Fottuti imprevisti

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Sempre ad aspettare.
Che stronzata.
C. Bukowski

Henry

Mi portai una mano verso il petto.
Il cuore aveva iniziato a battere all’impazzata, e se non mi fossi calmato avrei avuto una delle mie crisi da un momento all’altro.
Ero rimasto bloccato in ascensore con l’uomo senza nome.
Non sapevo se esserne compiaciuto oppure no.
D’altronde nonostante le emozioni che mi faceva provare, eravamo due sconosciuti.
Questa era la verità.
La realtà era ben diversa da quello che accadeva nella mia testa ogni singola volta che mi capitava di pensarlo.
Sarei dovuto rimanere con i piedi per terra e vivere cogliendo l’attimo di tutto quello che sarebbe accaduto nei successivi giorni.
Chissà quanto tempo ci sarei rimasto in quell’ascensore.
Era anche stretta e i nostri corpi si sfioravano ad ogni continuo movimento.
Non c’era una cosa che filasse per il verso giusto nella mia vita.
Ma ero sicuro che se entrambi ci trovavamo in quella situazione…non era un caso.
Anzi tutt’altro.
Sembravamo i protagonisti di una favola dannata che ancora non era iniziata e chissà se il suo lieto inizio lo avrebbe mai avuto.
Chinai il capo imbarazzato.
Ero preso dal momento.
Non riuscivo a guardarlo negli occhi senza perdermi nel suo infinito universo delimitato dai suoi muscoli possenti.
A dire la verità…avrei preferito ammazzarmi piuttosto che trovarmi in una situazione del genere.
L’uomo senza nome era lì fermo davanti a me. Non aveva proferito parola.
Le uniche che mi aveva rivolto erano state poco prima che entrassimo in quest’ascensore di merda.
Il fato avrebbe potuto creare una situazione più semplice da gestire.
Ma se le cose non sono difficili, non mi appartengono.
Avevo passato una vita intera a mettermi nei guai.
La mia vita era stata sempre un misto di scelte confuse e sbagliate.
Sembravo l’antagonista della mia stessa vita.
D’un tratto, trovai il coraggio e alzai la testa. D’altronde peggio di cosa non sarebbe di certo potuta andare.
Non appena alzai il capo, l’uomo senza nome mi fece un leggero sorriso.
Ricambiai subito, impacciato.
L’attenzione che si respirava era carica di tensione.
Non c’è niente di più eccitante di due corpi che si cercano senza prendersi.
Un gioco alla ricerca del proprio diavolo.
Perché è all’inferno che si trovano le fiamme del peccato.
Tensione e peccato.
Concetti di un unico discorso, e se la tensione avrebbe preso il sopravvento, il peccato era dietro l’angolo.
Non c’è peccato senza tensione.
Non c’è tensione senza peccato.
Mi sentivo chiuso in una gabbia, e no, non parlo dell’ascensore nella quale mi trovavo bloccato con l’unico uomo che avrei portato a letto.
Per stemperare l’atmosfera distorsi lo sguardo da lui, ed iniziai a guardare verso l’alto con fare vago.
Lui invece iniziò a grattarsi la testa, quasi insicuro di quello che stava o avrebbe voluto fare.
Alzavo e abbassavo lo sguardo, per vedere cosa avrebbe fatto.
“Ormai siamo qui, io sono Oliver…tu?”
L’uomo senza nome mi aveva appena parlato.
E non solo.
Mi aveva rivelato il suo nome.
Oliver.
Persino il nome era figo come lui.
Restai in silenzio.
Quella frase mi fece sentire in paradiso.
Avrei dovuto semplicemente dirgli come mi chiamavo, senza esagerare perdendomi in discorsi infiniti.
Era tutto così surreale per essere verso.
Tutto assurdo per non essere un sogno.
“Piacere…Henry.” Dissi soltanto.
Il silenzio pesava come una delusione sul petto.
Ero troppo in tilt e non ero riuscito ad aggiungere altro.
Ad ogni sospiro la tensione aumentava.
Così, Oliver, vedendomi in difficoltà prese il possesso del momento.
“Come ormai hai notato, io faccio il receptionist. Sono conosciuto come l’uomo dal carattere brutale, ma ti assicuro che dopo un po' ai miei modi ci si abitua.”
Oliver in pochi minuti mi aveva detto così tanto di lui.
“Te che tipo sei?” Mi chiese accendendo fuoco e fiamme in me.
Questa volta risposi in fretta per evitare l’ennesima pessima figura.
“Potrei dirti che sono un tipo simpatico, ma nessuno me l’ha mai detto.” Dico mettendomi in difficoltà.
Oliver scoppiò a ridere.
“Perché stai ridendo?” Gli chiedo insicuro.
“Perché sei simpatico.” Mi risponde lui.
Ci mancava soltanto la prima frecciatina.
“Nessuno me l’ha mai detto.” Dico io a mia volta ripetendo quello che prima gli ho detto.
“Infatti. Sono stato il primo.” Mi dice lui con fare prorompente.

Sorrise e non potevo fare altro che perdermi nelle sue fossette.
Era perfetto.
Oliver sarebbe stato il mio peccato migliore.
“A che ora smonti la sera?” Gli chiesi.
Non me ne resi nemmeno conto di quello che avevo detto.
Agire d’istinto era una delle mie qualità.
Oliver mi guardò di nuovo.
“Finalmente mi fai una domanda, ragazzino.” Disse soltanto.
Oliver era rimasto in silenzio, ma avevo capito dal suo fare vago che la vera risposta mi avrebbe distrutto.
“Io smonto alle 23. Possiamo organizzarci, se ti va.” Mi dice fiero di sé.
‘Cazzo.’
Oliver mi stava propendo un appuntamento.
Era così tranquillo a differenza mia che stavo andando a fuoco.
“Hai un capello sulla fronte, aspetta che te lo tolgo.” Disse Oliver.
Avvicinò la sua mano verso la mia fronte e mi fece una carezza.
“Sicuro ci fosse un capello?” Gli dico stuzzicandolo.
“No, ma è stato un buon motivo per toccarti.” Mi dice lui istigandomi a sua volta.
“Perché volevi toccarmi?” Gli chiedo impacciato.
“Per sentire come reagisci al mio tocco.” Mi risponde lui avvicinandosi sempre di più a me.
“Ancora non hai risposto alla mia domanda.” Mi dice Oliver all’orecchio.
“Pensavo fosse scontato.” Gli dico senza esitare.
“Niente è scontato, ragazzino. Vuoi uscire con me, questa sera?”
“Si.” Gli dico.
Proprio quando gli risposi, l’ascensore tremò.
Si era sbloccata e noi ci stavamo divertendo a giocare ad un gioco dove l’innocenza viene inghiottita dal diavolo.
Restammo in silenzio e dopo essere usciti dall’ascensore Oliver accennò un sorriso.
“Ti aspetto giù in reception alle 22:30.”
“Sarò puntuale.” Dico soltanto.
“Arriva un po' prima…sai non sempre essere puntuali significa arrivare in tempo.”
Oliver aveva iniziato a stuzzicarmi e questa cosa gli piaceva.
“Non ti piace aspettare?” Gli chiedo con tono sarcastico.
“Preferirei farmi aspettare, ragazzino.” Mi rispose lui prima di voltare le spalle e lasciarmi lì, solo davanti alle porte dell’ascensore.
Mancavano circa tre ore all’appuntamento ed io non ero mentalmente pronto.
Fottuti imprevisti che ti cambiano la vita.

NOTA DELL'AUTORE
Domani, a causa di alcuni impegni non riuscirò a pubblicare l'aggiornamento.
Questo significa che venerdì ci sarà un aggiornamento doppio.
Doppio aggiornamento=maggiori scleri.
Tenetevi pronti, perché non sarà un'uscita come le altre.
Vi voglio bene.
~manny💚

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