1. The Heavenly Demon

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Marineford, sede del Quartier Generale della Marina











"S-scusa, scusa! Non uccidermi!" esclamò il carcerato, indietreggiando di un passo per quanto le manette di agalmatolite glielo permettessero, "non volevo venirti addosso, p-perdonami."

La donna fissò prima lui poi la sua stessa spalla che era stata sfiorata per sbaglio da quell'idiota che non guardava dove metteva i piedi.

Inarcò il sopracciglio: l'uomo che le stava di fronte era un pirata praticamente sconosciuto alle cronache, tuttavia talmente scarso da farsi catturare da quei perfetti incapaci della Marina. Era palese che lo stessero trasportando al Quartier Generale di Marineford per processarlo.

"Tranquillo, non me la prendo con i pesci piccoli" lo rassicurò lei con un sorrisetto irriverente, "sono poco divertenti i tipi come te. Preferisco questi" gli spiegò, alludendo al sacco sgualcito che reggeva in perfetto equilibrio tra la scapola e il collo.

Il pirata sbiancò nel comprendere cosa ci fosse in quel sacco e se anche avesse avuto ancora qualche dubbio in merito, il tessuto per ironia del destino scelse proprio quel preciso momento per allentarsi leggermente e rivelare ai suoi occhi increduli la testa di un uomo morto.

"A-a! B-bene!"

Lei lo ignorò. "Con permesso, mi attendono ai piani alti."

"Signorina Visser" la salutarono con rispetto –e con un pizzico di timore- i due marines che stavano scortando il pirata in gattabuia.

Sahara Visser, questo era il suo nome: nota cacciatrice di taglie, tra i più abili in circolazione, seconda per fama probabilmente solo a Drakul Mihawk. La sua era una professione a tutti gli effetti, riconosciuta dal Governo Mondiale stesso, tanto che da qualche anno collaborava con la Marina. Ogni settimana catturava in media dai due ai tre pirati che si premurava di far recapitare belli che stecchiti al Quartier Generale o semplicemente a Impel Down, se erano abbastanza fortunati da non conoscere in profondità la sua lama.

Sbuffò annoiata mentre si addentrava tra le stradine dell'isola, gli occhi che lanciavano lampi a chiunque osasse guardarla per un tempo che lei giudicava troppo lungo.

I cittadini si spostavano al suo passaggio, riconoscendola al volo.

Beh, non che si stesse sforzando particolarmente per passare inosservata: la giacca scura lunga fino alle caviglie svolazzava attorno al suo corpo allenato, lasciata volutamente aperta sul petto e che non nascondeva la lunga spada nera che pendeva da un lato. Un corpetto di raso le stringeva il busto generoso, accentuando le sue forme già di per sé pronunciate. I pantaloni, al contrario del resto dell'abbigliamento, erano piuttosto larghi e comodi, in quanto in missione doveva essere pronta a lanciarsi in spossanti inseguimenti. Infine, degli stivali imbottiti ideali per il combattimento corpo a corpo chiudevano il suo eccentrico vestiario.

Come se ciò non la facesse balzare già eccessivamente all'occhio, due iridi di un azzurro trasparente, quasi bianco, facevano capolino nel volto dai tratti definiti, abbellito da una cascata di capelli ondulati del colore dell'ebano, lunghi fino al fondoschiena.

Come amava ripetere sempre: "io voglio che le mie vittime mi riconoscano prima di essere acciuffate. Per questo motivo evito di passare inosservata, mi priverebbe del divertimento della caccia."

I mormorii dei civili crebbero di intensità al suo incedere.

"E' proprio lei: Sahara Visser, la mietitrice di pirati."

"Non c'è criminale che sfugga alle maglie della giustizia se c'è lei sulle sue tracce."

"Ho sentito dire che in tutta la sua carriera ha catturato più di 10.000 tra assassini e ricercati del Governo."

La Ballata della CacciatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora