📚Sono Solo un Braccio della Giustizia?👥

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Nuovo giorno, quarto giorno di scuola. Era così noioso. Ugh? Cosa ho detto? La scuola noiosa? Sono me stesso o un'altra creatura?

Mi alzai dal letto con un misto di frustrazione e confusione. Dovevo scuotermi da questa apatia. Prima di andare a scuola, però, dovevo fare un salto da Rosie. Mi aveva chiesto di aiutarla con qualcosa di urgente, e sapevo che non potevo tirarmi indietro.

Rosie abitava a pochi isolati da casa mia, quindi decisi di camminare fino a lì per schiarirmi le idee. Il sole del mattino era appena sorto, e l'aria fresca mi aiutava a svegliarmi completamente. Arrivai davanti alla sua porta e bussai leggermente. Rosie aprì quasi immediatamente, un sorriso radioso sul volto.

"Alastor! Entra, ho bisogno del tuo aiuto per sistemare alcune cose per il club del libro," disse, facendomi cenno di seguirla in salotto.

Entrai e mi guardai intorno. La casa di Rosie era sempre un po' caotica, ma in un modo accogliente e confortevole. Libri ovunque, sparsi su ogni superficie disponibile.

"Mia madre mi ha chiesto di riordinare un po' prima di andare a scuola, e pensavo che potresti darmi una mano. Inoltre, ho qualcosa da mostrarti," disse Rosie, tirando fuori un libro dalla borsa.

"Che cos'è?" chiesi, incuriosito.

"Un'altra raccomandazione letteraria per te. So che hai apprezzato 'I Promessi Sposi', quindi penso che questo ti piacerà," rispose, passandomi il libro.

Lo presi e guardai la copertina. "L'Orlando Furioso". Sembrava interessante, e apprezzai il fatto che Rosie conoscesse così bene i miei gusti.

"Grazie, Rosie. Lo leggerò appena possibile," dissi con un sorriso.

Dopo aver aiutato Rosie a sistemare il salotto e a organizzare i libri per il prossimo incontro del club, ci avviammo insieme verso la scuola. Il tragitto non era lungo, e parlando con Rosie, il tempo sembrava volare.

"Allora, come va con Lucifero?" chiese Rosie, curiosa.

"Non è cambiato molto. È sempre lo stesso bullo, ma ieri abbiamo avuto un momento di tregua, anche se breve," risposi, ricordando la breve conversazione della sera prima.

"Interessante," disse Rosie, con un sorrisetto malizioso. "Forse sotto quella facciata c'è qualcosa di più."

"Non lo so, Rosie. È difficile da capire," risposi, scrollando le spalle.

Arrivati a scuola, ci separammo per andare nelle nostre rispettive classi. La giornata sembrava promettere di essere lunga e noiosa, ma almeno avevo una nuova lettura da aspettare con ansia. Forse, tra un capitolo e l'altro, avrei trovato qualche risposta alle mie domande.

***

Le lezioni passavano lentamente. Matematica, storia, biologia – ogni ora sembrava trascinarsi all'infinito. Finalmente, la campanella dell'intervallo suonò e decisi di andare in biblioteca per cercare un libro di approfondimento per un progetto di scienze.

Mentre percorrevo i corridoi, però, incontrai Miss Goldborne, la vicepreside. "Alastor, giusto in tempo. Ho bisogno di un favore," disse, fermandomi con un gesto della mano.

"Certamente, signora," risposi, anche se un po' sorpreso.

"Potresti andare a prendere alcuni materiali dal laboratorio di biologia? Servono per una lezione questo pomeriggio, ma io sono impegnata. Puoi farlo durante l'ora di pranzo, se non ti dispiace."

"Va bene," dissi, accettando l'incarico.

Arrivato al laboratorio di biologia, cominciai a cercare i materiali che mi aveva chiesto Miss Goldborne. Stavo quasi per finire quando la porta si aprì bruscamente e apparve Lucifero.

"Guarda chi si è intrufolato nel laboratorio," disse con il suo solito tono beffardo.

"Sto solo prendendo dei materiali per Miss Goldborne," risposi, cercando di mantenere la calma.

Lucifero avanzò verso di me con un sorriso malizioso. "Sempre il bravo ragazzo, eh? Ecco perché sei sempre solo, Alastor."

Ignorai il commento e continuai a cercare quello che mi serviva. Ma Lucifero non sembrava intenzionato a lasciarmi in pace. "Sai, mi chiedo come riesci a sopportare tutta questa perfezione che cerchi di mostrare. Non è stancante?"

Prima che potessi rispondere, Lucifero mi spinse leggermente. Persi l'equilibrio e caddi a terra, rovesciando un secchio d'acqua che stava vicino. Mi ritrovai bagnato e furioso.

"Ecco, ora sembri un po' più realistico," disse Lucifero, con un sorriso beffardo.

Mi rialzai, cercando di asciugarmi alla meglio. "Sei un vero idiota, lo sai?" sbottai.

Lucifero si avvicinò, ancora con quel sorriso irritante. "Forse sì, ma almeno non mi nascondo dietro ai libri."

Per un momento, ci fu un silenzio teso tra noi. Poi, con mio grande stupore, Lucifero fece un passo indietro e smise di sorridere. "Forse hai ragione," mormorò, appena udibile.

Prima che potessi rispondere, la campanella suonò, segnalando la fine dell'intervallo. Raccolsi i materiali e mi diressi verso la porta, lasciando Lucifero dietro di me.

Mentre tornavo in classe, riflettevo sulla strana conversazione appena avuta. Non capivo cosa fosse appena successo, ma una cosa era certa: la scuola non era più così noiosa.

Le lezioni del pomeriggio passavano lentamente, come sempre. Durante biologia, ripassammo la fotosintesi e le varie reazioni chimiche coinvolte. In matematica, ci concentrammo sui polinomi e in storia approfondimmo la rivoluzione francese. Ogni materia sembrava trascinarsi all'infinito, ma finalmente la campanella suonò, segnando la fine della giornata scolastica.

Uscendo dalla scuola, notai un gruppo di persone radunate vicino al parcheggio. La curiosità ebbe la meglio e mi avvicinai per vedere cosa stava succedendo. Quando mi feci largo tra la folla, vidi una rissa in corso tra un ragazzo che non conoscevo e Lucifero. Lucifero sembrava in difficoltà, con il ragazzo che lo colpiva ripetutamente.

Senza pensarci troppo, mi lanciai nella mischia. Con un pugno ben piazzato, colpii il ragazzo, facendolo sanguinare dal naso. L'aggressore, colto di sorpresa, barcollò all'indietro, guardandomi con occhi pieni di odio prima di scappare via.

La folla si disperse rapidamente, lasciandoci soli nel parcheggio. Lucifero si alzò lentamente, strofinandosi la mascella dolorante.

"Perché lo hai fatto?" chiese, fissandomi con sguardo sospettoso.

"Non potevo semplicemente stare a guardare," risposi, cercando di nascondere il mio nervosismo.

Lucifero rise amaro. "Ecco il bravo ragazzo Alastor, sempre pronto ad aiutare chiunque, anche chi non se lo merita."

"Non è questione di merito," ribattei, sentendo crescere la frustrazione. "È questione di fare la cosa giusta."

"Ah, la cosa giusta," ripeté Lucifero con tono sarcastico. "Sai, non ti serve a niente essere così perfetto. Ti rende solo un bersaglio."

"Non cerco la perfezione," risposi. "Cerco solo di vivere con integrità."

Lucifero mi guardò per un lungo momento, poi scrollò le spalle. "Fai come vuoi, nerd. Ma non aspettarti che ti ringrazi."

Prima che potessi rispondere, si voltò e si allontanò, lasciandomi solo nel parcheggio. Ero confuso e arrabbiato, ma sapevo di aver fatto la cosa giusta, anche se non era stata apprezzata.

Mentre camminavo verso casa, riflettei su quanto fosse complicata la situazione con Lucifero. Era un bullo, sì, ma c'era qualcosa di più sotto la superficie. Qualcosa che non riuscivo ancora a capire. E forse, solo forse, c'era una possibilità di redenzione, per entrambi.

Arrivato a casa, mi sedetti alla scrivania e aprii il libro che Rosie mi aveva prestato. L'Orlando Furiosomi aspettava, e mentre leggevo, cercai di mettere ordine nei miei pensieri. Forse, come i personaggi delle storie, anche io e Lucifero avevamo un percorso da seguire, fatto di conflitti e, chissà, forse anche di riscatto.

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