Il momento è arrivato. Prendete un bel respiro e salutiamoci dove tutto ha avuto inizio.
𝙸𝚕 𝚖𝚒𝚘 𝚕𝚒𝚎𝚝𝚘 𝚏𝚒𝚗𝚎.
ɪʀɪɴᴀ
30 agosto 2019
Tenuta dei Fagarò, New Orleans
Louisiana, USA
Ore: 18:48La stanza dove avevo passato tutta la mia infanzia e parte dell'adolescenza era gremita di luce beccheggiante sulle sfumature arancioni. Lì il tempo era rimasto fermo, come un sogno da cui non avevo mai trovato l'uscita. Le pareti, dipinte di un tenue rosa, avevano ancora il dolce tocco di un abbraccio. Un rifugio che il mio cuore da bambina, ancora lì, nel mio petto, da qualche parte, rammentava bene.
Anni e anni erano passati e niente era cambiato lì.
La studiai, passando gli occhi dalle due finestre che occupavano una sola parete, al letto a baldacchino, piazzato tra i due comodini, all'armadio e alla scrivania con lo specchio e una musica Jazz accompagnava il mio momento di ritrovo.
La band di musicisti suonava in giardino, sul patio della casa. I festeggiamenti per il matrimonio di mio fratello erano ancora in corso e la serata era ancora soltanto agli inizi eppure le mie gambe mi avevano portato lì, al secondo piano della casa, nella mia stanza.
Tuttavia non era stato il passato o la nostalgia a farmi fare quelle scale.
Era stato il pensiero di gioia nel sapere che tra non molto quella stanza sarebbe andata ai suoi figli.
Sorridendo andai a sedermi davanti allo specchio dove tanti anni addietro mi ero preparata tra lacrime salate a sposare Edgar Dutton e mi trovai immersa in un mare di ricordi felici.
I miei occhi luccicarono come i diamanti che indossavo e una donna senza rimorsi mi fissava con un sorriso dall'aria misteriosa.
«Signorina Fagarò.» Spostai gli occhi dal mio riflesso e incontrai lo sguardo di Beth. La donna era ferma sulla soglia della porta nel suo abito blu scuro che la fasciava fino in terra. I suoi capelli erano ormai tutti bianchi, tagliati a caschetto a incorniciarle il viso che ormai raffigurava una donna anziana.
Senza smarrire il sorriso, mi sollevai e mi voltai per non darle le spalle. «Beth.»
Lei fece due passi dentro la stanza. «Sta pensando ai vecchi tempi?»
Appoggiata alla scrivania mi guardai attorno. «In realtà no, pensavo più al futuro.»
Beth annuì e lo sguardo le si andò a posare sul abat-jour a sinistra del letto e lo fissò intensamente. Era lo stesso che accendeva la notte quando dormivo. «Non ti ho mai chiesto come mai mi accendessi sempre la luce la notte.» dissi pensierosa, portando nuovamente la sua attenzione su di me. «Non avevo paura del buio.»
Un sorriso colmo di amarezza le se dipinse sulle labbra. «Lo so, signorina Fagarò. Lei era una bambina coraggiosa e priva di timori.» mormorò piano e rivolse lo sguardo verso la porta. «Ma Igor, quel bambino non era come te. Lui odiava il buio. Ne era terrorizzato.» mi confessò lasciandomi completamente scompaginata e seguendo quei suoi occhi che erano rimasti fissi sulla porta capii che erano indirizzati proprio alla stanza di Igor. La sua porta fronteggiava la mia a poco più due tre passi di distanza. «Mi ero talmente abituata a lasciargli sempre una luce accesa che quando non c'è più stato ho cominciato a farlo con lei.» mi spiegò con una certa nota di angoscia nella sua voce.
Igor aveva paura del buio?
Chissà se papà ne era stato a conoscenza.
Mi venne un allarmante desiderio di poter avere ancora un'occasione per abbracciare quel ragazzo. Malgrado tutto ciò che mi aveva fatto, non era stata colpa sua. Alla fin fine, pensai, che il prezzo più caro l'aveva pagato lui. Capitare, era stata la sua colpa.
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Devotion 3 // Omertà E Onore //
Literatura FemininaTerzo e ultimo libro della serie Devotion «ɴᴏɴ È Qᴜᴇꜱᴛᴏ ᴄɪÒ ᴄʜᴇ ᴛɪ ʜᴀɴɴᴏ ɪɴꜱᴇɢɴᴀᴛᴏ. ᴅᴇᴠɪ ᴘᴀᴛɪʀᴇ ɪʟ ᴅᴏʟᴏʀᴇ ɪɴ ꜱɪʟᴇɴᴢɪᴏ.» 🔞TW