Capitolo Tredici.

92 10 0
                                    

"Forse vi sono momentini minuscolini di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza".
Totò a Oriana fallaci

Arya

L'amore cos'era, se non un accoppiamento di endorfine?
L'amore cos'era, se non una lotta alla sopravvivenza?
Così come ci nutrivamo di cibo, il nostro corpo aveva bisogno della sua dose di bei neurotrasmettitori.
Semplici ormoni che isolavano il dolore, rendendolo un semplice e inutile sentimento illusorio.
Sapevo quanto l'amore fosse elementare e infantile, eppure lo desideravo ardentemente.
Aaron guardava Cameron come se da lei dipendesse il resto della sua patetica vita. E Cameron guardava Aaron come se lui potesse tirarla fuori dalla sua mediocrità.
Alba brillava nel buio della notte. Le insegne al neon creavano un fascio di luci sull'asfalto bagnato e carico di pioggia.
Le macchine sfrecciavano incuranti, facendo girare i motori e creando una scia rumorosa sotto le ruote.
Angelo, il buttafuori che era stato rimproverato da Martha il giorno prima, mi aprì le porte.
Feci il mio ingresso, sentendo le spalle irrigidirsi al brusco cambio di temperatura.
Un bel tepore mi invase, facendomi venire un principio di sonnolenza.
Il club era bello, non come il vecchio posto in cui lavoravo. Ma c'era da ammettere che lui mi mancava. Non lo vedevo dalla notte di Halloween, e se da un lato ne ero sollevata, dall'altro... un senso di vuoto. Come se mi trovassi al limite di un burrone profondo, e il vento forte mi sospingesse ad arrendermi al fato. Come un vuoto che solo lui poteva colmare. E ammetterlo mi costava una fatica immane.
Dietro il palco, c'erano tutti.
Dall'altro lato si sentiva della musica leggera, che faceva distendere i nervi, e il rumore di bicchieri di cristallo pregiato che tintinnavano tra di loro.
Andres fu il primo a notare la mia presenza, e con la sua solita cartellina nella mano sinistra, si fece spazio tra la piccola folla che si era creata. Sembravano fossero tutti in visibilio.
"Piccolo angioletto," mi chiamò, sorridendomi, "Sei in largo anticipo"
Annuii con il capo, "Lo so, ma non avevo nulla da fare"
L'espressione del mio manager si rabbuiò, "Beh unisciti a noi, allora."
Micaela, con i suoi capelli fosforescenti, provava a tenere a bada le strilla concitate delle sue colleghe, "Ragazze, tranquille. Ci sarà, ve lo assicuro!"
Ma la "svizzerina" sembrò contrariata, "Ho qualche dubbio. Ha detto che era impegnato."
"Lydia, hai rotto con il tuo solito pessimismo del cazzo"  sputò Micaela, sbuffando.
Lydia la guardò come se la volesse strangolare. Beh, in realtà aveva sempre quell'espressione sul viso. Sembrava perennemente in procinto di scattare se qualcuno le avesse detto anche solo una parola sbagliata. Non la invidiavo per niente. Vivere in quel modo era un vero e proprio incubo.
I loro sguardi si posarono su di me, Sasha fu l'unica a regalarmi un sorriso e ad avvicinarsi, "Stasera Aaron da una festa, verrai anche tu?"
Lydia sbuffò pesantemente, "Cazzo, Sasha, dovevi per forza?"
Le rifilai un'occhiataccia, spostando poi l'attenzione sulla bionda, "Devo lavorare... Ed anche voi, o mi sbaglio?"
Sasha scosse il capo con un cipiglio divertito, come se avessi detto un'assurdità, "Stacchiamo presto, ed anche tu. Al boss piace festeggiare con largo anticipo."
"Festeggiare...?"
Sasha alzò gli occhi al cielo, "La prossima settimana è il compleanno di Aaron, ma a lui piace dare sempre festa. Quindi ogni pretesto è buono."
Strabuzzai gli occhi, confusa e sorpresa. Sulla fronte avevo sicuramente spiaccicato un grosso punto interrogativo.
Lydia e Micaela ridacchiarono fra loro, come se avessero davanti una bambina alle prese con le tabelline.
"Aaron tiene molto al suo compleanno, quindi..." e lasciò la frase in sospeso, facendomi confondere maggiormente.
"Dove si terrà la festa?"
"A Dockland"
"E cosa c'è lì?"
"Lo yacht di Aaron."
Cameron sarebbe venuta? Ma certo, quei due erano diventati inseparabili ormai.
Un macigno iniziò a posarsi sulla bocca dello stomaco, facendomi distorcere le labbra in un'espressione tutt'altro che piacevole. "Va bene. A che ora dobbiamo stare lì?"

Alba Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora