Capitolo 2

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«Nel riflesso dorato del tramonto, danzavano le ombre dei ricordi, tessendo un intreccio di luce e malinconia nell'anima.»

Declan

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Declan

Affondo lo sguardo fuori dalla vetrata, cercando di calmare la tempesta dentro di me. Le mani nelle tasche, i muscoli della schiena tesi per la rabbia. Alle mie spalle, la porta cigola e si apre. Un'ondata di profumo di Adeline invade il mio ufficio. Solitamente, quel profumo mi inebria, mi eccita, accende in me un fuoco primordiale. Ma in quel momento, ero così furioso che l'avrei strangolata con una mano sola, senza un briciolo di rimorso.

«Volevi vedermi?» La sua voce è esitante, segno che sa esattamente perché l'ho convocata.

Conosce la ragione della mia collera, la sente nell'aria. Mi chiedo se ha preso in considerazione l'idea che la ucciderò.

Mi volto lentamente, il mio sguardo freddo la trafigge. Inizio a camminare verso di lei, ogni passo misurato, carico di tensione. Lei rimane ferma, le braccia incrociate sul petto, quasi a proteggersi o forse a sfidarmi, mettendo in risalto il seno prosperoso. Cerca di mantenere la calma, ma vedo un'ombra di paura nei suoi occhi.

La mia domanda é solo una: «Come cazzo ti é saltato in mente?»

Il silenzio che segue è pesante, carico di aspettative. Adeline deglutisce, ma non risponde subito. I suoi occhi cercano i miei, cercando forse un barlume di comprensione o una via d'uscita. Ma tutto ciò che trova è ghiaccio e furia.

«Aveva bisogno di un lavoro.» Mi spiega, come se me ne fregasse un cazzo e fosse un problema mio.

Non fa domande. Non mi chiede come lo so o come l'abbia capito, mi è bastato sentire il suo cognome e guardarla negli occhi. Evie Rule è identica a quella cagna di sua madre, tanto da non mettere in minimo dubbio ciò che penso chi sia.

Alzo gli angoli della bocca e mi lecco le labbra, assaporando il momento. Le afferro il viso con le dita, affondando nelle sue guance.

«Quindi...» Ringhio, la voce carica di veleno. «Hai pensato bene di offrire alla figlia di quella puttana che ha rovinato la mia famiglia un posto di lavoro al mio fianco, giusto?»

I suoi occhi castani vacillano, un lampo di terrore attraversa il suo sguardo. «Dec-»

Stringo di più, incitandola a fare silenzio perché non ho ancora finito di parlare. Le sue parole si spezzano come vetro sotto la pressione delle mie dita.

«Adesso, sinceramente, tu che mi conosci abbastanza bene da sapere cosa posso essere, dimmi Adeline...» La fisso dritto nelle iridi, senza alcuna pietà. «Perché hai pensato che portarla qui fosse una buona idea?»

Lei rimane in silenzio, il suo respiro affannoso riempie l'aria, facendo crescere il mio nervosismo. Dopo un tempo che sembra eterno, mollo la presa. Adeline fa un passo indietro, schiarendosi la voce, cercando di raccogliere il coraggio per rispondere.

Fire in my bloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora