Capitolo 8

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Tornai a casa prima di Johnson. Iniziai a prepararmi per la rilassante serata.

Stavo truccandomi, quando sentii la porta aprirsi. "Eccomi", la voce di Jack si fece sentire dall'ingresso. "Stasera si unirà anche l'agente Pascal, sembrava scortese tagliarlo fuori".

Cazzo. Ma gliel'avrei fatta pagare.

Indossai intimo succinto ed un tubino, fasciante e corto, con la scollatura quadrata. Risaltava tutte le mie forme. I tacchi non potevano mancare.

"Wow, Miller, sei uno schianto!" urlò Jack quando mi vide uscire dalla camera.

"Ahahah, ma smettila". mi versai mazzo calice di vino rosso.

"Davvero, farai girare la testa a qualcuno. Hai un'abilità nel trasformarti la sera...". Mi guardava dalla testa ai piedi.

"Beh di giorno sono un maschiaccio, di sera una donna". dissi alzando il bicchiere verso di lui. Ridemmo.

Arrivati al ristorante, Jack aprì la porta per farmi entrare.

"Bello!", dissi appena vidi la pista da ballo al centro. Intorno vi erano panche e tavoli in legno, con sopra piccole lanterne e dei fiori. "Che posto carino", continuai e l'uomo mi sorrise.

Mi sentii quasi a casa. Che bella sensazione.

"Ecco, quello è il tavolo", indicò Johnson di fronte a noi, dall'altro lato del ristorante. Si sentiva un continuo vociferare e musiche di vario genere si susseguivano.

Da lontano vidi Pedro, che mi guardava con occhi ardenti, mentre camminavo con la mia lunga falcata, ancheggiando. Spostai i lunghi capelli di lato, sulla spalla. si toccò l'angolo della bocca col pollice.

"Buonasera a tutti", lo guardai con sfida.

Wilson azzardò a fare un fischio di apprezzamento, con tono scherzoso, e Pedro accennò un sorriso celato dai baffi, consapevole che fossi sua.

Mangiammo un gustoso antipasto, a base di salsa piccante e non so cosa, ma era davvero buono. Sulla panca ero seduta tra Jack e Pedro, che era alla mia destra, quindi c'era poco spazio tra noi.

Prima che la grande bistecca fosse servita, mi alzai, strusciando appena il fondoschiena sul fianco sinistro di Pascal, e mi gettai nella mischia sulla pista.

Iniziai a ballare, sinuosa, sotto il suo sguardo penetrante. Si morse le labbra e le toccò col pollice dove portava il tatuaggio, di nuovo.

Jack ballava scatenato, facendomi divertire solo a guardarlo, e quando suonò la baciata, mi invitò allungando il braccio.

"Miss Miller, mi farebbe questo onore?"

Scoppiai a ridere ed accettai l'invito, rivolgendo un sorriso all'agente capo che non si mosse di un centimetro, ma che ci osservava attento.

Jack era un omone di due metri e riusciva a trasportarmi senza quasi farmi toccare i piedi a terra. Ci divertimmo parecchio.

Quando finì la musica mi abbracciò forte facendomi mancare il respiro. Iniziavo a volergli bene.

Mi avvicinai al tavolo con gli altri colleghi e ovviamente Pedro mi guardava infastidito e con la mano appoggiata al fianco, ma il suo sguardo incazzato non faceva altro che eccitarmi.

Me lo sarei scopato nel bagno di quella bettola se me lo avesse chiesto.

Non mostrava il suo legame ed io rispettavo la sua decisione. Tra i colleghi eravamo come estranei. Tuttavia mi piaceva metterlo a dura prova.

Aveva la mano appoggiata sulla coscia, mentre con l'altra sorseggiava la birra. Feci cadere il tovagliolo e nel piegarmi per recuperarlo gli sfiorai il tatuaggio con le labbra, lo baciai. Non si mosse, mi guardò solo di sbieco, ma con ghigno divertito. Il suo pomo d'adamo fece lentamente su e giù.

AMOR LOCODove le storie prendono vita. Scoprilo ora