Imbarazzo

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Ingurgito il mio hamburger a fatica, pensando a cosa sto per andare incontro: Eric ha visto le ferite che ricoprono il mio corpo ed ora devo raccontargli tutto. Penso sia ovvio che quella delle pulizie è soltanto una scusa.
Mi alzo dal tavolo, porgo il mio vassoio ai miei amici e mi dirigo verso il palazzo dove vivono i capofazione. L'unico pensiero che mi rallegra é quello dei miei amici che stanno servendo tutti i membri della nostra fazione.
Raggiungo il portone principale, entro nell' edificio e salgo le scale. Lì, in fondo al corridoio vedo la porta del suo appartamento. Mi faccio coraggio e busso un paio di volte. Ad aprirmi la porta é un Eric appena tornato dalla palestra che indossa soltanto un paio di pantaloncini sportivi. Per l'ennesima volta mi ritrovo ad osservare il suo corpo muscoloso e, ovviamente, lui se ne accorge.
«Solitamente quando incontri una persona e vuoi salutarla, la guardi negli occhi. Almeno negli Intrepidi e negli Eruditi é così...»
Eric mi fa entrare nel suo appartamento e chiude la porta.
Cerco una scusa per giustificare gli sguardi che gli ho lanciato, ma non riesco a fermare la domanda che vuole uscire dalla mia bocca.
«Tua madre insegna musica, vero?»
Gli occhi del capofazione si incollano ai miei.
«Sì, come fai a saperlo?»
«Era la mia insegnante. Siete identici»
Il ragazzo si perde per un attimo nei suoi pensieri, ma poi si rivolge a me.
«Penso che tu sappia di non essere qui per le pulizie. Ho usato quella scusa soltanto perché Quattro stava origliando la nostra conversazione in palestra.»
«Lo avevo immaginato»
«Ottimo. Se la cosa non ti mette troppo a disagio, ti chiederei di toglierti la maglia»
«Come scusa??»
«Hai delle ferite ancora aperte sulla schiena e fidati di me, tu non vuoi che si infettino. Quindi ti conviene toglierla, o lo farò io per te
La mia mente pervertita mi porta ad arrossire e la scusa migliore a cui riesco a pensare per uscire da questa situazione è veramente patetica.
«Non ho il reggiseno. É rimasto nel mio dormitorio fino ad ora.»
«Forse non te lo ricordi, ma te l'ho fasciata io la spalla un paio d'ore fa. E, se devo essere sincero, coprirti era il mio ultimo problema. Ho già visto dettagliatamente cosa hai sotto alla mia maglia, non mi scandalizzerò»
Inizio a tremare, preferirei avere la schiena piena di ferite infette che farmela medicare da lui. Ma sicuramente non ho scelta.
La mia riflessione dura troppo per i gusti del biondo che decide quindi di afferrare l'estremità inferiore della mia maglia e sfilarmela. Io arrossisco e adesso é lui a fissare il mio corpo. Con una mossa veloce cerco di salvare la poca dignità che mi é rimasta coprendomi. Eric mi solleva e mi appoggia sulla sua spalla. Mi porta fino al suo letto matrimoniale e mi stende lì a pancia in giù. Prende una cassetta di primo soccorso dal bagno e viene a sedersi accanto a me. Inizia a tirare fuori acqua ossigenata e batuffoli di cotone e inizia l'interrogatorio.
«Partiamo con una domanda facile. Chi ti ha riempita di tagli e lividi?»
«Raccoglievo la frutta quando ero nei Pacifici. Sono caduta più volte dai ciliegi, e a volte mi é capitato di atterrare su cespugli e rovi»
«Non devi mentirmi. Tutto quello che dirai resterà tra noi. Puoi fidarti di me»
«Come mai sei diventato così gentile tutto d'un tratto?»
«Faccio io le domande scricciolo»
«É stato il mio padre adottivo»
«Sei venuta negli Intrepidi per allontanarti da lui?»
«No, é morto. Ho scelto gli Intrepidi perché sono stati il risultato del mio Test Attitudinale»
«Posso farti un'altra domanda? Sentiti libera di non rispondere a questa»
«Certo»
«Sei la ragazza di mio cugino, vero?»
«Lo ero»
«Adesso hai trovato qualcuno di migliore immagino. Non è il fidanzato migliore del mondo»
«Quella con Jake é stata l'ultima relazione che ho avuto. E allora steso tempo anche la prima se devo essere onesta»
«Non l'avrei mai pensato»
«Perché?»
«Hai un corpo che piace»
«Io lo detesto, mi sento fragile e invisibile»
«Hai un corpo anello, le curve giuste e ti assicuro che tra quattro settimane avrai una muscolatura più che invidiabile»
«Grazie»
Non riesco a fare a meno di arrossire. Solitamente preferisco i complimenti sul mio carattere ma con Eric é diverso. Qualsiasi cosa vagamente gentile mi dica non riesco a non arrossire.
«Ho finito di sistemare le ferite. Ti accompagno al dormitorio. Hai già avuto abbastanza traumi in passato. Eviterei di aggiungere ad essi essere stuprata da uno degli uomini ubriachi che escono dal Pozzo»
«Grazie mille»
Mi rivesto e cammino accanto al capofazione fino al mio dormitorio. Vedendo che i miei compagni stanno già dormendo, Eric ne approfitta per scompigliarmi i capelli ed augurarmi la buonanotte.
Mi tuffo sul letto e sorrido come un' ebete finché il sonno non si impossessa di me.

Ruby - A Divergent fanfiction (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora