undici

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Lando Norris

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Lando Norris

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I passi leggeri risuonavano sull'asfalto, interrompendo la quiete ed il surreale silenzio mattutino della città ancora dormiente e vuota. I primi raggi del sole iniziavano a sorgere all'orizzonte, ma l'aria continuava ad essere fresca e pungente sul viso arrossato del ragazzo, coperto da scaldacollo e cappello nero. Le uniche persone già sveglie ed attive erano altri corridori e qualche passante con il cane al guinzaglio.

Lando percepiva ogni muscolo del suo corpo svegliarsi e tonificarsi, bruciando sotto lo sforzo fisico, mentre il cuore batteva forte nel petto. Ad ogni sospiro vedeva il suo respiro caldo trasformarsi in una nuvola di condensa nell'aria gelida di marzo. Trovava la fatica della corsa un piacevole dolore, e con il tempo aveva iniziato ad apprezzare quella sensazione di forza e vitalità. Era diventato un rituale, oltre che un abitudine sportiva, a cui non voleva rinunciare. C'era qualcosa di profondamente liberatorio in quel momento della giornata, quando poteva sentirsi completamente libero.

Mentre correva, lasciava che i pensieri vagassero liberamente. D'altronde era uno dei pochi momenti in cui riusciva a stare solo con sé stesso, in pace, durante l'intera giornata. Aveva modo di riflettere su come la stagione stesse procedendo, sebbene fosse iniziata solo da un paio di settimane. Sentiva una forte pressione, una pressione che lui stesso si infliggeva. Voleva, doveva essere il miglior pilota della scuderia, ma soprattutto doveva essere un'ottima stagione. L'aveva promesso ai suoi colleghi, agli amici, alla famiglia, ma soprattutto a sé stesso. Sentiva la responsabilità sulle spalle, ma anche una determinazione incrollabile.

Controllò il suo orologio, e notando di aver raggiunto il suo obbiettivo giornaliero, rallentò il passo, tornando a camminare per defaticare i muscoli. Sentiva il cuore battere ancora forte e il respiro farsi più tranquillo. Mentre passeggiava verso il suo appartamento, il suo sguardo si posò sull'insegna di Riviera, la storica pasticceria più rinomata e famosa di Monte Carlo, e gli balenò in testa un'idea brillante.

Rientrò a casa con un sorriso vittorioso, soddisfatto. Come prevedibile, Daphne non si era ancora alzata e casa era esattamente come l'aveva lasciata. Tutte le luci erano spente, ma i raggi del sole iniziavano già ad illuminare il salotto, lasciato in ordine.

Fu incerto se farlo o meno: non entrava nella stanza della ragazza da quando lei si era trasferita. Entrambi erano stati decisamente chiari sul discorso sulla privacy e nessuno dei due aveva più messo piede nella stanza dell'altro. Un po' come due coinquilini, avevano ben delimitato i loro spazi.

D'altronde, per quanto potessero andare d'accordo e chiacchierare piacevolmente, non erano altro che due sconosciuti ed entrambi volevano starsene da soli, quando non erano costretti a stare insieme, e godersi la propria libertà.

Lando comunque cercava di fare conoscenza, di farle domande personali e di instaurare un vero rapporto con Daphne, che forse intimidita dal contesto e dalla loro relazione, era riluttante. Poteva capirla, quella situazione era strana. Quando avevano accettato di iniziare quella relazione, nessuno dei due credeva di incappare in questo genere di rapporto. Non riusciva a credere che fossero amici, perché non lo erano, ma allo stesso tempo non si odiavano, né si amavano. Lando era arrivato alla conclusione che si sopportavano e coesistevano.

ANOTHER LOVE | LANDO NORRISDove le storie prendono vita. Scoprilo ora