41. 𝑷𝒂𝒖𝒓𝒂

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⚠️ (Nb. È Luglio 2025, e il protagonista decide di ripensare agli accadimenti degli ultimi mesi.
Nel capitolo che state per leggere, ripercorrerà gli avvenimenti di Sabato 31 Maggio 2025 e il giorno seguente.) ⚠️

RICCARDO CALAFIORI'S POV:

Ogni tanto mi capitava di ripensare a quando avevo confessato a Denise di amarla.
Ne avevamo fatta di strada, da allora.
Era successo per caso, quasi per sbaglio.
L'avevo vista essere travolta dal dolore, e cercare di scacciarlo con una sigaretta tra le dita.
Non sopportavo di vederla fumare.
Dall'inizio della nostra relazione, in realtà, lo aveva fatto pochissime volte.
Era rimasta incinta quasi subito del resto, e con nostra figlia in grembo, non lo avrebbe mai fatto.
Mi chiesi, da ignorante in materia, se l'aver iniziato a fumare avesse inciso nell'avanzata della malattia.
Mi ricordai che lei mi aveva detto di aver iniziato a fumare nel periodo in cui io avevo lasciato Roma e sua nonna era morta.
L'ansia non mi dava tregua, a tal punto che iniziai ad incolparmi per essermene andato in un momento così difficile della vita di Denise.

L'infermiere romanista con cui avevo parlato mi aveva detto che verso le dieci avrei potuto far visita a Denise, nel reparto semi-intensivo, e sarei stato accolto dal primario di Pneuomologia.
Mentre aspettavo che arrivasse l'ora di andare da lei, avevo fatto delle ricerche sulla fibrosi cistica.
Quasi tutti i siti dicevano la stessa cosa:
si trattava di una malattia genetica che interessava l'apparato respiratorio e digerente.
In verità, dopo aver letto qualcosa, decisi di lasciar perdere, visto che non ne potevo più.
Mi era chiaro che quella malattia non le avrebbe reso la vita facile, ma anche che ci si poteva convivere, soprattutto se questa si manifestava in età adulta.
Da quello che avevo capito, la fibrosi atipica era una rarità assoluta, e rientrava tra le forme di fibrosi meno aggressive.
Ma sempre di una malattia genetica grave si parlava, e io non avevo ancora potuto vedere Denise.
Guardarla negli occhi era l'unica cosa che desideravo.
Continuavo ad essere arrabbiato per essere stato escluso ancora una volta da una parte della sua vita, ma quella rabbia spariva se pensavo a quanto poteva aver sofferto Denise durante la crisi respiratoria.
"Avrà avuto i suoi motivi per non dirmelo, forse.", era la conclusione alla quale ero giunto verso le sette e mezza del mattino, dopo averci rimuginato per due ore.
La verità era che, per quanto ci fossi rimasto male, volevo solo riabbracciarla e dirle che sarebbe andato tutto bene.
Denise era ipocondriaca, e una cosa del genere l'avrebbe segnata nel profondo.
Era come se il suo più grande incubo fosse diventato realtà.
Pensai che non appena sarebbe uscita dall'ospedale l'avrei portata nella sua biblioteca del cuore, e le avrei fatto scegliere un libro che le avrebbe fatto compagnia durante la convalescenza.
Sarebbe stato sicuramente un saggio di psicologia, come piaceva a lei.
Aveva trascorso gli ultimi mesi della gravidanza a leggerne a palate, e ogni tanto me ne parlava, con gli occhi che le brillavano.
No, nonostante tutto, io quegli occhi li volevo rivedere brillare.
Quel pensiero mi spinse a resistere fino alle dieci in sala d'attesa.
Solo grazie ai quattro caffè che avevo bevuto ero riuscito a rimanere in piedi.
L'ansia mi teneva sveglio, ma quando non dormi da più di ventiquattr'ore, non c'è agitazione che tenga.
Mi facevano male le gambe per il tempo trascorso in piedi, a camminare su e giù per i corridoi, ma anche per la finale di Champions contro i campioni del Real, che mi aveva provato fisicamente.

Erano le dieci e dieci e nessuno si era ancora fatto vivo.
Mi era stato detto che il primario sarebbe venuto a parlare con me, ma un primario di Pneumologia ha sicuramente di meglio da fare.
Perciò, mi convinsi che sarei dovuto andare a cercarlo io, anche perché il tempo passava e rischiavo di non poter vedere Denise.
Parlai con tre infermiere di passaggio, che mi indicarono lo studio del Professore, dove mi diressi.
Bussai, e quasi subito venne ad aprirmi la sua segretaria.
Non ero il solo ad attendere di parlare con il dottore.

❥ 𝑻𝑰 𝑹𝑰𝑪𝑶𝑹𝑫𝑰 𝑫𝑰 𝑴𝑬? || Riccardo Calafiori Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora