Capitolo Cinque.

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"Ogni difficoltà su cui si sorvola diventa un fantasma che turberà i nostri sonni."
Fryderyk Franciszek Chopin

Arya

Quando arrivava, di preciso, il momento in cui, il mondo ti crollava completamente addosso?

Io non ero una persona che capiva con le buone maniere. Io, dovevo sbatterci la testa così tante volte, da avere un'emotiva commozione cerebrale.

Il mondo, per me, si divideva in due categorie: bastardi senza cervello e bastardi intelligenti.

Lo dovevo ammettere, forse vedevo in bianco e nero, senza dar troppo peso a quello che si trovava nel mezzo.

Le persone, però, non aiutavano a smantellare i miei punti di vista.

Ed inevitabilmente, io ero l'unica che finiva a pezzettini, nonostante me lo aspettassi e ne fossi consapevole.

Ero ingenua, forse. Un po' infantile, anche.

Avevo ventisette anni ma era come se io non fossi mai maturata.

Mi sentivo bloccata nel periodo post-adolescenziale.

Un po' come se fossi appostata su un marciapiede di Piccadilly Circus e le altre persone, attorno a me, si muovessero frenetiche, non lasciandosi minimamente scalfire dalle luci accecanti delle insegne e dai grossi cartelloni pubblicitari.

Io li guardavo e, sopraffatta dai bombardamenti di immagini veloci e scritte create ad hoc, io restavo immobile.

Come in stand-by.


Aprii gli occhi, sollevata dalla consapevolezza che fosse Domenica: il mio giorno libero.

Solitamente lo passavo a rigirarmi tra le lenzuola, sognando ad occhi aperti.

Ma quel giorno, l'aria attorno a me, era più diversa del solito.

L'avevo intuito dallo sguardo interdetto di Cameron.

Mi guardava, sorseggiando del caffè, in trepidante attesa di rivolgermi la parola.

Lei sapeva benissimo che, senza la mia prima dose di caffeina o teina, non mi si doveva rivolgere neanche uno sbuffo.

"Parla." Soffiai, finalmente.

Cameron posò la tazza sul tavolo, "Siediti." Mi intimò, senza perdersi d'animo.

Feci come mi aveva detto e presi posto di fronte a lei.

"Ci hanno proposto un lavoro. Solo per questa sera."

"Cam, no..."

"Aspetta, fammi parlare" M'interruppe, "Si parla di millecinquecento bigliettoni. Solo per una notte."

Sgranai gli occhi, boccheggiando. "Sul serio?"

La rossa, si rilassò sulla sedia. "E non dovremmo fare altro che servire dei fottuti ricconi, indossando delle maschere."

"Ma ad Halloween mancano ancora un paio di settimane..." Confusa, la guardai in cerca di ulteriori delucidazioni.

"Neanche io so esattamente perché, ma parliamo di un sacco di soldi e per giunta, nessuno ci riconoscerà"

In effetti, stavo già pregustando l'idea di essere in possesso di quella cifra esorbitante, ma. C'era sempre un ma.

Una notte soltanto, per quel prezzo.

Mi puzzava.

"E, cosa importante, il dress code della serata è il bianco"

Il mio piccolo armadio, era pieno di vestiti del mio colore preferito.

Alba Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora