Sognare ad occhi aperti

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Aspettare che qualcosa accada…
O agire per far accadere qualcosa?

Henry

Quella notte non riuscivo a prendere sonno.
O almeno…ci provavo senza riuscirci.
Mi bastava chiudere gli occhi per rivedere nella mia testa l’immagine di quell’uomo di cui ancora non sapevo nemmeno il nome.
Aveva toccato delle corde dentro di me che pensavo di non possedere nemmeno.
Quando qualcuno è in grado di farti provare determinate cose, sei fottuto.
Avrei voluto che le cose iniziassero a prendere una piega diversa.
Ma ero in costante bilico tra l’attesa che qualcosa sarebbe potuto accadere voluta dal fato, o agire e andare a parlarci di persona.
Erano le 5 del mattino.
La testa mi girava dalla stanchezza, ma di dormire proprio non ne avevo voglia.
La mia attenzione venne catturata da una notifica sul cellulare.
Era un numero sconosciuto, che evitai senza pensarci neanche due volte.
Così, spensi il cellulare e lo riposi sul comodino dal quale lo avevo preso.
Mi avvicinai alla finestra ed iniziai ad osservare il cielo.
Ormai il sonno mi era passato, e l’alba era alle porte. Avrei voluto ascoltare un po' di musica pur di non annoiarmi, ma in quel silenzio anche la musica si sarebbe sentita se avessi usato un volume più alto del solito.
La musica mi piaceva proprio per questo.
Mi piaceva ascoltarla ad un volume alto, quasi con il fine di perdere l’udito.
Avrei di gran lunga preferito perdere l’udito ascoltando Taylor Swift piuttosto che la voce di mia madre che mi urlava di svegliarmi ogni santissimo giorno.
Incrociai le gambe e mi limitai a guardare verso l’esterno.
Un boato mi fece sussultare.
Non c’era nessuno, eppure quelle urla erano più che definite.
Mi alzai e con cautela aprii la finestra per vedere meglio ciò che fuori stava accadendo.
Il mio cuore quasi perse un battito quando vidi dietro una macchina parcheggiata poco distante da lì il receptionist.
L’uomo senza nome era lì.
Le urla provenivano dalla sua parte.
Quell’uomo mi tormentava soltanto da un giorno e questa situazione non era affatto rassicurante per me.
Non riuscivo a capire se fosse da solo, oppure in compagnia di qualcuno.
Dal tono ero soltanto a capire che fosse abbastanza nervoso per la situazione.
Origliare era impossibile.
L’uomo era distante dalla mia finestra per riuscire a capire cosa stesse dicendo.
Così chiusi la finestra, poiché essere visto da lui in un momento del genere mi avrebbe fatto sembrare uno stalker.
Poteva rendermi questa vacanza un inferno, scoprire già ora cosa nascondeva quell’uomo. Però, nonostante chiusi la finestra…continuai a fissarlo.
Era così bello che non riuscivo a smettere di guardarlo, come un magnete quando è attratto da un metallo.
Io il magnete.
Lui il metallo.
Mi attirava a sé e molto probabilmente il piacere non era nemmeno ricambiato.
D’altronde alla mia età è anche normale provare determinate cose.
L’amore è un gioco da ragazzi ma allo stesso tempo se vissuto soltanto da un lato distrugge dentro.
L’amore forma soltanto quando è ricambiato da entrambe le parti.
Può sembrare egoista ma è così.
Chi prova amore senza riceverlo in cambio sceglie di giocare ad una partita dove l’inizio e la fine coincidono tra loro.
Si inizia per amare qualcuno e si finisce per starci male poiché i frutti dell’amore non sono sbocciati.
E questa cosa vi assicuro che dilania dentro.
Distrugge. Amare senza ricevere amore fa sentire persi, in un loop di sofferenza segnata dalla propria persona.
Amare è bello.
Ma essere amati quando si ama, vi assicuro che è meraviglioso.
Determinate emozioni con il tempo si perdono, ma il ricordo di aver amato senza essere amati resta, indelebile dentro di noi.
Quel vortice che l’altra persona non è stata in grado di riempire diventa per noi fonte di odio verso sé stessi.
Quanto siamo disposti a perderci per non perdere?
Questo è il dilemma quando una persona che abbiamo amato con tutte le nostre forze ci lascia andare a noi stessi, nella nostra totale dispersione.
Senza che nemmeno me ne accorsi, poiché ero perso in un loop di pensieri che occupavano il mio petto, la sveglia suonò.
Erano le 7 in punto e venni travolto da mia madre che si catapultò nella mia parte della stanza senza nemmeno chiedere il permesso. Odiavo questo aspetto di lei.
Il suo essere invadente mi irritava fino ai limiti del possibile.
“Henry, hai sentito anche tu queste urla?” Mi chiede con tono freddo.
Mi giro di scatto e le chiedo di abbassare la voce, poiché le urla ancora un po' si sentono.
“Sembra una situazione piuttosto seria.” Mi limito a dire tralasciando tutti i dettagli di cui ero a conoscenza.
Di certo non avrei raccontato a mia madre che mi sentivo attratto verso un uomo che senza alcun dubbio, aveva il doppio della mia età.
Mi avrebbe preso per pazzo.
D’altronde del mio orientamento sessuale non sapeva chissà quanto visto che ogni volta che si apriva questo discorso, trovavo un modo per cambiare argomento il prima possibile.
Mia madre mi fece distrarre dalla situazione e quando uscii dalla stanza nemmeno mi resi conto che le urla erano finite.
Dannazione.
Quella donna arrivava ogni volta nei momenti meno opportuni.
Che fastidio.
L’uomo senza nome non era più lì.
Forse era entrato in Hotel.
Forse oggi non è il suo giorno di lavoro.
Troppe domande senza risposta.
Dubbi.
Incertezze.
Avrei dovuto risolvere questa situazione prima che iniziasse a nuocere sulla mia salute mentale.
Prima che l’amore prenderà il sopravvento e sognare ad occhi aperti sarà impossibile.
L’amore rende cechi.
Questa è la fottuta verità.
Ripenso a quanto sarei voluto scendere per chiedergli cosa fosse successo, per iniziare a parlargli, ma sarei stato soltanto fuori luogo.
Eravamo ancora due sconosciuti, ed io provavo imbarazzo soltanto a reggere un contatto visivo con lui.
Che stupido che sono.
Sembro un ragazzino al suo primo amore.
Incapace.
Questo perché ogni volta che provavo a prendere l’amore tra le corde del mio cuore, lui si rifiutava di restarci.
Ma con quell’uomo è tutto diverso.
Mi fa provare emozioni contrastanti a cui ancora non ero riuscito a dare un nome.
Chissà se ci sarei riuscito prima che l’estate sarebbe terminata.

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