Capitolo 11

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«Il tormento è l'ombra silenziosa che accompagna ogni anima inquieta, trasformando la quiete in tempesta e il pensiero in prigione.»

Evie

I giorni si mescolano l'uno nell'altro, un susseguirsi di ore che si trascinano veloci come il vento, ma l'aria nell'ufficio diventa sempre più densa. Declan mi ignora, mi evita come la peste, si limita a darmi degli ordini e io non riesco a capirne il motivo. Ogni incontro mancato, ogni sguardo evitato, aggiunge peso al mio cuore. Ripenso a quel momento a casa mia, al modo in cui mi aveva toccato, alla tensione elettrica tra di noi. Era come se avesse visto qualcosa in me, qualcosa che lo spaventava.

Ma ora, tutto ciò che vedo è il suo freddo distacco.

Mi alzo dalla scrivania e vado alla finestra, guardando fuori e il mondo é così piccolo dal trentesimo piano.

Anche a casa tutto sembra più complicato. Amy mi evita e non mi parla, e non capisco il perché: è così difficile avere a che fare con un'adolescente. La sua ribellione silenziosa e i suoi silenzi sono più dolorosi di qualsiasi discussione.

Torno alla mia scrivania.

Faccio scivolare la penna sul tavolo che ho ancora in mano e mi siedo, rilasso le spalle contro la sedia.

Un colpo di tosse mi scuote i polmoni ed io non ne posso più. La sensazione di soffocamento è costante, un peso che non riesco a scrollarmi di dosso.

Immergo la mano nella borsa e tiro fuori il foglietto con i vari esami che mi ha prescritto il medico. Lo osservo, leggendo le parole come se fossero in una lingua straniera. Lo esamino. Dovrei fare questi esami, lo so.

Mi sporgo verso il PC, il cursore tremolante mentre digito sulla pagina dei costi medici. Quando finalmente appaiono, il mio cuore si ferma e il respiro si blocca: sono troppi soldi. Sbianco. Queste spese minacciano di togliere fondi dal conto che ho messo da parte per mia sorella.

Osservo i numeri sullo schermo, sentendo il peso delle responsabilità gravare sulle mie spalle. Ogni centesimo tolto al fondo di Amy sarebbe un passo indietro nella mia promessa di garantirle un futuro migliore.

La mia mente corre, cercando soluzioni alternative, ma ogni opzione sembra impossibile.

Il pensiero mi tormenta: e se non riuscissi ad accumulare abbastanza per mantenere la mia promessa? La paura di fallire mi stringe il petto. Con un sospiro pesante, mi passo una mano tra i capelli.

Le risorse sono limitate e il tempo non è dalla mia parte. La realtà mi colpisce con forza. L'idea di trovare un secondo lavoro mi sfiora la mente, ma non so se riuscirei a reggere.

Un altro colpo di tosse mi scuote, e sento il sapore metallico del sangue.

«Evie?»

La voce di Declan mi colpisce alle spalle come un dardo avvelenato. Chiudo con forza lo schermo del PC, stropiccio il foglio medico e lo faccio scivolare nel cestino sotto la mia scrivania.

«Sì?» Mi volto verso di lui, alzandomi in piedi con una finta calma.

«Che stai facendo?» Aggrotta la fronte e si avvicina, il suo sguardo indagatore mi fa sentire nuda e vulnerabile.

«Niente.» Mi schiarisco la voce, cercando di sembrare disinvolta.

«Non ti pago per fare niente.» La sua voce è tagliente come una lama. «Vai a prendermi le cartelle del progetto del Torres Building.»

Aggrotto la fronte, stringo i pugni ed ingoio il rospo. Mi sposto, ma quando gli passo accanto non riesco a trattenermi.

«Stronzo.» Sibilo a denti stretti, un sussurro carico di odio.

Fire in my bloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora