Les mensonges du favori

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È notte fonda a palazzo, la luce flebile delle candele illumina i corridoi, ma il riccio sembrava incapace di prendere sonno.

Quella sera gli era stato affidato l'incarico di badare alla neonata, il ché comportava molte più responsabilità di quelle che solitamente gli veniva richieste.

Emanava un buon profumo, come se poggiasse le narici fra le scorrevoli pagine di un libro nuovo.

Ridacchiava di continuo, probabilmente giocava a tenerlo sveglio, e lo osservava curiosa con quegli occhioni, mentre le sue manine perlustravano il suo viso.

«Ma guarda che ficcanaso, non mi lasci dormire e mi scruti persino il viso!» esclamò facendole il solletico.

A Harry bastò poco per affezionarsi a quella bambina sempre allegra, che nonostante ciò veniva denigrata un po' da tutti solo perché non fosse l'erede maschio tanto atteso.

Louis, dal canto suo, stravedeva per lei, ormai a ogni loro passeggiata nei giardini quella piccoletta si infiltrava.

Il re adorava stringerla fra le sue braccia, percepirne il calore, confessò lui che nonostante il suntuoso palazzo fosse a tutti gli effetti di sua proprietà, sentiva che quella bambina fosse la sua unica cosa.

Era l'unico legame di quella menzogna che gli dava benessere, eppure tutti facevano pressione affinché venisse subito sostituita non appena la regina si sarebbe rimessa in forze.

Harry la poggiò fra le sue coperte, ma quella bambina non voleva saperne di prendere sonno, e allora i giochi continuavano.

«Ma lo sai che un giorno sarai regina? Sì che lo sai! Sì che lo sai!» prese a farlo il solletico.

Accostato all'uscio della porta, Louis non si fece notare, voleva godersi quella visuale senza filtri.

Le due persone più importanti della sua vita che andavano di amore e d'accordo, pur non necessitando di tante parole.

«Non vorrei interrompere l'ora dei giochi, ma è l'ora della nanna» li interrompé.

Harry sbuffò e prese in braccio la bambina: «Hai visto com'è noioso papà? Sì, è proprio un pignolo, noi qui ci stiamo divertendo e lui tiene conto delle lancette»

Il re rise e si sedette accanto a loro.
«Non ti preoccupare, papà adesso ti porta via da questo puzzolente contadino inglese»

Dovette vedere la bambina al suo papà, che tutta contenta giocava con il suo accenno di barba.

«È proprio bella, Lou, e ha i tuoi meravigliosi occhi!» si complimentò.
«Ma guarda quanti complimenti stai ricevendo, sei proprio una brava bambina, non è così?»

Scoprire un nuovo lato di Louis fu sorprendente e meraviglioso, sembrava non avere alcun legame con la sua famiglia, e finalmente potevano costruirne una.

«Hai parlato col delegato di cui mi hai parlato?» indagò il riccio.
«Ti preoccupi troppo, andrà tutto bene, abbiamo già attuato delle riforme» liquidò lui il discorso.

«Se dovesse succederti qualcosa come mai potrei perdonarmelo?» il re poggiò la mano libera sulla sua guancia.

«Ti assicurò che non c'è nulla di cui ti devi preoccupare, il popolo mi è devoto e non mi farà del male» lo rassicurò.

Il riccio prese la mano del suo amato e ne baciò le nocche per poi alzare lo sguardo.

Il suo sguardo era segnato da un'ombra di preoccupazione, le sopracciglia erano aggrottate, creando solchi profondi sulla fronte.

Gli occhi, solitamente vivaci, erano ora cupi e fissi in un punto lontano, persi in pensieri angoscianti.

Le labbra erano serrate, mentre i muscoli del viso si tendevano in un'espressione di evidente turbamento.

Les péchés du roi || Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora