Capitolo Otto.

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"La mia 'paura' [...] è la mia essenza, e probabilmente la parte migliore di me stesso."
Franz Kafka

Arya

Segreti.

La vita stessa, era dominata e circondata da segreti.

Io ne avevo. Forse più di uno.

Per fortuna, non erano così eclatanti da scombinare tutto.

Ma, ero sicura, che tutte le persone che conoscevo, avevano qualcosa da nascondere.

Gli scheletri nell'armadio abbondavano.

E quello che era successo nelle ultime settimane, mi aveva fatta sprofondare in un mare di cose non dette.

Segreti e bugie.

Non potevo, non dovevo farne parola con nessuno.

Un po' per proteggere la mia pace, ed un po' perché, volevo custodire gelosamente qualcosa che, alla fine dei conti, avrebbe generato un caos tale da spazzare via tutte le mie futili certezze.

Il mio stalker, era lo stesso uomo che veniva a trovarmi al Wood Era.

Probabilmente, era lui anche tutte le altre volte.

E sapeva perfettamente quali punti torcere a suo piacimento.

Sapeva tutto di me.

Era il mio incubo, dalla quale non volevo scappare.

Era il mio incubo, con tutti i segreti che si era cucito addosso.

Io gli appartenevo, e lui apparteneva alle mie paure più recondite.

"Domani è Halloween" Sentenziò Cameron, rigirandosi tra le mani una piccola zucca vuota.

"E quindi?"

Lei mi guardò come se mi fossero spuntate improvvisamente tre teste. "Lo sai perfettamente"

Halloween era sempre stata la nostra festa preferita.

Però, in quel momento, non me la sentivo di zoppicare in giro per la città.

Soprattutto, non volevo che lei vedesse.

"Vatti a preparare. Usciremo tra un quarto d'ora" Dichiarò, increspando lo sguardo in un'espressione concentrata, affettando con un coltello da cucina la povera zucca.

"No, Cam... Non ce n'è bisogno. Riciclerò un vestito che ho già nell'armadio." Tentai di svincolarmi, utilizzando una banalissima scusa.

Cameron distolse finalmente l'attenzione dal frutto, assottigliando lo sguardo. "Sei sempre stata più felice di me con i preparativi per Halloween... Tutto bene, Arya? C'è qualcosa che devi dirmi?"

Non le si poteva nascondere nulla.

"E va bene. Vado a prepararmi!" L'accontentai, per non generare ulteriori sospetti.

Cameron era brava ad ottenere qualcosa, anche a costo di raggirarti come una bambola di pezza.

Sapeva che parole utilizzare, per farti dire esattamente ciò che voleva tu dicessi.

Era la mia migliore amica anche per questo: era intelligente oltre la media. Se non di più.

"Che ne dici di questo?"

Eravamo in un negozio vintage, addobbato con festoni, scheletri e finte ragnatele.

Dagli altoparlanti fuoriusciva una musica rock anni settanta.

Cameron ed io, intanto, stavamo passando in rassegna tutti i vestiti messi in bella mostra, indecise come sempre.

Per fortuna, camminando sul dolore, non avevo destato sospetti.

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