2. Live and Let Die

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Sahara non credeva nelle coincidenze e nemmeno nelle stronzate come il destino. Per lei esisteva la cruda realtà, i fatti e le scelte. Perciò le sembrò assai strano imbattersi in Doflamingo la settimana successiva al loro primo incontro. E le sembrò ancora più sospetto che il fattaccio si ripetesse ancora e ancora.

"Stammi a sentire, biondone" gli disse al terzo incontro, davanti al sobrio ingresso del Quartier Generale della Marina. Attorno a loro i marines camminavano tranquilli, ignorandoli come se non stessero dando spettacolo. Sahara difatti aveva sguainato la spada nera e l'aveva puntata senza esitazione alla gola del Re di Dressrosa, "mi stai per caso pedinando?"

Donquijote Doflamingo scoppiò a ridere e la fissò di rimando da oltre gli occhiali da sole che indossava sempre, non provando nemmeno a togliersi dalla traiettoria della lama come se non si trattasse di una reale minaccia. Rimase imperturbabile, incrociò le braccia al petto e al gesto la camicia bianca si tese attorno ai bicipiti muscolosi, "Inizio a pensare che la cosa ti piacerebbe" la istigò inclinando il possente collo di lato, "Mi dispiace infrangere i tuoi sogni sul sottoscritto ma sono qui solo perché quei babbei del Governo richiedono i miei servigi."

"Mi piacerebbe?" riprese lei, "Nessuno vuole essere pedinato di proposito. In che mondo vivi?"

"Nessuno tuttavia è come me" replicò lui, avvicinandosi di un passo e dimezzando le distanze tra i loro corpi accaldati dall'arsura estiva.

Pochi centimetri li separavano mentre lui con l'indice abbassava lentamente la spada e la portava a scendere verso il basso fino al fianco di lei, sempre senza smettere di fissarla con un assurdo ghigno. Si leccò il labbro inferiore con la lingua e Sahara si ritrovò a seguire il gesto ammaliata, desiderando essere leccata da quella bocca peccaminosa in punti molto più sensibili.

Che cosa??? Stava fantasticando davvero sulla lingua di Donquijote Doflamingo?

Mannaggia ai suoi ormoni.

Doveva farsi una scopata a breve o sarebbe arrivata a trovare affascinante pure un tronco di un albero.

Così buttò fuori dalla bocca una frase dura per riprendere il controllo della situazione: "Ti conviene essere lontano da me quando il Governo abolirà la Flotta dei Sette e potrò dunque riscuotere la tua cazzo di taglia, perché se continui a infastidirmi sarai il primo a cui darò la caccia" lo minacciò, sperando di essere sembrata abbastanza seria mentre rinfoderava la lama. Per quell'unica volta non l'avrebbe sgozzato, al diavolo, era su un suolo pubblico e poi c'erano troppi testimoni da mettere a tacere.

"Fufufu di solito preferisco essere il predatore e non la preda ma per quel giorno mi impegnerò nel farmi trovare da te" replicò lui con sempre un assurdo sorriso di aspettativa cucito sulle labbra, "non vedo l'ora."

Al quinto incontro, che si tenne il mese successivo, Sahara non ne poteva più.

Provò ad ignorarlo quando vide che si aggirava pigramente per i lunghi corridoi; era quasi riuscita a superarlo e a non farsi beccare o almeno così pensava finché la voce calda di lui non la pietrificò sul posto: "Non si salutano più le vecchie conoscenze?"

"Noi non siamo conoscenti. Non siamo nulla, ad essere precisi."

"Quanta passione nel tuo tono. Mi chiedo se la utilizzi anche in altri ambiti ben più interessanti fufufu" Sahara lo guardò male come al solito e lui ne approfittò per affiancarla mentre lei provava a oltrepassarlo, "il tuo sguardo di sfida è intrigante."

"E' lo sguardo di chi è vicino a perdere la sacrosanta pazienza!" sbuffò lei, accelerando il passo.

"Se è come dici ti conviene lavorarci sopra o potrei arrivare a credere di piacerti più del consentito."

La Ballata della CacciatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora