Moi, je reste ici

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Gli imminenti preparativi e allestimenti da fare travolsero Louis, facendo sì che avesse poco tempo da passare con Harry.

Il riccio era preoccupato, l'umore del suo amato non era certo dei migliori, e lui si tormentava perché costretto a non potergli stare vicino.

Sua moglie non faceva che gongolare per il castello, entusiasta dell'incoronazione ormai prossima.

La detestava, e detestava il suo continuo oziare e il suo crogiolarsi alle spalle del marito, che portava sulle spalle il peso di tutto.

Ciò che a lei sembrava una magia, al marito un fato crudele che si affliggeva su di lui per punirlo della sua tracotanza.

C'era da dire che Louis fosse forastico di suo, ma dalle voci che udiva sembrò essersi imburberito ancora di più.

Si forzava alla reclusione e alla solitudine più totale, ma Harry sapeva che se si fosse palesato, dinanzi a lui si sarebbe addirittura prostrato dal dolore.

Lui e Gemma passeggiavano per i giardini, in qualche modo cercavano di passare il tempo, evitando di pensare costantemente negativo.

«Come sta Louis?» domandò lei.
«Non so molto, è costantemente pressato e non abbiamo modo di vederci, la notte ha bisogno di dormire»

Si sedettero appartati su una panchina per fare spazio a conversazioni più private.

«La verità è che tutto ciò che dovrebbe sollevarlo lo intristisce, questo titolo è la sua condanna e queste mura la sua prigione» confessò lui accigliandosi.

«Io lo so che sembra ridicolo, che sembra presuntuoso, ma io lo capisco, so cosa vuol dire sentirsi incastrato in una vita che non ti appartiene»

«Vorrei potergli dire di scappare assieme, di crearci una vita altrove sotto mentite spoglie, ma il destino vuole che ogni tentativo di libertà sia vano» continuò a lamentarsi.

Sua sorella ascoltò pazientemente, cercando di comprendere, pur avendo in testa in solo pensiero da voler sputare.

«Harry, io ti devo chiedere una cosa» disse poggiandogli la mano sulla sua.
«Perchè non torni casa con noi?» lo incoraggiò

Le sue palpebre si spalancarono, la rabbia fece spazio allo stupore, esterrefatto com'era si lasciò andare a un'espressione di pura incredulità.

«Ma che stai dicendo? Sareste dovute rimanere qui, cos'è cambiato?» ridacchiò isterico.

«Non resteremo Harry» confessò la sorella, per poi ridacchiare anch'ella, e dal volto parve star ricordando qualcosa che la commuovesse.

«Quando ti hanno portato via, ho capito che il mio fratellino non sarebbe più tornato a casa, che la nostre esperienze passate sarebbero diventate semplicemente le sue origini»

Il riccio calò lo sguardo, ogni parola si rivelò pura verità.

«Presto mi sposerò fratellino, tranquillo è l'uomo che amo, ce la siamo cavate bene, soprattutto grazie al denaro che ci hai inviato»

Cominciò a singhiozzare e a stringergli forte la mano.

«È solo che, io andrò avanti, tu probabilmente lo hai già fatto, mentre nostra madre resterà nella sua vecchia vita, però senza di noi...»

Se lo avevano trovato dei compagni di vita, alla povera Anne stava  per essergli strappato sollievo che le era rimasto, come se la morte del marito non gli fosse bastata.

Harry poggiò il capo sulla spalle della sorella, che ripiegò il suo sui suoi ricci, incapaci di dirsi altro.

«Io resto qui, Gemma, e anche tu dovresti concederti di essere felice altrove»

Les péchés du roi || Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora