In paese, così come a corte, si poteva respirare un clima teso, che però non aveva lo stesso movente.
Harry era stato incaricato di comprare delle erbe aromatiche, quali avrebbero dovuto favorire la fertilità dei due monarchi.
Nonostante gli svariati tentativi, la donna non restava incinta, il ché causò un forte stress al principe.
Da tempo non passeggiava per quelle stradine, ormai luride e povere all'estremo.
Cos'era successo a tutto lo splendore? Allo sfarzo che regnava incessante sul palazzo?
Gli parve improvvisamente che di tutta quella prosperità potessero gioire solo i pochi baciati dalla fortuna.
Sentì la gente mormorare, le accuse rivolte ai reali erano gravi e minacciose.
«Il re poggia il suo regale sedere sui letti di piume che noi fabbrichiamo, mentre noi dopo estenuanti turni di lavoro finiamo per addormentarci dove capita! Ma voi non siete stanchi?» si lamentò un operaio, invogliando i suoi compagni a dargli ragione.
«Delle nostre tasse se ne infischiano, il nostro sangue diventa un dei tanti cimeli preziosi che quella meretrice austriaca sfoggia come se niente fosse! Andrebbe messa a morte!» continuò un altro.
Si fermò a osservare quel gruppo di uomini e donne intenti a svolgere una riunione clandestina.
Parvero propensi ad alimentare il fuoco d'ira che si nascondeva nei corpi mal ridotti del popolo.
«Una congiura, eccome come risolvevano le cose i nostri antenati romani, darei volentieri al re le stesse coltellate che vennero inflitte a Cesare» sibilò un uomo portando alla bocca un calice di vino.
L'ebrezza era ciò che gli restava, il vino arrivò a costare molto meno del pane, e allora affogavano i dolori della miseria in esso.
«Coltellate? Quei due andrebbero privati di ogni parte del corpo, a partire dalla testa fino alle gambe, attaccheremmo i pezzi in giro per la città per farne un monumento!»
«Sì! A morte!» esultò la folla, nessuno parve dimostrare pietà o disgusto di fronte a tali iniziative, tutt'altro, l'entusiasmo riecheggiava nella piazza.
Si allontanò a passo lento da loro, con la testa che parve volersi scollare, l'idea che qualcuno volesse tanto male a colui che lui tanto amava lo stordiva e inorridiva.
Chi si celava dietro all'uomo che lo ricopriva di affetti? Era lo specchio di ciò che diceva lo società o quello che vedevano i suoi occhi?
Entrò nell'emporio ancora sconvolto, a risvegliarlo dai suoi pensieri fu la commessa.
«Posso aiutarla, signore?» domandò.
«Sì, mi scusi, mi occorrono delle erbe aromatiche da aggiungere al tè, per favorire le gravidanze»
«Gliele porto subito» s'allontanò la commessa.Due donne attendevano di ricevere il loro ordine, una delle due non riusciva a placare il lamento del neonato che aveva fra le braccia.
«Non so come dargli da mangiare, mangiando poco persino le quantità di latte che produco sembrano essersi ridotte»
Era isterica, esausta, l'incapacità di dare al figlio ciò di cui necessitava l'addolorava.
«Povera creatura...e pensa che quella cortigiana chiede di pregare per lei affinché resti incinta, spero che ogni bambino le perisca in ventre, provocandole un dolore disumano» maledì la regina l'anziana al suo fianco.
«Che muoia di parto quella sgualdrina!» ingiunse la donna «Lascia che i miei figli muoiano di fame e dovrei pregare affinché lei ne abbia uno?»
Distolse lo sguardo colpito da tali malauguri, pensò quanta sofferenza dovessero provare per arrivare ad augurare la morte a bambini mai nati che non avevano alcuna colpa, se non la loro regale discendenza.
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Les péchés du roi || Larry Stylinson
FanfictionIl giovane erede al trono di Francia, Louis Tomlinson, ha poco più di vent'anni, un matrimonio ancora da consumare e un popolo stremato a cui badare. Il tempo, fra le mura di quel palazzo, gli sembra scorrere inesorabilmente lento e senza alcun moti...