𝙰𝚖𝚖𝚊𝚛𝚎𝚣𝚣𝚊 𝚎 𝚊𝚏𝚏𝚎𝚝𝚝𝚘.
ᴇᴅɢᴀʀ
2 agosto 2012
The Woodward Hotel,
Ginevra, Svizzera
Ore: 1:29Non era stata mia intenzione finire quella serata facendo infuriare mia moglie.
Avevo fatto di tutto per farle passare del bel tempo allo scopo di distrarla dall'inferno che aveva vissuto per colpa di un mio errore.
La decisione di metterla al sicuro sull'isola con i miei, l'avevo presa da molto prima che si addormentasse nel letto di quell'hotel, sfinita e piena di lividi. Avevo capito che non c'era altro modo.
Quando avevo visto i filmati che gli aveva fatto Serrano, mi ero visto messo a dura prova. Mi ero visto prosciugato nel punto più buio della mia mente.
Lei, la mia Irina, era una donna formidabile, ma non avevo avuto bisogno di vedere quelle torture per capire che era fatta d'acciaio. Che dentro sé stessa si nascondeva una forza di un animo come il mio.
Avevo sangue freddo per tutto ma non ero stato capace di guardarla soffrire in quel modo. Mi ero promesso di non lasciare che i sentimenti mi dessero alla testa e la serpe mi aveva permesso di non pensarci tanto da spaccarmi eppure una crepa si era fatta vivida comunque e da lì una bestia poltrente mi aveva quasi fatto dimenticare di pensare lucidamente.
Che razza di uomo lasciava capitare simil cose a sua moglie?
Non potevo più lasciare che le accadesse nulla.
Irina si faceva valere. Era un osso duro e di donne come lei non ne avevo mai incontrato ma non volevo che vivesse costantemente come fosse su un campo da battaglia.
L'avevo inchiodata tra me e il muro, facendole capire che da lì non si sarebbe mossa. Il mio corpo incombeva sopra di lei ed era rimasta immobile, spiazzata dal mio mormorio sul suo collo.
In sottofondo il getto dell'acqua copriva appena il suo respiro irregolare. Non c'era modo di sviare l'effetto dei nostri corpi a contatto. Non c'era modo di cambiare il decorso delle nostre indoli affamate. Lei e io venivano dallo stesso abisso gremito di una forma di carnalità tutta nostra.
La spinsi di più e infilai le mani tra il muro e lei per prendere i suoi seni nelle mani. I capezzoli le erano diventati turgidi e li feci strusciare contro i miei palmi, contro la ruvidezza dei miei calli, facendola tremare da capo a piedi. Percosse di brividi continui indebolivano il suo corpo e lei si scioglieva contro di me facendo esaltare il bastardo che la voleva segnare ogni dove.
Ma non solo lui la voleva.
Io la volevo.
Era da quel mattino che volevo affondare nel suo corpo. Volevo portarla al piacere e punirla per quella costante tentazione che mi faceva vivere in agonia.
Una volta dentro quella doccia, avevo quasi dimenticato il nostro piccolo litigio. L'avevo quasi rimandato a un secondo momento.
Quasi...
Allungai una mano e la sentii tra le gambe, l'acqua le scorreva lungo le cosce morbide, lungo il basso ventre lievemente segnato dalla gravidanza e la bagnava deliziosamente. Il calore e l'umidità tra le sue pieghe, nel suo nucleo più scivoloso, era più che distinguibile sulla punta delle mie dita e inspirai profondamente. La sua carne pulsava, necessitava del mio tocco. «Cristo, Irina.» lamentai rude e a bassa voce quella sensazione sul suo collo e la piegai in avanti, tirando i suoi fianchi contro il mio inguine.
Ogni cosa di lei mi faceva perdere la ragione, che fosse la sua mente, la sua forza, le sue parole, la sua furia o semplicemente la sua voce.
Le diedi due pacche sul culo sodo, per affievolire la mia rabbia per quella porta chiusa in faccia e che avrei tanto voluto fare a pezzi.
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Devotion 3 // Omertà E Onore //
Chick-LitTerzo e ultimo libro della serie Devotion «ɴᴏɴ È Qᴜᴇꜱᴛᴏ ᴄɪÒ ᴄʜᴇ ᴛɪ ʜᴀɴɴᴏ ɪɴꜱᴇɢɴᴀᴛᴏ. ᴅᴇᴠɪ ᴘᴀᴛɪʀᴇ ɪʟ ᴅᴏʟᴏʀᴇ ɪɴ ꜱɪʟᴇɴᴢɪᴏ.» 🔞TW