9. The Spy Who Loved Me

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Le gladiatrici la condussero al terzo piano del Colosseo e si fermarono davanti a una porta in legno che sembrava avere parecchi anni, consumata dal tempo e dagli agenti atmosferici.

"Entra pure. Dentro ti attende il sovrano."

Sahara annuì e abbassò la maniglia. Ai suoi occhi azzurri si rivelò una sala spartana, quasi spoglia ma con diverse lance appese alle pareti, assieme ad alcuni quadri raffiguranti storiche battaglie.

Su di un lato era posizionata una grande scrivania attorniata da diverse sedie ma Doflamingo non sedeva in una di quelle. La stava attendendo in piedi, le mani incrociate dietro alla possente schiena, sopra alla giacca piumata.

Quando la sentì sopraggiungere si voltò del tutto verso di lei.

"Lieto di conoscere il nuovo campione del Colosseo" l'accolse Doflamingo con un modo di fare stranamente accomodante, almeno per come si era sempre comportato con lei, "puoi lasciare la spada all'ingresso. Non avrai bisogno di usarla contro di me, ho già capito che l'avresti vinta" scherzò, dedicandole un sorriso cortese.

Sahara era sempre più sbalordita. Davanti a lei vi era una versione nuova quanto inaspettata di Doflamingo, la versione probabilmente abituata a trattare con gente proveniente da ogni isola remota del Nuovo Mondo.

Fece quanto detto e appoggiò a malincuore la spada sulla cassapanca.

Tanto non mi servirà, prendo il dono e levo le tende appena mi è possibile, pensò lei.

Doflamingo si avvicinò di un passo e ampliò le braccia muscolose, "Hai lottato con abilità e maestria, grandi virtù che non si vedono spesso dal vivo. I miei complimenti. Posso offrirti qualcosa? Del vino, dell'acqua?"

"Nulla, grazie" rispose sbrigativa Sahara, camuffando la voce con una cadenza più ombrosa. Si nascose maggiormente sotto al capello a visiera e mosse la testa in modo che i ciuffi scuri le coprissero quasi completamente il volto abbronzato.

Doflamingo si avvicinò alla scrivania e afferrò il piccolo forziere che racchiudeva il premio, "Qui, come promesso, è contenuto il dono per il vincitore. Sono un uomo di parola e sarà tuo. Prima, però, voglio scambiare due chiacchiere, così come richiede il protocollo ufficiale" le spiegò con tono calmo, "Sono curioso, chi ti ha insegnato a combattere?"

Lei abbassò se possibile ancora di più il timbro di voce rendendolo rauco, "Sono un'autodidatta."

Doflamingo accorciò le distanze, con il premio stretto nella mano destra, "Impressionante. Da dove hai detto di venire?"

"Non l'ho detto."

Il Re si aprì in un sorriso stranamente ospitale, ben diverso da quelli demoniaci che le rivolgeva in ogni occasione, "E non vorresti comunicarlo a questo interessato sovrano?"

"Preferirei mantenere la mia identità segreta."

"Rispetto la scelta di una persona che ha lottato con tanta bravura. Puoi andare, prendi pure il tesoro. È tuo" la congedò, porgendole l'oggetto.

Sahara tentennò un istante nell'afferrarlo, aspettandosi all'ultimo che lui si ritraesse e invece non accadde nulla di tutto ciò. Le sue piccole mani si strinsero attorno al forziere e lo portarono al petto davanti a un Doflamingo assolutamente calmo.

"Con permesso" disse quindi lei, dandogli le spalle.

Mosse un passo indietro con il forziere sottobraccio ma quando stava per avanzare ulteriormente si bloccò sul posto. Il suo corpo non rispondeva più agli stimoli dettati dal cervello e il forziere le scivolò via dalle dita, cadendo con un tonfo per terra.

La Ballata della CacciatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora