2. KARAN

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Osservo quel pallone gonfiato che è futuro Re dei due regni e sua madre - Mela verde, Mela bianca, Maria neve, o come si chiama - uscire dal palazzo del Re Azzurro e della Regina Cenerentola. 
Il ramo su cui mi poggio scricchiola non appena lui vi passa sotto, cosa che gli fa alzare gli occhi nella mia direzione. Mi arrampico più su. 
«Tutto bene, tesoro?»
«Si, madre. Mi era parso di scorgere qualcosa sull'albero» risponde il principino.
Soffoco una risata.
Visto da sopra assomiglia così tanto ad un pezzo di legno con qualche capello in testa: la schiena perfettamente ritta, la figura mingherlina, il portamento perfetto e quei capelli ricoperti di così tanta gelatina da poter ricoprire le teste dell'intero regno.
Volto la testa, lasciando perdere i due reali, in direzione del castello. 
Imponente, maestoso e... inutile.
Inutile, ridicolo e pacchiano.
Il Mondo Reale vanta di tanti castelli decisamente più belli e meno sfarzosi. 
Fisso le finestre, con i vetri lucidati e le tende bianche riposte lateralmente, in modo tale che l'interno venga illuminato non solo dagli infiniti diamanti della corona della Regina.
Una delle infinite finestre, però ,viene ombrata.
Nonostante sia una sagoma umana esile quella che vi si para davanti, rende tetro l'ambiente circostante, contrastando in malo modo con la luminosità dell'affaccio.
Come se le tenebre fossero la sua ombra.

Pare guardarmi per un secondo, anche se la distanza potrebbe giocarmi brutti scherzi. 
Decido comunque di volare via.
L'unica cosa favorevole dell'essere figlio di Peter Pan è proprio questo: il dono di saper volare.
Sorvolo su tutto il Regno Azzurro, memorizzando i prossimi luoghi in cui potrei fare visita.
La panetteria che ho scassinato e derubato qualche giorno fa ora è chiusa.
Sorrido.
Questo Mondo pian piano dovrà cadere in tanti piccoli pezzi; morire di una morte lenta e senza magia, senza speranza.
Esattamente com'è morto lui.

Visto da sopra il nostro piccolo castello, costruito come se fosse una casa sull'albero, sembra un puntino marrone nel bel mezzo di una lunga distesa verde.
Plano in picchiata, rallentando solo a pochi metri di distanza dall'ingresso.
Poggio i piedi per terra e la sensazione è sempre la stessa: voler tornare in aria, tornare a volare per non fermarmi mai più.
Non c'è un'unica ragione in questo Mondo che mi invogli a non fuggire, a non volerlo distruggere.

Entro nel castello, trovando i domestici correre da una parte all'altra. La mia presenza però sembra placare i loro animi irruenti.
Qualcuno mi afferra per le braccia. 
Il profumo di miele dei capelli di zia Trilli mi avvolge completamente. 
«Tu ora vieni con me, giovanotto.»
«Zia! Cosa succede? Lasciami!» provo a sfuggire dalla sua presa, ma le fate possiedono molta più forza di ciò che possa sembrare.
Trascinandomi, mi conduce verso la Sala del Tronco, una rivisitazione delle solite sale del trono, solo perché al centro vi è posto il busto di un albero.
Lì ci sono i miei genitori: mamma con il viso bianco, chiaramente spaventata; papà con le braccia conserte e un'espressione seria.

«Karan. Dove sei stato?» esordisce lui, mentre zia Trilli richiude la porta alle nostre spalle.
«In giro, come sempre» mento, con un'alzata di spalle.
«In giro, eh?» dice, avanzando verso di me.
«E questi da dove vengono?» alza la mia casacca, e da dentro vi cadono monete d'oro e pasticcini.
«Non sono cose che ti riguardano» lo fisso.
Non ho mai temuto mio padre e sicuramente non inizierò adesso.
«Si che mi riguardano, Karan! Hai idea di quali notizie arrivano dal Regno Azzurro? Sei un pericolo. Esci all'alba per tornare solo a notte fonda, portando con te chissà chi e chissà cosa! Derubando gli artigiani, i panettieri e perfino le modiste! Vai in giro seminando terrore» mi urla contro.

Un singhiozzo soffocato attira la mia attenzione.
«Non... Non è così che ti abbiamo cresciuto, bambino mio» piange mia madre, asciugandosi le lacrime che copiosamente continuano a rigarle le guance rosee.
Mio padre le circonda le spalle con un braccio, attirandola a sé in un abbraccio in cui continua a piangere.
«Il Re Azzurro vuole rinchiuderti, Karan» esordisce zia Trilli, che fino a quel momento era rimasta in disparte dietro le mie spalle.
«L'ho sentito discuterne con le guardie oggi, mentre ero a Palazzo.»
Zia Trilli era la cugina della Fata Madrina di Cenerentola, e questa parentela le aveva permesso di svolgere lo stesso ruolo, solo che alla principessa.

I miei genitori si voltano prima verso di lei, successivamente verso di me.
«Hai sentito? Cos'hai intenzione di fare ora?» nuovamente incrocia le braccia al petto, con un'espressione sfinita.
«Assolutamente...» li guardo uno per uno.
Nei loro occhi leggo la stessa speranza che un tempo ero intenzionato a colmare, ma non per loro.
Per lui.
Ma io ho smesso di credere nella speranza, nella magia.
«...nulla.»

(NOT) A FAIRYTALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora