Capitolo 1

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Lucius

«In che senso, tesoro? Dimmi tutto, ti ascolto», afferma mia madre, guardandomi perplessa.

«Ero in una città medievale... C'erano gli Elfi, poi ho visto una bellissima ragazza dai capelli rosa, e dagli occhi viola, sembrava una principessa!»

«Ah, tesoro. Giochi troppo ai videogiochi e farlo prima di andare a letto non va bene. Pure i sogni te lo dicono.» Esprime, portandosi le mani sui fianchi.

Abbasso lo sguardo alle mie ciabatte rosse, poi annuisco insicuro. «Forse hai ragione», borbotto, distrattamente guardando la data sul calendario: Lunedì 28 Marzo 2019.

Esco dalla stanza per seguire mia madre in soggiorno.

«Buongiorno, papà!» Saluto l'uomo dietro al tavolo, seduto sullo Zabuton, intento a sorseggiare del tè verde nella coppa rossa e nera, yuzen con decorazioni di sakura in fiore.

Mi siedo a tavola e il profumo mi riempie le narici.

Sto mangiando un tamagoyaki¹, mia madre sa che lo adoro e me lo fa ogni volta che c'è qualcosa da festeggiare.
Prendo la prima forchettata e, anche se bollente, adoro sentire il gusto speziato appena fatto.

«Lucius, buongiorno, c'è una sorpresa per te», comunica Asato, mio padre, per poi allontanarsi un attimo e tornare con una bici tandem nera.
«Oh, caspita! È bellissima, grazie!» Lo raggiungo e lo abbraccio felice mentre osservo la bicicletta meravigliato.

«Sono contento che ti piaccia, buon compleanno, tesoro! Sembra ieri che eri piccolino e gattonavi, sei cresciuto tanto, adesso sei diventato un bel ragazzo», farfuglia mentre la sua fronte aggrottata è più rugosa e il viso più rotondo, le sue iridi castane umide mi guardano da dietro gli occhiali da vista, mi dà un bacio sulla guancia e un abbraccio.

«Grazie», dico mentre mio padre, sorridendo, annuisce asciugandosi una lacrima.

«Papà, ma stavi piangendo?»

«No, è solo l'allergia, allora ci vediamo oggi», prendendo la sua borsa da ufficio, saluta me e la mamma e uscendo di casa si dirige a lavoro.

Mi avvio in bagno, faccio la doccia e dopo aver indossato l'uniforme scolastica, sistemo il nodo della cravatta davanti allo specchio, cerco di sistemare il ciuffo ribelle sulla fronte, poi prima di uscire prendo la giacca della divisa e infilo i mocassini.

Tolgo il futon da sopra il letto con testata, lo piego accuratamente e lo ripongo nell'Oshi-ire².
Prendo lo zaino dalla scrivania dove c'è posto per il mio portatile.

Lascio aperta la finestra per arieggiare la stanza, non sopportando l'odore di chiuso, e torno in soggiorno; salutata mia madre, prendo la bici esco di casa e salgo in sella alla due ruote.

Nerima, il quartiere dove abito, è ricco di verde.
È una città di periferia, con pochi palazzi alti e molte abitazioni rurali. Alcune delle strade sono costeggiate anche dal fiume Shirako-gawa e divise da un recinto.

Passo per la zona residenziale, con tanti palazzi, nei dintorni della stazione Nerima, e anche numerose casette monofamiliari lungo strette stradine.

La scuola superiore che frequento dista tredici chilometri da casa.

Pedalando sfreccio per le strade, e arrivo a Shibuya.

Lucius e le Cronache del Multiverso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora