Capitolo 3

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«Nel silenzio della solitudine, ho scavato fino alle profondità dell'anima, cercando risposte che nemmeno il cuore sapeva dare.»

Evie

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Evie

Declan Way è senza dubbio un figlio di puttana.

Non sono nemmeno al terzo giorno di lavoro e già mi sta facendo vivere un incubo. Mi chiama di continuo, impartendomi ordini come se fossi la sua serva personale. Ogni volta che squilla il telefono, mentre me ne sto nella piccola stanza in cui mi ha collocata, sento i nervi tremare, sapendo che dall'altro capo della linea c'è lui pronto a darmi un'altra direttiva.

Adeline, con la sua saggezza e il suo pragmatismo, mi ha consigliato di tenere la testa bassa e di non rispondere alle provocazioni. Mi ha spiegato che Declan lo fa apposta, vuole testarmi, vedere quanto resistenza ho prima di crollare in modo da avere una scusa per mandarmi via.

È un gioco di potere, chiaro come il sole, e io sono la sua pedina. Non posso permettermi di sembrare debole ai suoi occhi, non se voglio sopravvivere in questo suo ambiente spietato.

E così, eccomi qui, a fine giornata, nel suo ufficio. Declan è seduto dietro la sua imponente scrivania, i gomiti piantati sulla superficie in vetro che riflette la luce degli ultimi raggi di sole, il suo sguardo acuto è fisso sul progetto che studia da ore. I suoi occhi si muovono rapidamente, analizzando ogni dettaglio con una concentrazione quasi maniacale.

Se c'è una cosa che ho imparato su di lui in quella manciata di giorni, è che è incredibilmente brillante nel suo lavoro. Progetta edifici con una precisione e una creatività che non ho mai visto prima, nessuno potrebbe negare il suo talento. Ogni linea, ogni curva, ogni minimo dettaglio è studiato con cura meticolosa. Sembra non esserci spazio per errori nel suo mondo, e questo lo rende tanto geniale quanto spietato.

Lo osservo in silenzio, lasciando che i miei occhi si distacchino per un attimo dagli appunti che sto scrivendo sulla sua agenda. Il fruscio della penna che scivola sulla carta si fonde con il ticchettio dell'orologio, e in quel breve momento di distrazione non posso fare a meno di ammirare la sua dedizione. C'è una fermezza nei suoi movimenti, un'intransigenza nella sua postura che parla di un uomo abituato al controllo, alla precisione. È una qualità che in qualche modo mi affascina, anche se la sua arroganza mi fa ribollire il sangue.

Mi costringo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi intensi e penetranti, ma è impossibile ignorare la figura che ho di fronte. È bello, dannatamente bello, nei suoi completi eleganti che avvolgono perfettamente il suo corpo atletico. Il tessuto pregiato delle sue giacche contrasta in modo quasi provocatorio con l'inchiostro nero delle tatuaggi che sfuggono appena dal colletto della camicia e dai polsini.

Sento un miscuglio di emozioni che mi pervadono: ammirazione, irritazione, attrazione. Ogni gesto che compie è un richiamo, una sfida che mi spinge a conoscerlo meglio, a decifrare l'enigma che rappresenta. Eppure, c'è una parte di me che sa quanto pericoloso possa essere avvicinarsi troppo a un fuoco così ardente.

Fire in my bloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora