Rivaux et convoitises

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L'annuncio non tardò ad arrivare, la regina portava nuovamente in grembo il legittimo figlio del re.

Il riccio tentò di non torturarsi quella sera, si rinchiuse in camera sua per contenere qualsiasi emozione, mentre fra le mani stringeva la fiala che tanto bramava di utilizzare.

La regina avrebbe nuovamente sfoderato il grande pancione, preteso che Louis poggiasse continuamente la mano su di esso per accarezzarlo.

Aveva quelle immagini nitide nella mente, per tutti quegli anni, si era annullato per poi farsi ricostruire dal suo stesso distruttore.

Eppure, continuava a bramarne il tocco, a volerne ascoltare la voce, che pareva quella di un angelo.

Pensò d'esser impazzito, quando finalmente sentì quel tocco inconfondibile che circondava la sua vita, stendendosi al suo fianco fra le coperte.

Non voleva voltarsi, temeva che fosse un'allucinazione, non bastò nemmeno il bacio che gli lasciò nell'incavo del collo.

«Amore mio...» ansimò l'altro stringendolo a sé «Eleanor è solo la mia consorte di facciata, tutto qui, sei tu l'amore della mia vita»

Quelle dolci confessioni bastarono per convincerlo a voltarsi, poggiando una mano sulla sua guancia e l'altro sulla sua nuca.

«La odio, avrà sempre qualcosa che io non avrò mai» piagnucolò accarezzando il volto esausto del re.

A quel punto lui con un dito asciugò le sue lacrime, e ne baciò le labbra.

«Harry se questo palazzo crollasse, se la monarchia cadesse, è da te che correrei, perché in te soltanto troverei rifugio...» giurò prendendolo per il viso «Amore mio, non c'è matrimonio, non c'è titolo, non c'è nemmeno erede che possa tenermi lontano da te»

Probabilmente erano quelli i motivi che facevano sì che tornasse sempre da lui.

Quel senso di appartenenza reciproca, quel necessitarsi, quel sentire i cuori battere all'unisono così come i respiri, che si facevano più incessanti a ogni tocco più intimo.

Sparsero i vestiti per l'intero appartamento, rischiando persino di gettare una camicia nel camino ancora accesso.

Fu insolito, il riccio salì a cavalcioni sul liscio, ne bloccò i polsi, e cominciò a sfilargli i calzoni.

«Questa notte lascia che io ti possegga, vostra maestà» chiese succhiandogli l'interno coscia.

Ormai perso a tale contatto, Louis si limitò ad annuire, stringendo i suoi ricci, mentre l'altro si rimetteva in piedi per penetrarlo.

Fu quasi violento per l'impazienza, il gemito di Louis fu un intreccio di dolore e piacere.

Si aggrappava alle sue braccia, rischiando di infilzare le sue dita nelle sue spalle.

«Sei l'unico Harry, sei l'unico» gli sussurrò all'orecchio, mentre le spinte del riccio si facevano più insistenti.

Venne senza pudore dentro di lui, come se volesse lasciare una traccia di sé in lui.

«Resta» lo intimò l'altro «Sono pochi gli attimi in cui posso sentirti così vicino, fingiamo di poter restare così per sempre, Harry»

A quel punto fu chiaro che tutto ciò che gravava sulle sue spalle rischiasse di schiacciarlo, e solo fra le braccia di Harry poteva trovare conforto.

Il riccio spesso non lo capiva, o forse accecato dalla gelosia dimenticava quanto ciò ferisse più lui di quanto avesse mai ferito sé stesso.

In un modo o nell'altro, finivano sempre a sacrificarsi, solo per potersi concedere pochi momenti come questo.

Les péchés du roi || Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora