Lettres

70 7 10
                                    

Il mattino seguente poté sentire la testa scoppiargli, non pentendosi amaramente però di essere rimasto fino a tardi a godersi le danze dell'oggetto del suo desiderio.

Che come se niente fosse quella mattina si sarebbe presentato in camera sua, lo avrebbe visto, e avrebbe servito la colazione a lui e a sua moglie, fingendo di non star tentando di rubarle il suo uomo.

Il desiderio lo rendeva impaziente, Harry divenne il suo frutto proibito, a cui però non poteva fare a meno.

Stava diventando un'ossessione, il suo non averlo avrebbe messo a dura prova il suo orgoglio, non poteva sottomettersi alla sua volontà.

La sera prima lo aveva cercato per tutto il palazzo, a fine serata parve essersi dissolto.

Lo vide per l'ultima volta dietro di sé, ghignava divertito, e correva via, invogliandolo a seguirlo.

E lui lo inseguiva, stava al gioco, perché stuzzicava l'appetito di entrambi, la voglia divenne stressa, e l'attesa divenne il nuovo piacere.

...

Harry sfrecciò verso i dormitori euforico, o meglio divertito dal successo del suo piano.

Si chiuse la porta alle spalle ridacchiando, ancora vestito da giullare di corte, poiché le danze erano da poco terminate.

«È stato un successo!» esultò Niall«È palesemente caduto ai tuoi piedi, devi vedere come ti osservava, sia da lontano che da vicino durante il ballo con quella poverina di sua moglie»

Il riccio si sfilava il travestimento di dosso mentre l'amico gli dava le conferme che già aveva.

«Penso di aver esagerato, sai? Ma è stato fin troppo soddisfacente sentirlo in mio potere, e sono sicuro che tutta la sala se ne sia accorta, non mi sono mai sentito così in potere!» gongolò mettendosi a letto

«Fammi indovinare, più che approfittartene tu vuoi fargliela pagare, non è così?» intuì il biondo data l'aria compiaciuta dell'amico
«Il popolo mi ringrazierà»

Gli fece un occhiolino e si accucciolò sotto le coperte esausto, consapevole che avrebbe passato la notte a escogitare un piano per la mattina successiva.

...

Il principe arrivò in sala da pranzo ancora assonnato, con l'intento di non proferire parola con nessuno.

Ma parve che la moglie non fosse in vena di tacere, ancora elettrizzata per le attenzioni ricevute la sera precedente.

«Marito mio, devo davvero ringraziarvi, mi avete reso una donna felice concedendomi un ballo, l'altra sera» disse con aria ancora sognante.

«Il minimo, mia cara» si limitò a rispondere poggiando il tovagliolo sulle sue gambe.

La sentì blaterare qualcos'altro, ma lui era lì, fece il suo ingresso con le mani già occupate di prima mattina e l'aria austera.

«Che ne pensi, mio caro?» chiese.
«Be', aspetta cosa?» balbettò distratto.
«Mi chiedevo se fosse consono organizzare settimanalmente queste serate con il vostro caro padre, vostra maestà, ancora terribilmente malato»

Bastò il tocco causale del suo braccio con quello riccio, che poggiò dinanzi a loro un vassoio pieno di delizie, per darle una risposta.

«È un'idea meravigliosa mia cara, tranquillizzeremmo il popolo preoccupato per il loro re, gli daremo modo di respirare un po' e mandar via l'inquietudine» s'inventò tentando di non fare riferimento alla sua voglia di rivedere il sensuale giovane danzare.

La moglie gioì, e gli baciò il dorso della mano, mentre il suo sguardo era focalizzato sulle natiche di Harry in piedi di fronte alla finestra. 

Il riccio si voltò, ghignò divertito dalle carezze della moglie al marito, che non aveva occhi che per lui.

Les péchés du roi || Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora