ventidue

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Daphne Clifford

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Daphne Clifford



୧‿̩͙ ˖︵ ꕀ⠀ ⟡⠀ ꕀ ︵˖ ‿̩͙୨




Quel martedì l'appartamento era più silenzioso del solito. Daphne aveva passato l'intera mattinata a studiare, consapevole che a giorni avrebbe dovuto sostenere il suo primo esame universitario.

Non era mai stata una persona ansiosa, né aveva mai avuto a che fare seriamente con sentimenti sul generis. Le era capitato di assistere ad attacchi d'ansia solo due volte in tutta la sua vita: la prima volta, quando una sua compagna di classe aveva scoperto di essere stata bocciata.

La seconda volta, invece, si era ritrovata a consolare Conrad dopo un violento ed infuocato litigio con suo padre. Quella era stata l'unica volta che aveva visto suo fratello perdere le staffe, ma non ricordava neanche il motivo, ad essere sincera. Era abbastanza sicura che riguardasse il suo futuro da proprietario della società sportiva, ma non aveva idea di cosa l'avesse realmente portato ad avere un crollo emotivo del genere.

Comunque, lei si riteneva molto fortunata per non aver mai provato sentimenti così distruttivi e spaventosi. Aveva visto con i suoi occhi che tipo di mostro fosse l'ansia, così come il panico, ed era grata di non averci mai avuto niente a che fare.

In quel momento non provava ansia, solo molta paura per il possibile esito. Nella sua testa, il professore l'aveva bocciata già sei volte, le aveva detto che quello non era il percorso fatto per lei e che il suo esame era stato imbarazzante, successivamente ridicolo ed infine pessimo.

Beh, sì, vagava molto con la fantasia.

Uscì dalla sua stanza con passo felpato, con l'intento di andare in cucina e prepararsi qualcosa da mangiare che la tirasse un po' su di morale. Sgrufò in lungo e in largo per tutti gli scaffali ma non trovò altro se non i vomitevoli pasti proteici di Lando e qualche snack integrale, che non poteva decisamente tirarla su di morale.

Sbuffò, tirando su la zip della sua felpa nera, l'unico oggetto che sembrava darle un po' di conforto, nonostante facesse tutto tranne che freddo.

Visto che non era proprio aria per continuare a studiare, avrebbe ficcanasato e dato fastidio al suo coinquilino. Non sentiva accenni di vita da parte sua già da almeno tre ore, forse era una buona idea vedere come stesse.

Bussò alla porta della sua stanza ma nessuno rispose, provò quindi nella piccola stanza che avevano allestito come palestra, ma neanche lì c'era nessuno. Daphne si domandò quindi se non avesse lasciato casa senza neanche avvisarla, ma poi, passando davanti alla camera del simulatore lo sentì.

«Sinistra, destra alla nouvelle chicane...» sussurrava, sembrava quasi stesse ripetendo un movimento meccanico, imparato a memoria.

Daphne aprì lentamente la porta, quasi non volendolo disturbare fino alla fine del giro. Il ragazzo era totalmente immerso nel suo mondo, mentre provava e riprovava la pista su cui avrebbe guidato quel fine settimana. Portava le cuffie ed indossava gli occhiali da vista; ma quella era la prima volta che Daphne glieli vedeva addosso.

ANOTHER LOVE | LANDO NORRISDove le storie prendono vita. Scoprilo ora