabonda che fluiva sul terrazzo a ricordarmi di essere di nuovo a casa, a Las Vegas, nella città dove avevo ritrovato me stessa, nella città dove avevo scoperto i miei mali e dove li avevo curati.

Nella città dove mi ero innamorata per la prima volta.

Nella città dove avevo concepito un figlio.

Un marmocchio identico a suo padre.

Arricciai le labbra nel tentativo di non esibire quel sorriso che spesso mi scappava dal nulla.

«Hai esaminato i profili delle ragazze che ho scelto per Eddie?» mi chiese Sarah.

Era seduta davanti a me con un tavolino da caffè colmo di pile di documenti, riviste e lavori arretrati da portare a termine.

Alzai lo sguardo dallo schermo del portatile soltanto per un frangente, incontrai il suo volto abbronzato, il suo sguardo interrogativo e per ultimo la fede alla sua mano sinistra.

Lei e Markus erano stati via per tre lunghi mesi prima di far ritorno in città quella primavera. Avevano girato tutto il sud America, visitando tutte le capitali, da Bogotà erano arrivati fino a Buenos Aires. La stessa notte che avevano fatto ritorno nella città del peccato, si erano rifugiati nella prima cappella nuziale, che gli era capitata tra i piedi, e senza troppe cerimonie si erano dichiarati sì, lo voglio.

Ne ero felice malgrado avessi voluto per loro un continuo dei loro viaggi ma con mio dispiacere né lui né tanto meno lei volevano lasciarmi. Far assaggiare la libertà al mio migliore amico non aveva avuto efficacia per mandarlo via. Voleva restarmi accanto, soprattutto adesso, aveva detto.

«Sì.» risposi a Sarah un po' seccata.

Dovevo ancora scegliere una tata per Eddie ma l'idea di affidare mio figlio nelle mani di una sconosciuta non mi andava ancora a genio. Non avevo mai pensato di diventare così tanto possessiva nei confronti di mio figlio ma non c'era nulla da fare. Era sangue del mio sangue, in che altro modo avrei dovuto comportarmi? Ce l'avevo nelle ossa l'urgenza di tenermelo stretto, di non darlo in pasto a sciacalli e avvoltoi che campavano il nostro habitat.

«E?»

«Sono troppo giovani.» sostenni quella che suonò chiaramente soltanto come una scusa ma che sfuggì lo stesso dalle mie labbra.

«Troppo giovani?» mi fece eco Sarah quasi sconvolta. «Dovresti almeno vederle di persona. Hanno esperienza, fedina penale pulita e soprattutto sono le poche in giro con un porto d'armi legale. E non te le ho buttate sotto al naso senza chiedere un secondo parere. Ho fatto controllare a Ray stesso il background di tutte.» mi spiegò quasi in una supplica pur di convincermi.

Sospirai e guardai la pila di fogli con i profili delle dieci ragazze che secondo lei erano adatte a diventare la tata di Eddie almeno fino al suo sesto anno di vita.

«Prendi le prime tre e falle venire in qualche ristorante. Le vedrò lì in settimana.» dissi e lasciai la poltrona per andare ad affacciarmi al parapetto del terrazzo.

I miei occhi andarono da subito in basso, al gazebo poco lontano dalla piscina. Edgar e Elliot stavano seduti là assieme a Tj, Eddie e Fritz. Edgar, rilassato nella poltrona, teneva il piccolo Eddie a ridosso della sua spalla. Il suo corpicino rilassato sembrava quasi sciolto contro il torso di suo padre. Avevo il sospetto che preferisse di gran lunga starsene in quel modo tra le braccia di suo padre piuttosto che tra le mie e Edgar non si faceva mai scappare una sola occasione di portarlo con sé per tutta la casa.

Devotion 3 // Omertà E Onore //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora