Le temps qu'il me reste

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Tutto tace, la miseria sembra aver divorato persino gli animi rivoluzionari degli incauti sudditi.

O forse, ad aver placato i bollenti spiriti, è la stata la recente retata di un impressionante numero di oppositori politici.

Niall e Harry vagavano di giorno in giorno in diversi locali, così che quest'ultimo potesse tenersi lontano dall'istinto di commettere un omicidio.

«Avevi ragione, mi sono fatto rapire dall'infatuazione e ora tutto mi viene strappato via senza che io possa fare nulla per fermarlo.» borbottava facendosi riempire continuamente il calice di vino.

L'ebrezza era la sua unica valvola di sfogo, il biondo non sapeva come risollevargli il morale, si limitava a lasciarlo libero di rievocare i momenti passati insieme al suo amato.

«Credi che non sarà clemente? Il re ha più importanza di lei, e magari potrebbe anche persuaderla a tacere e a passare avanti!» chiese impacciato, tentando di distrarlo dall'enorme tinozza di vino che sembrava volenteroso di svuotare.

«Sarebbe potuta andare così se entrambi non avessimo reso evidente persino dinanzi a lei la natura del nostro rapporto, le ho persino detto che l'unico ad avere in dote il cuore del re sono io!» gli confidò vivissime le labbra macchiate di viola.

«Cavolo, e hai ancora tutti i capelli in testa!» gli fece presente ridacchiando.
«Dovevi vedere la sua faccia! Ho pensato che per un momento volesse saltarmi addosso e graffiarmi tutto il viso come una gatta»

Continuarono a riderci sù, alleviavano il dolore, o meglio, lo posticipavano.

«Non posso fare nulla, devo lasciarlo andare» rifletté malinconico, contagiando persino il suo amico.

«Devo lasciarlo andare, devo accettare che non lo vedrò mai più, però adesso voglio godermi il tempo che mi resta, dopo andrò da lui e gli racconterò tutto»

«Mi sembra un ottimo piano» annuì Niall, rivolgendogli un dolce sorriso empatico.

Harry tentava di allontanare i brutti pensieri, non aveva ancora una data, ma se pensava alla partenza, si concentrava soltanto sull'idea di rivedere finalmente la sua famiglia e la sua amata vecchia terra.

Mandava quelli brutti giù assieme al vino, cercava di berli via, ma non era mai abbastanza.

Calice dopo calice sentiva invece che il dolore si fortificasse, come se la sua mente venisse avvolta da una membrana di sofferenza.

Persino le memorie più belle sembravano ingrigirsi, ciò che prima lo rallegrava, adesso lo incupiva.

I suoi pensieri vennero interrotti dallo spalancarsi violento delle porte, come se qualcuno avesse tentato di buttarle giù senza alcuno sforzo.

Un uomo e una donna, armati di volantini, salirono in piedi su dei tavoli per richiamare l'attenzione dei presenti.

«Cari concittadini e sudditi di Francia, domani in piena mattina ci riuniremo per sfidare il nemico nobile e regale, restituendo la libertà ai nostri fratelli rinchiusi nella Bastiglia!» annunciò l'uomo armato di spada

«La assalteremo e riprenderemo le redini della città, strapperemo il cuore dal petto del re e priveremo la regina di ogni monile che avrà in dosso!» continuò frenetica la donna, aizzando un fucile probabilmente sottratto a qualche guardia dormiente in servizio.

Si aspettò che i clienti sbuffassero o che non gli prestassero completamente attenzione.

Invece, quell'annuncio animò i loro cuori, tant'è che risposero con grida entusiaste.

Seguirono i due oratori al di fuori del locale, e quel punto fu chiaro agli occhi dei due servi che avessero intenzioni serie.

«Forza, torniamo a palazzo, devo informare Louis!» gridò strattonando l'amico con sé.

Les péchés du roi || Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora