14. 𝑳𝒂 𝒎𝒊𝒂 𝒓𝒂𝒈𝒂𝒛𝒛𝒂

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Lunedì 24 Giugno 2024, Roma.

DENISE DE SANTIS'S POV:

Sono appena uscita dall'aula dove il Professor Ricciardi, mio docente di Psicologia del lavoro, riceve gli studenti per svolgere gli esami.
Non è andata male, anzi: ho saputo rispondere a tutte le domande del professore e anche con una certa proprietà di linguaggio.
È vero che ho studiato molto per quest'esame, ma negli ultimi giorni non avevo avuto modo di ripassare.
Mi ero ripromessa che avrei sfruttato ogni momento buono durante il viaggio in Germania per rileggere gli appunti, ma il ciclone Benedetta mi ha trasportata in un vortice di caos che mi ha reso impossibile lo studio.
Spero di prendere almeno ventisei, per mantenere una buona media.
Mi avvio verso l'uscita dell'ateneo.
Di solito, dopo ogni esame, mi reco nella libreria vicina per comprare qualcosa da leggere.
La lettura è uno dei miei hobby preferiti.
L'unico handicap è che riesco a godermi i miei libri soltanto quando non sono nel bel mezzo di una sessione universitaria.
Durante le sessioni, il sol pensiero di leggere un libro mi fa venire il mal di testa.
Mal di testa che, per inciso, già ho per lo studio.

Dopo aver superato matricole ansiose e professori nel bel mezzo della pausa caffè, riesco finalmente a scendere gli scalini presenti all'entrata dell'università.
La luce del sole oggi sembra essere particolarmente intensa, e mi maledico per non aver messo la crema solare.
Ho una paura assurda delle malattie della pelle, e cerco sempre di non uscire nelle ore più calde del giorno.
Forse sono un po' ipocondriaca.
Comunque, mi accorgo immediatamente che la libreria è chiusa, perché ha la serranda abbassata e un foglio di carta è attaccato con lo scotch sopra di essa.
Mi avvicino per leggere cosa ci sia scritto sopra.

«Chiuso per lutto fino al 26/06/2024.
Ci scusiamo per il disagio.»,
leggo ad alta voce.
Mia mamma conosce la proprietaria, perché sono andate a scuola insieme.
Non so chi sia venuto a mancare.
Mi dispiace per la famiglia della donna.
So cosa si prova quando si ha un lutto importante: la morte di nonna Clelia è ancora una ferita aperta per la sottoscritta.
Nonostante l'esame andato bene, un senso di tristezza improvviso mi pervade.
Ma va via presto, quando qualcuno alle mie spalle urla «SORPRESA!», e mi abbraccia da dietro.

«MYA?»,
urlo.

«In carne ed ossa!»

Abbraccio la mia migliore amica, stupita di vederla.
Mya studia in Canada: torna in Italia soltanto nei periodi festivi.
Non ho idea del perché sia qui, ma ne sono felice.

«La mia ragazza è tornata!»,
le faccio, incredula.
Lei sorride a ventiquattro denti.

«La tua ragazza aveva programmato da un po' di tornare in Italia per una settimana a Giugno, solo che non te l'ha detto prima per farti una sorpresa.
Ieri mi hai fatto cinque vocali in cui mi parlavi dell'esame, e non c'ho messo nulla a capire a che ora ti avrei trovata fuori dall'uni!»,
spiega.
È bella come non mai.
L'abbronzatura fa risaltare i suoi occhi chiari, azzurro cielo, e valorizza i boccoli biondi che le incorniciano il viso.

«Ti adoro!»,
le dico.

«Ma dimmi dell'esame, com'è andato?»

«Bene, penso di cavarmela con un venticinque.»

«Ma che venticinque, minimo trenta te lo mette.
Ci scappa pure la lode, magari.»

Mya crede in me più di quanto non l'abbia mai fatto io.
Detesto ammetterlo, ma quando la tempesto di messaggi per raccontarle delle mie vicissitudini universitarie e delle ansie per gli esami, e lei mi risponde che andrà tutto bene e che ne uscirò vittoriosa, ha sempre ragione.
Ma in fondo, gli amici non servono proprio a ricordarci chi siamo?
Lei è una di quelle amiche insostituibili, un po' come lo era Riccardo.
Non posso vivere senza Mya, e sono certa che per lei sia lo stesso.
Dicevo la stessa cosa anche di Riccardo, ma poi sono stata costretta ad imparare a vivere senza di lui.
Ma con Mya non succederà, ne sono sicura.

❥ 𝑻𝑰 𝑹𝑰𝑪𝑶𝑹𝑫𝑰 𝑫𝑰 𝑴𝑬? || Riccardo Calafiori Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora