Rientro in casa convinto che questa sia ancora addormentata, essendo ancora piuttosto presto.
Sento le guance dolermi per un sorriso idiota che ho tenuto per tutto il tragitto di ritorno.
L'incontro con la Principessina mi ha stravolto, nonostante lei sia stata distante tutto il tempo, sempre fermamente intenzionata a massacrarmi in chissà quale modo.
Ma un'unica cosa mi ha consumato persino l'ultimo capello: il suo sorriso. Un sorriso stupidissimo, come se non ne avessi mai visto uno.
Odio questa sensazione che sento crescere all'altezza dello stomaco, sapendo benissimo che dovrei ucciderla.
Come vorrebbe fare lei con te, mi ricorda la mia cara voce interiore.
<<E come farò io con tutto il suo prezioso Mondo>> sussurro tra me e me, con un sorriso soddisfatto sulle labbra, stringendomi la pancia illudendomi di poter alleviare questa detestabile sensazione.
Sono convinto si tratti di un'emozione passeggera dovuta all'interazione più intensa del solito, lo scambio di battute e la rabbia che mi provocava la vista dei suoi lividi sul collo. Il muro che mi sono costruito attorno al cuore, dopo la morte di Murph, è inscalfibile. Difficilmente qualcuno vi entra, così come vi esce. La lista è più selettiva di quelle di un ballo reale.
Sarà anche la fame, amico.
Torna la mia voce a cui decido di dare ragione: non metto nulla sotto i denti da ieri mattina.
Afferro una mela rossa come il sangue dal centrotavola in legno, pulendola sulla giacca nera che indosso.
Ne addento la superficie, assaporando il succo che mi scorre sulle labbra su cui prontamente scorre la mia lingua furtivamente.
Mi dirigo verso camera mia per riposare quando una presenza alle mie spalle mi invoglia a voltarmi.
Ron, con una faccia assonnata, mi fissa stropicciandosi un occhio.
«Buongiorno bellezza!» lo saluto, più entusiasta del solito, con la bocca piena da un precedente morso.
Ancora intontito, mi guarda dalla testa ai piedi.
«Stai uscendo? Non è presto?» mi chiede, con voce rauca, quasi avesse incastrato in gola un tronco.
Scuoto la testa, ingoiando un pezzo di mela.
«In realtà sono appena rientrato, non riuscivo a dormire» passo la mano libera tra il ciuffo scuro e ribelle.
Ron annuisce, reprimendo uno sbadiglio.
«Soliti incubi?» chiede.
Ron è l'unica persona a sapere di Murph, dei miei ripetuti incubi e delle visite ricorrenti nel Mondo Reale. Gli sono sempre stato grato di non intromettersi più del necessario: è il mio cruccio, non voglio che altri ne sopportino il peso.
«Si, nulla di nuovo» agito la mano con noncuranza.
«Mh,mh» mugola lui. Mi guarda come se cercasse di leggermi qualcosa dentro.
«E dove sei stato?» aggira il tavolo, per raggiungere una caraffa di latte poggiata su di un piano.
Con estrema lentezza si versa il contenuto della brocca in un calice arrugginito.
«In giro, come al solito» rispondo, rimanendo vago.
Annuisce di nuovo, portando le labbra a sorseggiare un po' del liquido.
«E dimmi» riprende, giocando con il calice mezzo vuoto, «eri solo?»
Lo guardo stranito: non è da lui rivolgermi tutte queste domande sui miei viaggi notturni.
«Che differenza farebbe?» incrocio le braccia sul petto. Il resto della mela racchiusa nel palmo della mano, con il suo succo che mi cola lungo la giacca nera.
«No, così. Ero solo curioso» risponde, battendomi di gran lunga in fatto di vaghezza.
Inclino la testa su un lato, alzando un sopracciglio. Le braccia mi ricadono lungo i fianchi e un lieve "come vuoi tu" scorre velocemente dalle mie labbra.
Mi giro, deciso di giungere in camera mia e finalmente dormire, ma il respiro pesante di Ron mi blocca sul posto.
«E' che sei strano ultimamente, K. Esattamente dalla sera del ballo. Hai la testa tra le nuvole, che ti prende? C'entra qualcosa la tua famiglia? Il Mondo Reale?» chiede; percepisco la preoccupazione nella sua voce e un moto di affetto mi travolge, facendomi quasi venir voglia di abbracciarlo e ringraziarlo per la sua apprensione nei miei confronti, nonostante non mi deva assolutamente nulla. Ho detto quasi.
Ti stai indebolendo.
Chi te l'ha chiesto? Stupida vocina.
«E' solo per il nostro piano. Anche alcuni pezzi grossi sono dalla nostra parte» rispondo con un'alzata di spalle. Il che in parte è vero, ormai le mie ore di veglia sono completamente dedicate alla nostra Distruzione.
«Non lo so, Karan. Non dico che questo piano non funzionerà, ma... Ne abbiamo avuti, ideati, studiati tanti altri e tu non sei mai stato così. C'è qualcosa i diverso in te, è come se qualcosa ti avesse rianimato.»
Fuori non mi muovo, ma dentro ho sentito la mia lingua cadermi fino in fondo allo stomaco.
Avendo completamente dimenticato l'uso della logica, mi defilo con un veloce "non preoccuparti, se fosse successo qualcosa lo sapresti".Sbatto la porta in legno una volta arrivato al sicuro in camera.
Nemmeno se mi fossi spogliato davanti al mio amico mi sarei sentito così nudo sotto ai suoi occhi.
Senza nemmeno capire il vero significato delle sue parole, mi ritrovo ad interrogarmi su di esse.
Possibile che qualcosa mi abbia rianimato senza che io me ne accorgessi?
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(NOT) A FAIRYTALE
ChickLitQuesta non è una favola. Anya è la figlia di Cenerentola. E' destinata ad essere la futura regina dei due regni, sposando infatti il figlio di Biancaneve. Teme quest'unione più di qualsiasi altra cosa fino a quando diventare Regina non diventa una g...