Era una ventosa mattina d'ottobre, Parigi si destò sotto un cielo limpido e azzurro, come se la natura stessa avesse deciso di benedire quel giorno tanto atteso.
Le strade, già vive di frenesia, si erano vestite a festa: ghirlande di fiori adornavano i balconi, bandiere sventolavano con orgoglio dai tetti e le campane delle chiese risuonavano gioiose, diffondendo la lieta novella in ogni angolo della città.
Il re e la regina avevano dato alla luce il loro erede, Louis Joseph , e la città si preparava a celebrare con una magnificenza senza pari.
Nel cuore della città, una maestosa carrozza dorata, trainata da sei splendidi cavalli bianchi, attendeva.
Il rullo dei tamburi e le fanfare annunciavano l'inizio della processione reale.
Louis, con il petto gonfio d'orgoglio e il volto illuminato dalla gioia, sedeva accanto alla sua regina, che cullava tra le braccia il neonato principe.
Il popolo, accorso da ogni dove, affollava le strade, spingendosi per avere un breve sguardo del futuro re.
La carrozza avanzava lentamente, come per permettere a ogni suddito di partecipare a quel momento storico.
Petali di rosa piovevano dall'alto, lanciati con affetto dalla folla esultante, mentre ovunque risuonavano grida di gioia e canti di festa.
I bambini, con gli occhi spalancati dalla meraviglia, sventolavano piccoli stendardi con il giglio borbonico, simbolo della dinastia reale.
Attraversando le vie principali, la processione giunse infine in piazza della Concordia, dove un mare di volti ansiosi e sorridenti attendeva impaziente.
All'imbrunire, un'esplosione di colori illuminò il cielo: i fuochi d'artificio, riflettendosi nelle acque tranquille della Senna, danzavano in un balletto di luci che sembrava non avere fine.
Le note di musicisti itineranti riempivano l'aria, mentre vino e dolci venivano offerti generosamente in ogni angolo, amplificando l'atmosfera di euforia collettiva.
Louis, sollevando con delicatezza il piccolo principe, lo mostrò alla folla che esplose in un fragoroso applauso, seguito da un coro incessante di «Vive le roi! Vive le prince!».
Le lacrime rigavano il volto del re, commosso dalla vista del suo popolo unito in una gioia sincera e profonda.
Mentre la notte avvolgeva Parigi in un abbraccio stellato, la festa continuava nei cuori di tutti.
Versailles brillava di una luce nuova, accogliendo nobili e dignitari che brindavano al futuro della dinastia Borbone.
Ma era Parigi, con il suo popolo festante e il cuore colmo di speranza, il vero teatro di quella giornata indimenticabile.
Una promessa di prosperità e di nuove albe si diffondeva nell'aria, come un sussurro di felicità che avrebbe riecheggiato nei secoli a venire.
Il grigiore pareva regnare soltanto in una delle numerose sale del maestoso palazzo.
Harry, ormai consumato da quella sua depressione che il medico giustificava come semplice malinconia data la distanza della sua patria, osservava la grande celebrazione dalle vetrate linde e pulite.
Aveva declinato l'invito dell'amico nel seguirlo per una bevuta, così da dimenticare le codarde azioni del re, con l'unico scopo di ferire il suo amante.
La scena, vista dall'alto, dava l'aria d'essere una rivolta a cui il re era fin troppo esposto.
Non faceva che ripetersi che temeva un possibile sparo, un possibile colpo basso, qualsiasi cosa potesse stroncargli la vita.
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Les péchés du roi || Larry Stylinson
FanfictionIl giovane erede al trono di Francia, Louis Tomlinson, ha poco più di vent'anni, un matrimonio ancora da consumare e un popolo stremato a cui badare. Il tempo, fra le mura di quel palazzo, gli sembra scorrere inesorabilmente lento e senza alcun moti...