Capitolo Dieci.

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"Chi striscia sulla terra non è esposto a cadere tanto facilmente come chi sale sulle cime delle montagne."
Søren Aabye Kierkegaard

Arya

Si poteva ragionare per paradossi.

Era certo, però, che questi funzionassero solo per un breve tempo.

E sapevo, che tutto il flusso paradossale di pensieri che stavo elaborando, sarebbero serviti a poco.

Da un lato, pensavo alla paura che riusciva a incutere, e dall'altro, fremevo dalla voglia di sentirlo di nuovo.

Lui, che aveva ucciso un uomo perché mi aveva toccata.

Lui, che mi aveva salvata dal solito maniaco di turno.

Lui, che mi aveva toccata, senza il mio consenso.

Lui, che sapeva sempre cosa dire, e cosa fare.

Lui, per me, rappresentava un paradosso.

Un paradosso dalla quale, mi sarei fatta tranquillamente risucchiare, finendo in una voragine senza spazio, né tempo.

E a me, andava bene così.

Dopo aver sceso le scale, mi ritrovai nel suo solito buio.

Sentivo odore di muffa, di stantio.

Ad occhio e croce, appurai fossi in un seminterrato.

Avanzando alla cieca, e seguendo l'istinto, svoltai a sinistra.

Una piccola finestra, illuminava fiocamente un grande specchio.

La luce della Luna, penetrava nella superficie, spingendomi ad avanzare verso di essa.

Scorsi il mio riflesso sfatto, desiderando farlo in mille pezzi.

Non mi ero mai piaciuta, e odiavo quello che, i miei occhi, erano costretti a vedere tutti i giorni.

Le spalle larghe e molli, le cicatrici sulle braccia che avevo da quando ero un'adolescente ancora in fasce.

L'unico pensiero che mi rincuorava era il vestito, che copriva gran parte del mio corpo.

"Sei bellissima, Arya"

Mi voltai di scatto, scorgendo una sagoma.

Come sempre, il suo volto era coperto.

Ma riuscii, almeno per quella volta, a mettere a fuoco il suo, di corpo.

Era alto e slanciato, come... Aaron.

Era lui?

"L'ho fatto mettere di proposito" Esalò, marciando a passo cadenzato, verso di me.

"Cosa?" Era inevitabile, cadere nelle sue parole.

Mi stregava, mi rubava quel po' di anima che avevo.

"Lo specchio," Si fermò alle mie spalle, "Guardati. Guardaci." Spostai riluttante lo sguardo, guardando dritto sulla superficie riflettente.

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