Il tanto atteso evento del fine settimana era finalmente arrivato.
Louis ebbe l'impressione che sua moglie volesse punire sua madre, dimostrarle che nonostante l'avesse data in sposa senza il suo consenso, stesse vivendo la vita che ha sempre desiderato.
La giovane non aveva tutti torti, il loro matrimonio si era in pochi anni rivelato un fiasco, la vita a corte una noia mortale e il popolo francese tutt'altro che accogliente nei suoi confronti.
La sala da ballo fu rivestita di mille colori, poiché il tema scelto fu un ballo in maschera, così da festeggiare l'imminente carnevale.
Louis, dal canto suo, non aveva alcuna voglia di presentarsi, pur sapendo che gli sarebbe toccato, poiché l'assenza del re avrebbe fatto già fin troppo scalpore.
Leggeva tranquillo alla sua scrivania, quando qualcuno bussò:
«Avanti» invitò lui.A testa china il riccio fece il suo ingresso, e fra le mani aveva uno dei tessuti più pregiati.
«Il suo abito da cerimonia, vostra altezza» non gettò nemmeno uno sguardo sul pizzo, troppo preso dai delicati lineamenti del giovane.
A quel punto s'alzò in piedi, mettendosi di fronte al ragazzo, così che potesse vestirlo.
Il ragazzo si mise in ginocchio, e alzò finalmente lo sguardo verso il suo signore.
«Col vostro permesso, vostra altezza?» il principe si limitò ad annuire, accecato dalla visuale e dal tono roco del fanciullo.
Cominciò a sfilargli gli scarponi, poi i calzoni, s'alzò lentamente per sbottonargli la camicia.
Il principe avvampò, ma tentò di non farglielo notare evitando di guardarlo.
Il vestito si rivelò scomodo, ma non aveva alcuna intenzione di guastare il momento, lasciò che glielo facesse calzare piano piano.
Riusciva a sentire l'incessante respiro sul suo collo, e tremare, come se lo avesse fra le sue braccia.
«Sua altezza reale, la regina, ha espresso il desiderio di danzare con lei stasera, e inoltre mi ha chiesto di informarla dello spettacolo teatrale che vi sarà in vostro onore, mio signore» sputò tutto d'un fiato.
«Riferitele che la mia risposta è affermativa» il ragazzo annuì mentre stringeva bene i fiocchi dell'abito.
La curiosità lo divorava, pur sapendo che con una sola mossa errata, si sarebbe potuto giocare la reputazione.
Il ragazzo era pur sempre inglese, se ad adatto compiuto lo avesse rispedito a casa avrebbe sparso la voce, perciò decise di essere cauto, così da conquistare la sua fiducia.
«Ditemi ragazzo, vi trovate bene in Francia?» domandò sorprendendolo.
«Divinamente, vostra altezza, il tenore di vita è alto qui a corte, e la vita sembra scorrere leggera»Aveva un registro fin troppo alto, quasi aulico, così tanto da insospettirlo, il ragazzo era pur sempre un servo.
«E ditemi, in Inghilterra istruiscono persino voi domestici?» ridacchiò.
«La mia patria istruisce chiunque, persino i ragazzini provenienti dalle zone rurali. Suppongo sia una sorpresa per voi sapere che anche i figli dei bottegai possano avere cultura, no?»«Ti hanno mai detto che sei fin troppo insolente?» chiese pur non essendo realmente irritato, bensì divertito da tanta sfacciataggine.
«Mi perdoni, vostra altezza, è che non ho l'abitudine di essere gentile con dei tiranni, il mio paese non lascia che la plebe muoia di stenti...»
Louis non ci vide più dalla rabbia, afferrò il ragazzo per il collo, e lo spinse contro il muro.
Gli parve di vedere della soddisfazione nei suoi occhi, come se quello fosse il suo scopo.
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Les péchés du roi || Larry Stylinson
FanfictionIl giovane erede al trono di Francia, Louis Tomlinson, ha poco più di vent'anni, un matrimonio ancora da consumare e un popolo stremato a cui badare. Il tempo, fra le mura di quel palazzo, gli sembra scorrere inesorabilmente lento e senza alcun moti...