12. Licence to Kill

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Parata, attacco, finta.

Lo scontro era iniziato da diversi minuti.

Sahara provò un altro affondo ma con due pugnali, per giunta corti, non riusciva a dare il meglio di sé. Inutile mentirsi, le mancava la sua amata spada ed era forte la metà di come sarebbe stata normalmente, in un altro contesto.

Eppure nonostante gli evidenti svantaggi se la stava cavando piuttosto bene e Trafalgar Law iniziava ad avere il fiatone.

"Non avevo calcolato che qualcuno mi avrebbe messo i bastoni tra le ruote."

"Desolata" gli rispose lei prima di provare a colpirlo ruotando rapida il braccio; questa volta l'attacco andò a segno e uno schizzo insanguinato apparve sopra alla scapola di lui.

Law ringhiò dal dolore prima di schivare l'affondo successivo, facendo un balzo indietro.

"Ascoltami giovane pirata" prese a dire Sahara mentre si rimetteva in posizione eretta, "non voglio farti del male. Voglio solo che rinunci al tuo piano. Magari per sempre."

"Perché lo proteggi?" gli domandò lui, come se la donna non avesse appena parlato, "Doflamingo è un mostro, un assassino senza cuore. Merita di morire. Farò alla svelta, gli invitati nemmeno se ne renderanno conto."

"So chi è e cosa fa. Ma non posso permettertelo."

"Inutile raccontarcela: siamo alla pari e tu non mi consentirai di avvicinarlo. Ho capito" disse Trafalgar Law, prima di riporre la nodachi al sicuro sotto alla lunga giacca scura.

Lei annuì, incrociando le braccia al petto. Sapeva di avere di fronte un pirata razionale e gliel'aveva appena dimostrato.

"Scelta saggia eppure qualcosa mi fa pensare che nulla ti impedirà di riprovarci, in futuro."

Un sorriso appena accennato gli rivestì le labbra sottili, "Ognuno ha il suo destino. Il mio è questo" disse l'uomo prima di pronunciare: "Room. Shambles."

E così scomparve davanti ai suoi occhi, dove rimase solo una piccola pietra a testimoniare l'incontro appena concluso.

Sahara non perse tempo e portò il lumacofono alle labbra: "Tatsuke, sono io. Il bersaglio è comparso ma dovrei averlo fatto desistere. Continuo a monitorare la situazione a palazzo. Tu resta al porto."

"Ricevuto" le rispose al volo la marine, chiudendo la chiamata.

Sahara Visser si diresse imperturbabile verso la sala, come se non avesse appena finito di combattere in un duello all'ultimo sangue contro un membro della Flotta dei Sette. Si sentiva un po' sudata ad essere onesti e con ogni probabilità era pure parecchio malridotta, ma sperò che nessuno le prestasse troppa attenzione; dopotutto non era lei il gioiello della festa.

Con sguardo nuovamente vigile scrutò la platea degli ospiti e la trovò dimezzata rispetto all'inizio. Chissà quanto tempo aveva trascorso fuori, nei giardini, forse ore. Sospirando annoiata afferrò l'ennesimo calice di vino bianco da un cameriere e si ritirò sul balcone, dando le spalle al verde, così da non perdere di vista Doflamingo.

"Anche io dopo un po' non sopporto questo genere di eventi. E dire che un tempo trascorrevo la maggior parte della mia giornata nei casino."

Una voce piacevole, profonda e un pizzico sarcastica la condusse a girare il capo alla sua sinistra. Gli occhi azzurri si spalancarono dalla sorpresa quando si accorse di chi le aveva appena rivolto parola.

"Crocodile."

Il pirata la stava studiando con un'espressione assorta, interessata. La cicatrice orizzontale che gli attraversava il volto olivastro era più vistosa di quanto non sembrasse in manifesto e la donna si ritrovò a pensare che faceva una certa paura, visto così, nel buio della notte, con un sorriso spento a solcargli il volto piegato in un'espressione di superiorità.

La Ballata della CacciatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora